Chiesa e Magistero

Il “sogno” di Bagnasco

Alvaro Bucci

Ha avuto una rilevante attenzione, sia pure per un giorno come di solito, il sogno del card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, di veder “sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici” che “sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti”. Un sogno espresso a conclusione della sua prolusione alla riunione del Consiglio Permanente CEI del mese di gennaio scorso, in cui ha inteso incoraggiare i cattolici impegnati in politica “ad essere sempre coerenti con la fede che include ed eleva ogni istanza e valore veramente umani”.

Leggi tutto: Il “sogno” di Bagnasco

Sintesi della Lettera pastorale del Papa ai fedeli irlandesi

CITTA' DEL VATICANO, sabato, 20 marzo 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito la sintesi della Lettera pastorale del Papa ai fedeli irlandesi in seguito agli abusi sessuali commessi dai sacerdoti.

* * *

Il Papa ha indirizzato una Lettera Pastorale a tutti i Cattolici dell’Irlanda per esprimere lo sgomento per gli abusi sessuali commessi sui giovani da parte di esponenti della Chiesa e per il modo in cui essi furono affrontati dai vescovi irlandesi e dai superiori religiosi. Egli chiede che la Lettera sia letta con attenzione nella sua interezza. Il Santo Padre parla della sua vicinanza nella preghiera a tutta la comunità cattolica irlandese in questo tempo pieno di amarezza e propone un cammino di risanamento, di rinnovamento e di riparazione.

Leggi tutto: Sintesi della Lettera pastorale del Papa ai fedeli irlandesi

Un Paese bisognoso di riconciliarsi

Cardinale Angelo Bagnasco

presidente della Conferenza episcopale italiana

Testo integrale della prolu­sione pronunciata il 22 Marzo 2010 dal cardinale Angelo Bagnasco presidente della Cei in apertura dei lavori del Consiglio episcopale permanente.

Venerati e cari confratelli, «Vi supplico in nome di Cristo: lasciatevi riconci­liare con Dio» (2Cor 5, 20): insieme al­le nostre comunità, ci siamo messi in cam­mino nella direzione indicata da queste pa­role per vivere come grazia il tempo forte del­la Quaresima, puntando alla Pasqua, cuore della nostra fede. Noi stessi, padri del Consi­glio permanente, conveniamo in questa ses­sione primaverile per rispondere in termini anche personali all’invito dell’apostolo Pao­lo. Il nostro ministero, al pari del lavoro che ci attende in questi giorni, vuol essere solca­to dalla consapevolezza di una conversione necessaria e irrevocabile. Ci interrogheremo infatti sul già fatto e sul non ancora compiu­to, e sulle condizioni del tempo in cui ope­riamo, dando così forma al «necessario di­scernimento, anche severo, del realismo so­brio e dell’apertura a nuovi carismi» (Bene­detto XVI, all’udienza del mercoledì, 10 mar­zo 2010), ossia all’ispirazione divina che dal Risorto è stata garantita alla Chiesa, per cui il governare, da parte dei pastori, è anzitutto e «soprattutto pensare e pregare» ( ib)

Leggi tutto: Un Paese bisognoso di riconciliarsi

Presentazione del Libro di Renato Donazzon,

Albino Luciani.

Il papa degli umili

Archivi Contemporanei di Storia Politica.

Piazza Editore

 

Treviso, Hotel Ca’ del Galletto,

Sala Tiziano-Canaletto,

Venerdì 25 giugno ore 20:45

 

Interverranno

Renato Donazzon, Roberto Pavan, Ernesto Brunetta, Silvano Piazza, Ivano Sartor, Giovanni Tonella, Roberto Grigoletto, Enrico Quarello

 

Incontro promossa da:

AGIRE POLITICAMENTE

coordinamento di cattolici democratici

e

Fondazione Treviso 2000

"Per il partito Democratico"

 

Il peggior nemico della Chiesa non è la persecuzione

Benedetto XVI

CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 30 giugno 2010

da ZENIT.org



Omelia nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo

Riportiamo di seguito l'omelia pronunciata questo martedì dal Papa in occasione della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Patroni di Roma, nell'Eucaristia solenne celebrata nella Basilica vaticana durante la quale è stato imposto il pallio ai nuovi Arcivescovi metropoliti di quest'anno.

