Economia

Tra locale e globale

solidarietà e sussidiarietà alla prova

Gian Candido De Martin

da ebook di Dialoghi/Ave - 26 aprile 2020

La pandemia sta determinando una crisi drammatica, talora devastante, in un pianeta orientato verso uno sviluppo che sembrava inarrestabile. Una crisi improvvisa, accentuata probabilmente da alcune gravi disfunzioni dell'OMS, ma prevedibile, tanto più se si fosse dato ascolto a quelle voci qualificate che già nel 1972 – nel “Rapporto sui limiti dello sviluppo “, promosso dal cd. Club di Roma – avevano messo in guardia sui limiti fisici del pianeta per via di risorse naturali non rinnovabili stravolte e non in grado di assorbire gli inquinanti. Una prospettiva contrastata da chi contava su uno sviluppo tecnologico indefinito per sopperire alla rarefazione di risorse, sottovalutando l'importanza cruciale delle biodiversità,  e disattesa anche da chi, sul piano sanitario, non ha sostenuto adeguatamente la ricerca di un vaccino anti-sars, che forse avrebbe potuto evitare i disastri di Covid-19.

Leggi tutto: Tra locale e globale

Il Servizio Sanitario Nazionale dopo la pandemia

Quale futuro

Gian Candido De Martin

da Argomenti 2000 - 9 maggio 2020

Un sistema sanitario alla prova dell'emergenza

La pandemia ci ha costretti a fare i conti in poche settimane anche con la tenuta istituzionale e organizzativa del Servizio Sanitario Nazionale, messo alla prova da un evento drammatico e inatteso, anche se probabilmente non imprevedibile, se si fosse dato retta a quelle voci qualificate che già nel 1972 avevano messo in guardia – nel “Rapporto sui limiti dello sviluppo” del Club di Roma – sui limiti fisici del pianeta per via di risorse naturali non rinnovabili stravolte e non in grado di assorbire gli inquinanti. Disattenzione aggravata, oltre che dal ritardo cinese nel dar conto dell'epidemia, da una serie di disfunzioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO), a cui sono addebitabili varie responsabilità sia di mancata previsione sia di ritardata comunicazione e di carenza o contraddittorietà di misure terapeutiche e comportamentali utili, ivi compresa l'ultima stravagante indicazione del modello "libero" svedese come quello preferibile per fronteggiare il contagio. Responsabilità ancor più pesanti dato che la pandemia è un problema planetario, che esige evidentemente un controllo e interventi aldilà dei confini nazionali, anche laddove vi siano chiusure o muri sovranisti.

Leggi tutto: Il Servizio Sanitario Nazionale dopo la pandemia

"Economia Democratica"

Appello

Roma, 11 maggio 2012

I COMITATI DOSSETTI PER LA COSTITUZIONE, L’ASSOCIAZIONE PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE, ALTRAPAGINA, L’ASSOCIAZIONE PER IL RINNOVAMENTO DELLA SINISTRA, IL CENACOLO BONHOEFFER  DI MODICA, IL CENTRO PER LA PACE DI BOLZANO, MISSIONE OGGI, IL CENTRO BALDUCCI DI ZUGLIANO DEL FRIULI, L’ASSOCIAZIONE SAN SALVI PELLICANO’ DI FIRENZE, PACE E DIRITTI, KOINONIA, IL CIPAX, LA CASA DEI DIRITTI SOCIALI

 

INVITANO I CITTADINI AD ASSOCIARSI PER UN MOVIMENTO DI

ECONOMIA DEMOCRATICA

 

Dopo un confuso periodo di turbolenza dominato dalla figura di Berlusconi, si è reso manifesto in Italia il vero problema che mette a repentaglio il futuro del Paese e la sicurezza dei cittadini: il sopravvento dell’economia sulla politica che rende tutti indifesi e prosciuga gli spazi della democrazia.

