Democrazia e Istituzioni

Sistemi elettorali (Italia)

da "DIGESTO delle Discipline Pubblicistiche" - UTET Giuridica

 Matteo Cosulich
con la collaborazione di
Raffaele Bifulco - Alfonso Celotto - Marco Olivetti

 

La redazione della presente voce per un’enciclopedia giuridica richiede preliminarmente di definire la nozione di sistema elettorale, in termini appunto giuridici. Tale definizione presenta due difficolta`: la prima, dovuta alle diverse latitudini di significato con le quali si utilizza la locuzione “sistema elettorale”; la seconda, riassumibile nella circostanza che il sistema elettorale puo` essere
esaminato non soltanto in una prospettiva giuridica, ma anche dall’angolo visuale del politologo e da un punto di vista matematico-statistico.

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Le istituzioni come proprietà privata

Giovanni Bianchi
intervento pubblicato su: Circoli Dossetti
analisi sociale e formazione politica

1 Febbraio 2011


Nel nostro Paese, dove il senso dello Stato ha sempre avuto la forma di merce rara, l'impatto con la cultura padronale del Cavaliere di Arcore è stato devastante


Nel corso degli anni Ottanta hanno preso a diffondersi una serie di dottrine politiche, filosofiche ed economiche ispirate al modello del cosiddetto “Stato minimo”. Reaganomics e Thatcherismo ne hanno rappresentato la concreta applicazione in termini di programmi di governo. Il quadro di riferimento teorico essenziale faceva leva su due capisaldi: il liberismo economico di M. Friedman e il libertarismo filosofico di Robert Nozick. All’interno di quella cornice, l’intervento dello Stato nelle pratiche economiche e sociali era considerato invasivo, e quindi economicamente e filosoficamente ingiustificato. L’idea era che, stante il complesso di diritti individuali di cui gode ciascun individuo, a cominciare dal titolo valido sui beni prodotto del proprio lavoro e in proprio possesso, qualsiasi intervento dello stato orientato alla produzione di beni e servizi pubblici (con la sola esclusione di Tribunali, Polizia, Difesa) non può che rappresentare un indebito sconfinamento nella sfera di autonomia dell’individuo, ovvero una violazione della sua libertà negativa, intesa come assenza di interferenze generate dall’esterno. Non dobbiamo peraltro dimenticare che proprio queste dottrine, o meglio il loro portato in termini di pratiche (a cominciare dalla liberalizzazione incondizionata dei flussi di capitale), sono alla base di quel Washington Consensus che ha rappresentato l’elemento regolatore della globalizzazione economica dagli inizi degli anni Novanta fino all’attuale crisi economico-finanziaria.

Cosa c’entra tutto questo con il nostro Paese? Beh, c’entra molto, perché se è vero che il berlusconismo è una degenerazione al solito buffonesca e tragica del reaganismo, è altrettanto vero che nel nostro Paese, dove il senso dello Stato ha sempre avuto la forma di merce rara, l’impatto con la cultura padronale del Cavaliere di Arcore è stato devastante.

In effetti, in un Paese in cui lo Stato viene considerato come un’idea astratta, e la roba di tutti viene giudicata essenzialmente roba di nessuno, e alle istituzioni si obbedisce per paure e non per convinzione, diventa più semplice di volta in volta cercare i favori di un Cavaliere, di un Eccellenza, di un Monsignore, insomma di un Padrone piuttosto che esigere i propri diritti come dovrebbe accadere in uno Stato, appunto, di diritto.