* * *

Cari fratelli e sorelle!

I testi biblici di questa Liturgia eucaristica della solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo, nella loro grande ricchezza, mettono in risalto un tema che si potrebbe riassumere così: Dio è vicino ai suoi fedeli servitori e li libera da ogni male, e libera la Chiesa dalle potenze negative. E’ il tema della libertà della Chiesa, che presenta un aspetto storico e un altro più profondamente spirituale.

Questa tematica attraversa tutta l’odierna Liturgia della Parola. La prima e la seconda Lettura parlano, rispettivamente, di san Pietro e di san Paolo sottolineando proprio l’azione liberatrice di Dio nei loro confronti. Specialmente il testo degli Atti degli Apostoli descrive con abbondanza di particolari l’intervento dell’angelo del Signore, che scioglie Pietro dalle catene e lo conduce fuori dal carcere di Gerusalemme, dove lo aveva fatto rinchiudere, sotto stretta sorveglianza, il re Erode (cfr At 12,1-11). Paolo, invece, scrivendo a Timoteo quando ormai sente vicina la fine della vita terrena, ne fa un bilancio consuntivo da cui emerge che il Signore gli è stato sempre vicino, lo ha liberato da tanti pericoli e ancora lo libererà introducendolo nel suo Regno eterno (cfr 2 Tm 4, 6-8.17-18). Il tema è rafforzato dal Salmo responsoriale (Sal 33), e trova un particolare sviluppo anche nel brano evangelico della confessione di Pietro, là dove Cristo promette che le potenze degli inferi non prevarranno sulla sua Chiesa (cfr Mt 16,18).

Osservando bene si nota, riguardo a questa tematica, una certa progressione. Nella prima Lettura viene narrato un episodio specifico che mostra l’intervento del Signore per liberare Pietro dalla prigione; nella seconda Paolo, sulla base della sua straordinaria esperienza apostolica, si dice convinto che il Signore, che già lo ha liberato "dalla bocca del leone", lo libererà "da ogni male" aprendogli le porte del Cielo; nel Vangelo invece non si parla più dei singoli Apostoli, ma della Chiesa nel suo insieme e della sua sicurezza rispetto alle forze del male, intese in senso ampio e profondo. In tal modo vediamo che la promessa di Gesù – "le potenze degli inferi non prevarranno" sulla Chiesa – comprende sì le esperienze storiche di persecuzione subite da Pietro e da Paolo e dagli altri testimoni del Vangelo, ma va oltre, volendo assicurare la protezione soprattutto contro le minacce di ordine spirituale; secondo quanto Paolo stesso scrive nella Lettera agli Efesini: "La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" (Ef 6,12).

In effetti, se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che – come aveva preannunciato il Signore Gesù (cfr Mt 10,16-33) – non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni. Queste, però, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto. Questa realtà è attestata già dall’epistolario paolino. La Prima Lettera ai Corinzi, ad esempio, risponde proprio ad alcuni problemi di divisioni, di incoerenze, di infedeltà al Vangelo che minacciano seriamente la Chiesa. Ma anche la Seconda Lettera a Timoteo – di cui abbiamo ascoltato un brano – parla dei pericoli degli "ultimi tempi", identificandoli con atteggiamenti negativi che appartengono al mondo e che possono contagiare la comunità cristiana: egoismo, vanità, orgoglio, attaccamento al denaro, eccetera (cfr 3,1-5). La conclusione dell’Apostolo è rassicurante: gli uomini che operano il male – scrive – "non andranno molto lontano, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti" (3,9). Vi è dunque una garanzia di libertà assicurata da Dio alla Chiesa, libertà sia dai lacci materiali che cercano di impedirne o coartarne la missione, sia dai mali spirituali e morali, che possono intaccarne l’autenticità e la credibilità.