Questo processo che in forza della globalizzazione investe tutto il mondo, in Italia è già molto avanzato. Lo si vede dalla condizione cui è stato ridotto il lavoro, espropriato alle persone, negato ai giovani e non più messo a fondamento della Repubblica; lo si vede dal trasferimento della sovranità dal popolo ai Mercati; nella sottrazione allo Stato di ogni facoltà e strumento di intervento nella vita economica; nello svuotamento del principio di rappresentanza e delle vie per la partecipazione dei cittadini alla determinazione della politica nazionale; nell’abbandono della concertazione con le parti sociali e nella rinunzia a promuovere la coesione sociale; nella crisi dello Stato di diritto per il venir meno di uno spazio pubblico capace di dettare le regole al sistema delle imprese e all’economia privata; nella pretesa oggettività e neutralità delle decisioni tecnocratiche; nello smarrimento e anzi nel rovesciamento degli ideali di solidarietà e giustizia che diedero luogo alla costruzione dell’Europa.

La causa di tutto ciò sta nella rottura del rapporto vitale tra economia e democrazia, sul quale si è costruita gran parte della storia moderna dell’Occidente. Questa storia è risultata infatti dall’incontro di due movimenti: un impetuoso sviluppo dell’economia, nelle sue diverse forme di economia capitalistica, socialista o keynesiana, e un impetuoso sviluppo della democrazia, sia nella sua dimensione procedurale che nei suoi contenuti sostanziali. Il momento di massima convergenza e unità tra lo sviluppo dell’economia e quello della democrazia si è avuto, dopo la vittoria sul nazifascismo e la tragedia della guerra, nel costituzionalismo interno e internazionale e, in Italia, nella Costituzione del 1948, che prescriveva di fare della comunità politica il regno dell’eguaglianza, della persona il tempio della libertà e dignità umana, e della Repubblica il potere legittimo avente il compito di rendere effettivi i diritti e di rimuovere gli ostacoli anche di ordine economico e sociale che ne impediscono di fatto l’esercizio.

Oggi questa integrazione tra economia e democrazia si è rotta, e nello stesso tempo e non per caso si è arrestato lo sviluppo sia dell’una sia dell’altra. L’economia non solo si è isolata e affrancata dalla regola democratica ma, a cominciare dall’ordinamento europeo, si è sovraimposta. alla società e alla politica.

È giunto in tal modo a un punto culminante un processo per cui a un capitalismo che pretendeva di farsi legge a se stesso e all’intera società, il legislatore, e perciò la politica, ha risposto attribuendogli ogni potere e permettendogli di stare “nell’ordinamento giuridico solo per servirsene, ma non per assoggettarvisi” come già denunciava nel 1951 Giuseppe Dossetti in un ben noto dibattito col prof. Carnelutti. È sulla scia di questo indirizzo che negli anni 70-80 del Novecento irruppero sulla scena le politiche reaganiane e tatcheriane, che presero poi piede anche all’Est dopo la rimozione del muro di Berlino e contagiarono le stesse sinistre dell’Ovest, dal Labour Party di Tony Blair ai partiti ex comunisti europei. Ne è derivata la rinunzia ad ogni controllo sui movimenti dei capitali, l’immunità fiscale per le grandi ricchezze, la riduzione dei diritti del lavoro e del lavoro stesso visti solo come costi e limiti alla competitività e ai profitti d’impresa, il primato attribuito ai mercati sopra e contro i compiti che la Costituzione attribuisce alla “Repubblica”.

Questa supremazia di un’economia fine a se stessa e ignara della democrazia rischia di essere la nuova condizione del mondo e anzi viene presentata come l’unica civiltà possibile, l’unico ordine conforme a natura a cui non sarebbe lecito resistere e la cui ideologia anzi bisognerebbe essere educati ad abbracciare e a professare come l’unica vera.