Con Berlusconi, ovvero con il padrone più padrone di tutti, si è registrata una degenerazione senza precedenti: quella, ad esempio, per cui un Prefetto di Milano già noto per incompetenza e servilismo, persecutore di rom e di clandestini per le finalità elettorali del partito del Padrone, riceve ossequiosamente una signorina brasiliana di facili costumi, compagna di un individuo ben noto alla Narcotici, perché latrice di una presentazione del Padrone. Quella per cui poliziotti e carabinieri sono costretti a fare da chaperon alle giovani prostitute d’alto bordo che rallegrano le notti del Presidente. Quella per cui la tragedia del terremoto abruzzese diventa un’occasione di affari per gli amici del Presidente grazie ad una stretta alleanza con un capo della Protezione civile con il complesso del messia e con il culto nemmeno troppo discreto dei buon affari. Quello per cui la stessa Protezione civile viene utilizzata sistematicamente come braccio secolare per emergenze che tali non sono, ma serve a meraviglia classificare come tali per poter saltare le procedure di legge e fare –una volta di più-  buoni affari.

Insomma, il berlusconismo nella sua fase –si spera- terminale equivale alla distruzione dello Stato di diritto, delle sue procedure, delle sue garanzie.

Motivo in più per disfarcene il prima possibile.

LA CRITICA

Invito di Agire Politicamente: I cattolici PDL riflettano

mercoledì 26 gennaio 2011

Sul caso Ruby, “Agire politicamente” (il coordinamento di cattolici democratici che fa riferimento a Lino Prenna) chiede “chiarezza” e un gesto di “coraggio” ai moderati del Pdl, che nei giorni scorsi avevano scritto una lettera di solidarietà al premier Silvio Berlusconi. Al di là dell’aspetto giudiziario, “Agire politicamente” ritiene il capo del governo “non degno di rimanere alla guida del Paese”. Da qui l’invito ai cattolici del Pdl a “riconoscere” gli errori politici del presidente del Consiglio e a distaccarsene.

Gerarchie timide, esplode la protesta della «base»

di Luca Kocci

da Il Manifesto

27 gennaio 2011

 

Contro Berlusconi ma anche contro le gerarchie ecclesiastiche, troppo timide nel denunciare le malefatte del premier. Dopo il cardinal Bertone, il papa e, ultimo in ordine di apparizione, il cardinal Bagnasco, credenti, riviste cattoliche e associazioni ecclesiali alzano la voce contro il “satrapo di Arcore” con un volume più alto e parole più nette di quelle che, nei giorni scorsi, si sono comunque levate dalle ovattate stanze vaticane e curiali.

Famiglia Cristiana esce oggi in edicola con 4 pagine di lettere di lettori “arrabbiati”. “Come può la Chiesa sostenere un corruttore che disattende le posizioni evangeliche sui migranti, si allea coi peggiori governi del mondo, partecipa alle giornate per la famiglia e poi è accusato di orge e festini?”, chiede Mario Q. Aggiunge Fausto A.: “Cosa deve ancora succedere perché la Chiesa prenda una posizione più netta?”. “Il mondo cattolico ha reagito compatto più che in passato”, risponde il direttore del settimanale, don Antonio Sciortino, ma una parte “fatica ad aprire gli occhi” e ancora “tace sul rispetto delle istituzioni e sulla chiarezza da fare nelle sedi competenti”. Ovvero non dice chiaramente che Berlusconi deve dimettersi e andare dai giudici. E il teologo gesuita Felice Scalia, nell’editoriale sul settimanale cattolico progressista Adista che uscirà lunedì prossimo, parla di “abiura della profezia” da parte della Chiesa e se la prende con “l’eccessiva prudenza” delle gerarchie, simile alla “connivenza”, e con la riduzione “ad una questione di morale personale poco degna di un uomo pubblico”. Il nodo vero, aggiunge, è che “la vita privata del Cavaliere è stata ed è modello di corruzione della nazione intera, la sua sfrenatezza è la conseguenza di una concezione di vita basata sul potere ed il denaro, l’etica sessuale è intimamente connessa con una ideologia dove tutto è in vendita” e “l  e leggi del mercato sono la Legge”: e tutto ciò “stride con la fede cristiana, da tempo”.

