Cortina ( ... da un pezzo!)

Milano, 8 Gennaio 2012
Più che quale profeta della democrazia “liberale”, il Piero Ostellino nazionale, nei suoi “fondi” sul “Corrierone”, appare talvolta come un cantore della “virtù” della diseguaglianza sociale, necessaria, sembra essere il suo pensiero, al progresso economico del Paese. Da lui, pertanto, era inevitabile aspettarsi un duro attacco (pur ovviamente condito di ripetute proclami contro gli evasori) alla nota "operazione Cortina” della Guardia di finanza. Certo, quel “blitz” è stato forse un po’ spettacolarizzato. Ma se, più che alla forma, si guarda alla sostanza, ci si rende conto che si è trattato, come ha precisato lo stesso responsabile dell’agenzia delle entrate, di una “normale” azione istituzionale degli organi preposti. Caricarla perciò, come ha fatto il giornalista in questione, che è risultato peraltro in buona compagnia, di significati apocalittici, è mistificante: ma quale criminalizzazione della ricchezza, quale “nuovo genere di lotta di classe” di stampo moralistico, quale dimostrazione di “pregiudizio etico”? Quale atto da “stato di polizia”, per citare infine il “refrain”, guarda caso, dell’entourage dell’ex presidente del Consiglio Berlusconi?  Si tratta più semplicemente, a me pare, di una doverosa iniziativa (che andrebbe intensificata, pur magari in forme meno éclatanti, sull’intero territorio italiano) finalizzata a tentare di ridurre, anche a partire dal “locale”, i guasti provocati dal “cancro” di un’evasione fiscale che provoca danni enormi alle finanze e all’economia nazionale, e che non ha pari (rappresentando quasi un quinto del PIL) nelle nazioni più evolute del mondo occidentale. Una situazione che giustificherebbe l’appello alla “massima”: “a mali estremi, estremi rimedi”. Ma, come detto, non v’è nulla di “estremo”, nell’iniziativa dei finanzieri. Né mi scandalizza, con buona pace degli “indignados” anti-blitz, il fatto che il fisco si possa permettere di valutare taluni “simboli” (possesso di auto di lusso, di yacht, di plurime case, eccetera) quali espressione effettiva, salvo eccezioni, di ricchezza reale, e di partire da lì per le proprie verifiche. Comunque sia: l’operazione in argomento è stata condivisa dal 90% di quanti hanno risposto al quesito formulato dallo stesso quotidiano di via Solferino in proposito. E non è difficile immaginare che non sia dispiaciuta alla stessa grande maggioranza dell’intera popolazione. Ci riflettano, allora, i cultori della “società liberale” (cioè libera da qualsiasi vincolo, tasse comprese, imposto dallo Stato?), senza considerare “populista” chi si permette di non condividere le loro posizioni, e vetero-comunisti o neo-moralisti i moltissimi italiani non troppo preoccupati (anzi) dalle vicende suaccennate.