Per avere un luogo da cui fare la propria parte per rispondere a questa sfida, i Comitati Dossetti per la Costituzione, l’Associazione per la Democrazia Costituzionale, Altrapagina, l’Associazione Pace e Diritti e altri gruppi e associazioni che si stanno consultando, promuovono un’aggregazione di cittadini intesa a rivendicare il criterio della democrazia costituzionale come vaglio della legittimità delle diverse espressioni della vita economica e ad animare un movimento organizzato di “Economia democratica”.

Economia Democratica intende operare per far prevalere un’altra concezione e pratica dell’economia, in un indissolubile nesso con la democrazia; e ciò senza ignorare il conflitto, alieno tuttavia dalla violenza e ordinato alla giustizia e alla pace; senza nascondere, nella indistinzione di un generico economicismo, lo scarto tra ricchi e poveri, forti e deboli, liberi e oppressi; senza liquidare, come “novecentesca”, la lotta operaia, sapendo vedere le angosce e i volti degli esuberi e degli esclusi e restituendo alla politica il compito di difendere la parte debole nei rapporti economici assegnatole dall’art.3 cpv. della nostra Costituzione.

In questa direzione il movimento di “Economia democratica” cercherà di agire sia promuovendo una comunicazione di saperi, sia attraverso attività di ricerca, di formazione, di studio e di proposta anche legislativa, sia attraverso confronti e dialoghi con i partiti e le formazioni sociali, sia attraverso pubblicazioni, assemblee, web e lotte politiche e sociali, tanto nel raggio nazionale che in quello europeo. Si tratta di riprendere e sviluppare il processo costituzionale italiano, dando nuovo impulso a una produzione di ricchezza che una Costituzione stabile nei suoi fondamenti e dinamica nei suoi svolgimenti può regolare in forme sempre più avanzate, sulla base del primato dei diritti fondamentali dei cittadini rispetto ai poteri economici e finanziari dei mercati; occorre portare il complesso delle istituzioni, dei trattati e della legislazione europea alla coerenza con i principi e i diritti sanciti dalle Costituzioni nazionali dei Paesi membri e dalle Carte, dalle Convenzioni e dai grandi Patti internazionali sui diritti che si tratta oggi non soltanto di attuare ma anche di arricchire e di sviluppare. 

La lotta per un’economia democratica non riguarda solo gli economisti né è ristretta alla sfera economica, ma coinvolge tutte le competenze e riguarda la figura stessa della società: allo stesso modo in cui, nella fase creativa della vita della Repubblica, la chiusura dei manicomi voluta da “Psichiatria democratica”, l’integrazione dei bambini disabili nelle scuole ottenuta da “Genitori democratici” e “Insegnanti democratici”, l’attuazione dei principi costituzionali nella giurisdizione perseguita da “Magistratura democratica” e simili, non riguardavano specialisti e interessi di settore, ma perseguivano beni e valori comuni e hanno cambiato la società tutta intera.

Le novità intervenute in Francia dimostrano che la politica può riprendere il suo altissimo ruolo, e che non sono un destino la povertà, la disoccupazione, la precarietà, la diseguaglianza, la perdita dei diritti e dei valori della vita pubblica.

Si può aderire a “Economia democratica” iscrivendosi alla “Associazione per un Movimento per un’economia democratica e costituzionale”, con sede in Roma, c/o Centro per la Riforma dello Stato, via Palestro 12, 00184; il recapito telefonico (c/o Focus-Diritti sociali) è 064464742, in funzione dalle 9 alle 19 dal lunedì al venerdì. Ci si può iscrivere versando una quota annua associativa di euro 50 o una quota di sostegno. Gli studenti, i disoccupati e i diversamente indigenti potranno versare una quota minore, o inviare una promessa di pagamento, non esigibile dall’Associazione. L’iscrizione al Movimento è compatibile con qualsiasi attività e l’appartenenza ad associazioni o partiti.