Durissimi con Berlusconi e con Bagnasco, che “sussurra parole generiche invece di esprimere una vera denuncia”, il movimento Noi Siamo Chiesa e le Comunità di base italiane. Ma si associa anche la presidenza nazionale del Meic, il moderatissimo Movimento ecclesiale di impegno culturale dell’Azione cattolica, la più importante associazione cattolica del Paese. “Il Movimento – si legge nella nota – manifesta sgomento per i molti episodi che emergono dall'inchiesta della Procura milanese e che esprimono un'abissale distanza dalle tradizioni e dalla prassi democratica” e “sottolinea l’amara perplessità suscitata dalle notizie sullo stile di vita di colui che, rappresentando le Istituzioni pubbliche al massimo livello, dovrebbe avere a cuore una condotta irreprensibile a presidio delle esigenze dell’etica pubblica e della credibilità internazionale del Paese”. E il coordinamento di cattolici democratici Agire Politicamente: da un lato “si chiede ai cittadini di attendere il processo”, intanto “il presunto colpevole, mobilitando una schiera di avvocati di fiducia pluri-esperti in rinvii ed insabbiamenti, rifiuta di presentarsi ai giudici”. La sentenza, forse, non arriverà mai, ma è evidente fin da ora “che un così fatto individuo non è degno di rimanere alla guida del Paese”, e gli stessi cattolici del Pdl dovrebbero “chiedere a questo ormai squalificato personaggio di mettersi da parte”.

“Non possiamo più barattare un sostegno alla nostra presenza cristiana nella società italiana in cambio del silenzio di fronte all'arrogante degrado del potere istituzionale”, scrive don Nandino Capovilla, coordinatore nazione di Pax Christi, in una lettera ad Avvenire che però il quotidiano dei vescovi ha preferito non pubblicare. “Il presidente del consiglio potrà continuare ad andare orgoglioso del suo stile di vita, ma se noi pastori l'approviamo diventiamo responsabili di una degenerazione morale dalle conseguenze  incalcolabili” che riguarda “il valore della persona umana, il rispetto della donna, l'educazione alla legalità”. Non lo approva sicuramente don Aldo Antonelli, parroco abruzzese di Antrosano (Aq), che domenica non celebrerà la messa contro “il degrado della politica” e il “silenzio mafioso” della Chiesa.

La potenza della rendita nelle città e nelle imprese

Lezione del ciclo: "LE RELAZIONI DI POTERE NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA"

Bologna

Mercoledì 2 Febbraio 2011 - ore 21
Convento di San Domenico - Piazza San Domenico 13 - Bologna

Quelle repubbliche dove si è mantenuto il vivere politico ed incorrotto, non sopportono che alcuno loro cittadino né sia né viva a uso di gentiluomo, anzi mantengono intra loro una pari equalità, ed a quelli signori e gentiluomini che sono in quella provincia sono inimicissimi, e se per caso alcuni pervengono loro nelle mani, come principii di corruttele e cagione d'ogni scandolo, gli ammazzono. E per chiarire questo nome di gentiluomini quale e' sia, dico che gentiluomini sono chiamati quelli che oziosi vivono delle rendite delle loro possessioni abbondantemente, sanza avere cura alcuna o di coltivazione o di altra necessaria fatica a vivere . Questi talisono perniziosi in ogni republica ed in ogni provincia; ma più perniziosi sono quelli che oltre al le predette fortune comandano a castella, ed hanno sudditi che ubbidiscono a loro.

