Primus

Milano, 21 dicembre 2011

 

Il mio solito amico mi ha fatto il calcolo dell’IMU prevista nel decreto “salva Italia”. Un calcolo approssimativo, che non tiene conto, ovviamente, delle variabili legate alle decisioni che assumeranno i singoli Comuni. Proprietario, insieme a mia moglie, della casa (bella ma “normale”) dove abito, e ulteriormente proprietaria, mia moglie, di metà della casa (bella ma “normale”) ereditata alla morte dei genitori, il prossimo anno pagheremo, in argomento, un’imposta pari a due volte e mezza l’importo sborsato, come ICI, l’anno passato (quando peraltro la “prima casa” era esente, naturalmente). Una cifra che corrisponde a una grossa fetta della nostra pensione mensile assommata. Pensioni entrambe, le nostre, che, pur affatto “d’oro”, e neppure ”d’argento”, non vedranno, ahimè, adeguamenti di sorta al costo della vita nei prossimi anni (o per sempre?). Da cittadini ligi al “dovere”, pagheremo sino all’ultimo “cent”, naturalmente. Però… . Però c’è qualcosa che non convince, nella “manovra”, in tema di “equità”. Lo stesso ritorno della suddetta imposta, che Prodi aveva peraltro notevolmente ridimensionato, farà rimpiangere, in molti cittadini, il famoso “avete capito bene?” affermato da Berlusconi (che …se la sta ridendo, temo, in argomento) quando comunicò che l’avrebbe cancellata. “Ma c’è in tutti i Paesi d’Europa!”, è il refrain dei nostri governanti. Sarà, ma in nessun Paese d’Europa ci sono le sperequazioni che si registrano in Italia. Non c’erano alternative, ci ha ribadito anche da Fabio Fazio, peraltro in maniera persino simpatica, lo stesso (intelligente) ministro Passera: l’UE pretendeva misure con cifre e dati certi. La strada percorsa era dunque obbligata. Eppure, a me, nel mio “piccolo”, l’esponente dell’esecutivo di Monti non mi ha convinto sino in fondo (per usare un linguaggio grammaticalmente poco corretto ma efficace). Imporre una vera patrimoniale, che riguardasse non solo gli immobili, ma anche i beni mobiliari, poteva essere, per esempio, una delle opzioni alternative. Il PdL non la voleva, d’accordo. Ma lo stesso governo ha “mollato”, pensando fosse troppo complicato, per lo Stato, gestire una tale operazione nel segno della verità. Insomma, anche ai “professori”, che pure, da “tecnici”, potevano osare di più pur tenendo d’occhio le pulsioni parlamentari, è mancato il coraggio: l’Italia è fatta così, è stato il loro stesso messaggio, e non possiamo che prenderne realisticamente atto. Anche se ci spiace. L’hanno detto, persino, a riguardo della questione della liberalizzazione in tema di taxi e di farmaci, pur affrettandosi, subito dopo, a dichiarare che dal primo minuto dell’anno nuovo, non c’è santi che tenga, tireranno fuori gli artigli, in argomento. Insomma, è il proclama di Monti & company (una “compagnia” che complessivamente apprezzo, per carità): sic stantibus rebus questa manovra c’est le mieux che si possa avere. Per fortuna, però, intanto, la stessa è stata un poco corretta dai partiti che lo sostengono (con un PD convinto un po’ obtorto collo, e un PDL, al solito, double face), i quali hanno cancellato, per esempio, l’indecenza dell’abolizione dell’adeguamento di proprio tutte le pensioni al costo della vita. V’è dunque stato un “No” a una patrimoniale vera, come anche un “No” a un aumento dell’imposta sui redditi più alti (impensabile, dicono, in un paese con aliquote già altissime, ma forse non assurdo in questo momento di totale emergenza). Paghino, allora, i soliti. Tra i quali, oltre ai “pensionandi” (in proposito: non è un po’ “proditorio” spostare in avanti l’asticella dell’arrivo a gara pressoché ultimata?), i pensionati, con la citata mancata rivalutazione degli assegni. Cui si aggiungeranno, per converso, i vari aumenti, generalizzati, in diversi campi, compresa, probabilmente, l'addizionale IRPEF regionale. Agli evasori, cioè a coloro che sottraggono complessivamente alle entrate dello Stato, ogni anno, una cifra enorme, pari all’importo di molte “manovre”, ci penseremo domani. Non per cattiva volontà, s’intende, è il messaggio del governo “tecnico”, ma per difficoltà di ordine burocratico-amministrativo. Però, quando, ieri, ho letto sul “Corrierone” i redditi dichiarati dalle “partite IVA” (categoria numericamente pur inquinata dai finti lavoratori autonomi in realtà precari dipendenti), e in particolare la percentuale (ridicola) di coloro che dichiarano redditi superiori a quello medio di un lavoratore dipendente, m’è venuto quasi spontaneo ricordare al prof. Monti la famosa espressione napoletana “Dottò: accà nissciuno è fesso”. Criticare, allora, la manovra di Monti, senza fargli mancare il sostegno complessivo, si può, e forse si deve, anche in casa PD, pur a prescindere dai Fassina. Lo sta facendo piuttosto duramente la stessa CISL, via! Tanto più che la nota questione dell’abbattimento dei costi della politica (a parte l’estemporanea decisione già assunta, nel decreto, sulle Province), salvo piccoli interventi affatto risolutivi, sembra arenarsi, perlomeno a riguardo dei tempi, nel classico “porto delle nebbie”.