L’Italia non è Italia se non ci sono i cattolici

  Bartolo Ciccardini
dal n°4 di "Camaldoli"
 20 Gennaio 2011

Questo nostro periodico on-line si era proposto tra i suoi obiettivi quello di tenere vivo un dialogo fra i cattolici impegnati in politica, anche se schierati su diversi fronti e a questo compito abbiamo adempiuto sia riportando le aspirazioni di unità provenienti dalle diaspore, sia valutando attentamente il contributo democratico cristiano che vi era nell’azione politica, anche se praticata, in soggetti politici diversi. Per poter far questo abbiamo scelto deliberatamente di non parlare del Presidente del Consiglio, i giudizi a proposito del quale sono così divergenti, da essere un ostacolo e non un incentivo ad un fruttuoso dialogo.

Questo nostro proposito si trova di fronte ad una dolorosa impossibilità di conciliare l’inconciliabile. Nella valutazione degli ultimi avvenimenti, nella quale di proposito non vogliamo entrare, dobbiamo constatare con dolore che viene violata la priorità dei valori morali a cui ci si deve attenere in ogni situazione. Abbiamo visto  che nella tesi sostenuta da molti cattolici schierati dalla parte del Premier, la tesi del complotto (che ha pur tuttavia alcune giustificazioni nella sovrabbondante attività della magistratura) passare in primo ordine rispetto alla sacra inviolabilità della persona umana che risulta oppressa, in molti avvenimenti di cui si discute, mentre dovrebbe essere sempre e comunque al primo posto della graduatoria dei valori cristiani.

Qualcosa del genere era successo anche nella mancata difesa del Direttore dell’Avvenire, dove la preoccupazione politica aveva fatto premio sulla prima e necessaria difesa del valore della persona umana. Fortunatamente in questa occasione la presa di posizione delle principali fonti di informazione cattolica non ha alcun dubbio nel riaffermare: “non licet”. Tuttavia non si può constatare con dolore e timore che l’accorata e leale difesa da parte di esponenti cattolici della maggioranza, crea una grave spaccatura quando non rispetta le priorità morali della nostra concezione della vita. Questa spaccatura si era introdotta anche nel sentire della Chiesa, diverso fra le altre gerarchie e le strutture periferiche, causa di un malessere che potrebbe diventare grave.

Questa spaccatura potrebbe rendere definitiva e mortale la differenza di giudizio già di per sé grave esistente nella diaspora cattolica. E questo ci preoccupa nel momenti in cui nei gravi problemi del paese si sente come terribile anomalia l’assenza del pensiero democratico cristiano. In Italia, di fronte ad un evento epocale come la violenta mutazione dei contratti di lavoro, non si è sentita una sola parola sulla collaborazione nell’impresa, sulla partecipazione agli utili, sull’inserimento dei lavoratori sulla gestione dell’azienda che è un caposaldo del pensiero sociale cristiano riaffermato con forza nelle ultime encicliche di Papa Benedetto. Ci si accorge ogni giorno che l’Italia non è Italia senza una presenza cosciente dei cattolici. Perfino nei giorni dell’unità italiana in cui era più grave il conflitto a causa della Questione Romana l’assenza dei cattolici era apparsa così grave. Seppur in difficoltà, l’idea di un Italia libera e indipendente, che era propria della visione cattolica della storia, era viva e pregnante. Nel 1867, il conte Mario Fani, che fonda l’Azione Cattolica assieme a Giovanni Acquaderni, sette anni dopo la fondazione del Regno d’Italia e tre anni prima della presa di Roma, scrive una lettera appassionata in cui pretende fortemente, senza reticenze o tentennamenti, che la società della gioventù di Azione Cattolica si chiami “italiana”. Perché ? Perché una Italia senza i cattolici, o con i cattolici irrilevanti nella loro diaspora, non è Italia.

P. S. La Signora che ha preso l’affidamento di una giovane prostituta minorenne consegnata a lei dalla Questura perché ritenuta affidataria, degna di fede, ha riportato la giovine nelle mani dei suoi sfruttatori. Questo è un fatto agli atti, senza alcun bisogno di eccesso di indagini e di intercettazioni. La signora fa parte dei consiglieri regionali direttamente eletti nel listino del Presidente Formigoni. Ci si aspetta, se non una richiesta di scuse (poiché il Presidente ha evidentemente subito questo inserimento) almeno un atto di dolore per la incresciosa circostanza.