Machiavelli – Discorsi sulla prima Deca di Tito Livio

Il tema è esposto da:

  • Dott. Luca Dondi dall’Orologio - Economista presso Nomisma
  • Prof. Giuseppe Torluccio - Docente di Economia degli Intermediari Finanziari
  • Arch. Pierluigi Costa - Vice-sindaco di Monte San Pietro
Il ciclo di lezioni è organizzata da

Istituto De Gasperi Emilia-Romagna

nel cui sito si possono reperire tutti i materiali degli incontri

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Vittime e carnefici

 

Vincenzo Ortolina

Coordinatore A.P. per la Lombardia

25 Gennaio 2011

La frase più significativa del noto intervento di Bagnasco, per i berlusconiani di tutte le risme, sembra essere, "ovviamente" (?), quella riferita all'"ingente mole di strumenti di indagine" utilizzata dalla magistratura. Affermazione obiettivamente un po' fuori luogo, che fa supporre, secondo taluni, l'intenzione del vertice della CEI di dare, come si suol dire, un colpo al cerchio e uno alla botte. Anche se, in realtà, il giudizio sui comportamenti del premier (e chi, se non lui, pur non citato direttamente?) è nettissimo, come pure l'invito a fare chiarezza "nelle sedi opportune". Quello che non convince è quando la Chiesa (non soltanto nella presente occasione) auspica, sostanzialmente, una sorta di "pacificazione" nazionale, dando l'impressione di non rendersi conto che ciò è del tutto impossibile, se Berlusconi non se ne va. Nella situazione data, sono infatti immaginabili altri anni di governo "tranquillo" (magari non pochi, nel caso si andasse a elezioni anticipate e costui rivincesse, nonostante tutto, anche grazie a una legge elettorale nefanda) sotto la guida di costui? Ed è questo, davvero, l'interesse del paese? Ogni persona "saggia" (a partire dagli uomini di Chiesa) non può non comprendere che no, non può essere. Più in generale, sulle note vicende, mi sorprende l’atteggiamento di “Comunione e Liberazione” (CL). O meglio, di CL quando indossa (e lo fa spesso) i panni della politica, dismettendo quelli di “movimento ecclesiale”. Le ultime apparizioni in TV dei loro massimi esponenti, sul tema, le ho trovate semplicemente penose. Qualche sera fa, al TG 3 della notte, a rappresentare di fatto la “maggioranza” c’erano Paolo Liguori, l’ex sessantottino ora estremista berlusconiano ” (che, com’è sua abitudine, è parso molto arrogante, impedendo quasi ai suoi interlocutori, di parlare), e Luigi Amicone, il direttore del mensile “ideologico” del gruppo. I due hanno, innanzitutto, ripetuto il “refrain” del centrodestra: giudici carnefici, Berlusconi vittima. L’ex “lottacontinuista” in particolare ha così attaccato con veemenza la Boccassini, la quale proprio in questi giorni, guarda caso, è nel mirino dei quotidiani “di famiglia” (e sappiamo come si muovono, questi!). Nel merito, le tesi, anche un po’ alternative, sono state: in casa sua ciascuno fa ciò che vuole. La magistratura non osi “origliare” (neppure se si commettono “reati”, a parte i “peccati”, che non le competono?). Ad Arcore, e “dépendances”, comunque, non è accaduto nulla di grave. Sono montature dei “media”. E, in ogni caso, anche se fossero vere le accuse al premier, da “cristiani” (lo ha affermato persino Formigoni, scomodando inopportunamente il Vangelo) dobbiamo semplicemente ricordarci la frase di Gesù a riguardo dell’adultera: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” (Giovanni, 8, 7). Consequenziale, a questo punto, il rimando di altri cattolici non soggiogati da Berlusconi a un’altra, tremenda frase del Vangelo “E’ inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. E’ meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli” (Luca17, 1, 2). In conclusione, Liguori e Amigone meglio persino dei Cicchitto, dei Capezzone, dei Gasparri e compagnia cantante, nella difesa del capo del governo. E, soprattutto, apparentemente non consapevoli che, per il mondo cattolico più sensibile, non contano tanto i singoli episodi di cui si sta parlando, ma il complessivo clima “etico” (negativo) prodotto dal berlusconismo. Questi, dunque, sono i “ciellini” che fanno politica. E’ in ragione di ciò che, da cattolico democratico, non li amo, se posso dirlo pubblicamente.