Quando il Movimento avrà raggiunto una prima soglia di 500 iscritti, sarà convocata la prima Assemblea di Economia Democratica, nella quale saranno discusse analisi e prospettive del movimento, sarà discusso e approvato lo Statuto, saranno eletti i destinati alle cariche sociali. Saranno anche costituiti un Comitato di studiosi comprendente economisti, giuristi e altri esperti, e un Comitato di collegamento per i rapporti e le iniziative comuni da promuovere con gruppi, associazioni, sindacati, partiti e simili. Potrà così partire, speriamo in breve tempo, la vera e propria attività culturale e politica del movimento.

Per iscriversi basta fornire nome e recapiti o alla sede del Movimento, o agli indirizzi e mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; i versamenti possono essere fatti usando il c.c. BNL n 10470 intestato all’Associazione Pace e Diritti, IBAN IT36V0100503373000000010470, oppure recapitati alla sede del Movimento, e ne sarà responsabile, fino alla costituzione formale dell’Associazione, il Comitato promotore dell’iniziativa, rappresentato dai primi iscritti. Il sito web del Movimento è: www.economiademocratica.it

 

Elenco iscritti: Raniero La Valle, prof. Luigi Ferrajoli, prof. Umberto Romagnoli, prof. Gaetano Azzariti, Rossana Rossanda, prof. Gianni Ferrara, Franco Russo, Domenico Gallo, Sandro Baldini, Riccardo Terzi, don Achille Rossi, Piero Di Siena, don Carmelo Lorefice, Agata Cancelliere, Concetta Pellicanò, Luisa Marchini, Rodrigo Rivas, Walter Tocci, Francesco Comina, Afra Mannocchi, prof. Raul Mordenti, Enrico Peyretti, prof. Francesco Capizzi, Maria Teresa Cacciari, padre Alberto Simoni, don Luigi Di Piazza, Paolo Lucchesi, Giulio Russo….

 

Roma, 11 maggio 2012

------------------

Vedi Dossier: Economia Democratica

Disuguaglianze e giustizia sociale

L’idea di giustizia

Modena

Domenica 13 maggio 2012 - ore 10:30

 

Auditorium Marco Biagi - Largo Marco Biagi, 10 
VII Lettura annuale Ermanno Gorrieri 2012
promossa dalla Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali.

 

Il Premio Nobel per l’Economia AMARTYA SEN

dialogherà con

Elena Granaglia - Docente di Scienza delle finanze - Università degli studi «Roma Tre»

Stefano Zamagni - Docente di Economia politica - Università degli studi di Bologna

Presiede e coordina:

Chiara Saraceno - Honorary Fellow - Collegio Carlo Alberto - Torino

Evento organizzato da:

Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali
via Emilia Ovest, 101 - 41124 Modena
tel. 059 331298 fax 059 827941 - fondazionegorrieri.it

------------------

Vedi appuntamento

Volantino dell'iniziativa.

Finanza e bene comune: integrazione o incompatibilità?

Bologna

Domenica 22 Aprile 2012

 

 

Manifestazione con la partecipazione di:

Prof. Stefano Zamagni

Padre Fausto Arici O.P.


Organizzata da:

  • MEIC - Bologna;
  • Azione Cattolica diocesana - Bologna;
  • MLAC (Movimento lavoratori di Azione cattolica)
 ------------------

Vedi appuntamento

Volantino dell'iniziativa.

Idee eretiche

Roberto Mancini

Gennaio 2012

da Altreconomia N° 134

Il fallimento economico viene dal fallimento morale. E questo sta nell'incapacità o nell'indisponibilità a custodire il valore delle persone, dell'umanità, del bene comune. Ecco qual è la semplice verità della nostra crisi attuale, nascosta sotto tonnellate di ignoranza, ipocrisia, confusione, ideologia liberista, stolto egoismo, depressione contagiosa, buonafede che si volge in malafede.

In Italia come nella società mondiale.

Non appena si scorge questa verità, si comprende perché i provvedimenti e le manovre di presunta “risposta" alla crisi continuino a nutrire il meccanismo globale che ci ha intrappolati, sottomettendo l'umanità al folle primato della finanza.

La triade rigore-crescita-equità, oggi evocata dal governo Monti e da tutti i governi europei, suona in modo rassicurante, ma è oggettivamente una menzogna. La menzogna è già annunciata dal fatto che, nella triade annunciata, l’equità viene per ultima, mentre logica ed etica vorrebbero che essa - intesa come la giustizia della dignità, dei diritti e dei doveri umani e del bene di tutti - fosse il fondamento di ogni altro concetto e di ogni politica democratica adeguata a rispondere alla crisi. Non c’è rigore che non venga dall'equità, se invece questa viene alla fine, allora il “rigore” si risolve nei tagli ai servizi e nei sacrifici per le classi più deboli. Perciò questo strano “rigore” non riesce neppure a concepire una tassazione patrimoniale, né la vendita delle frequenze televisive, né la drastica riduzione delle spese militari, né l'investimento sull'occupazione, sui servizi, sulla scuola, sulla ricerca, sulla tutela dell’ambiente. Di conseguenza la crescita significa, come al solito, l'infinito sforzo di aumentare la produzione per la produzione, il consumo per il consumo, perpetuando un modello di“svi1uppo” mortale e tenendosi ben stretto il fuorviante indicatore del prodotto interno lordo (Pil). L'equità, a questo punto, resta una parola vuota. La vera equità consiste nel ricollocare al primo posto le persone, i popoli, l'umanità, l'armonia con la natura, considerando il denaro, il mercato e il sistema economico come meri strumenti. Essa esige di imparare finalmente a vedere che ci serve, con urgenza, un altro modello di società, di economia e di politica, come pure e anzitutto un'altra visione della vita. Ripartiamo dalle domande più elementari e sagge: perché i grandi operatori della finanza mondiale devono essere lasciati liberi di torturare, per via economica, l'umanità intera? Perché il loro potere, nonostante i disastri che causa, persiste indiscusso e i governi possono reggersi solo se lo compiacciono? Perché restare nella credulità e nella passività dinanzi all'assurdo potere e alla presunta neutralità delle agenzie di rating? Perché i governi, i partiti, i sindacati non operano quello spostamento dei rapporti di forza - che non solo è del tutto possibile, ma anche indispensabile – dalla finanza alla democrazia dei popoli ?

Se vincerà l'ostinazione di continuare lungo la vecchia strada, non solo la crisi economica diverrà permanente e più cruenta, ma intanto, già da oggi, a grandi passi procederà la disumanizzazione. I sintomi di questo abbrutimento sono già visibili a occhio nudo anche qui in Italia. Basta ricordare con quanta ostilità sono guardati e trattati quelli che incarnano il ruolo degli ultimi e dei non integrati nel sistema.

A Torino si è scatenata una spedizione punitiva contro un campo rom solo perché le persone nomadi sembrano il naturale capro espiatorio per vendicare la violenza su una ragazza che in realtà non è mai avvenuta. A Firenze un militante neofascista ferisce e uccide migranti senegalesi che hanno la sola colpa di essere appunto migranti senegalesi. A Falconara, vicino ad Ancona, addirittura viene chiamato l’esercito a scacciare i rom dal sagrato delle chiese. Il legame tra la sudditanza alla tirannia del mercato e il ritorno delle pratiche di persecuzione non sta solo nella facilità con cui la miseria morale e l’angoscia sociale cercano vie di sfogo contro un capro espiatorio.

Sta, anzitutto, nel fatto che quando si accetta come normale una logica globale per cui gli esseri umani hanno un valore scarso o nullo, allora ogni gesto o politica che offende tale valore appare giustificata e persino necessaria.

Di fronte a tutto questo non c'è neutralità possibile. Ognuno è investito dal comandamento morale di opporsi politicamente e personalmente a questa logica, facendo tutto quello che può, con metodi nonviolenti, per fermare la barbarie.