Il tema della libertà della Chiesa, garantita da Cristo a Pietro, ha anche una specifica attinenza con il rito dell’imposizione del Pallio, che oggi rinnoviamo per trentotto Arcivescovi Metropoliti, ai quali rivolgo il mio più cordiale saluto, estendendolo con affetto a quanti hanno voluto accompagnarli in questo pellegrinaggio. La comunione con Pietro e i suoi successori, infatti, è garanzia di libertà per i Pastori della Chiesa e per le stesse Comunità loro affidate. Lo è su entrambi i piani messi in luce nelle riflessioni precedenti. Sul piano storico, l’unione con la Sede Apostolica assicura alle Chiese particolari e alle Conferenze Episcopali la libertà rispetto a poteri locali, nazionali o sovranazionali, che possono in certi casi ostacolare la missione della Chiesa. Inoltre, e più essenzialmente, il ministero petrino è garanzia di libertà nel senso della piena adesione alla verità, all’autentica tradizione, così che il Popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale. Il fatto dunque che, ogni anno, i nuovi Metropoliti vengano a Roma a ricevere il Pallio dalle mani del Papa va compreso nel suo significato proprio, come gesto di comunione, e il tema della libertà della Chiesa ce ne offre una chiave di lettura particolarmente importante. Questo appare evidente nel caso di Chiese segnate da persecuzioni, oppure sottoposte a ingerenze politiche o ad altre dure prove. Ma ciò non è meno rilevante nel caso di Comunità che patiscono l’influenza di dottrine fuorvianti, o di tendenze ideologiche e pratiche contrarie al Vangelo. Il Pallio dunque diventa, in questo senso, un pegno di libertà, analogamente al "giogo" di Gesù, che Egli invita a prendere, ciascuno sulle proprie spalle (cfr Mt 11,29-30). Come il comandamento di Cristo – pur esigente – è "dolce e leggero" e, invece di pesare su chi lo porta, lo solleva, così il vincolo con la Sede Apostolica – pur impegnativo – sostiene il Pastore e la porzione di Chiesa affidata alle sue cure, rendendoli più liberi e più forti.

Un’ultima indicazione vorrei trarre dalla Parola di Dio, in particolare dalla promessa di Cristo che le potenze degli inferi non prevarranno sulla sua Chiesa. Queste parole possono avere anche una significativa valenza ecumenica, dal momento che, come accennavo poc’anzi, uno degli effetti tipici dell’azione del Maligno è proprio la divisione all’interno della Comunità ecclesiale. Le divisioni, infatti, sono sintomi della forza del peccato, che continua ad agire nei membri della Chiesa anche dopo la redenzione. Ma la parola di Cristo è chiara: "Non praevalebunt – non prevarranno" (Mt 16,18). L’unità della Chiesa è radicata nella sua unione con Cristo, e la causa della piena unità dei cristiani – sempre da ricercare e da rinnovare, di generazione in generazione – è pure sostenuta dalla sua preghiera e dalla sua promessa. Nella lotta contro lo spirito del male, Dio ci ha donato in Gesù l’"Avvocato" difensore, e, dopo la sua Pasqua, "un altro Paraclito" (cfr Gv 14,16), lo Spirito Santo, che rimane con noi per sempre e conduce la Chiesa verso la pienezza della verità (cfr Gv 14,16; 16,13), che è anche la pienezza della carità e dell’unità. Con questi sentimenti di fiduciosa speranza, sono lieto di salutare la Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, che, secondo la bella consuetudine delle visite reciproche, partecipa alle celebrazioni dei Santi Patroni di Roma. Insieme rendiamo grazie a Dio per i progressi nelle relazioni ecumeniche tra cattolici ed ortodossi, e rinnoviamo l’impegno di corrispondere generosamente alla grazia di Dio, che ci conduce alla piena comunione.

Cari amici, saluto cordialmente ciascuno di voi: Signori Cardinali, Fratelli nell’Episcopato, Signori Ambasciatori e Autorità civili, in particolare il Sindaco di Roma, sacerdoti, religiosi e fedeli laici. Vi ringrazio per la vostra presenza. I santi Apostoli Pietro e Paolo vi ottengano di amare sempre più la santa Chiesa, corpo mistico di Cristo Signore e messaggera di unità e di pace per tutti gli uomini. Vi ottengano anche di offrire con letizia per la sua santità e la sua missione le fatiche e le sofferenze sopportate per la fedeltà al Vangelo. La Vergine Maria, Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa, vegli sempre su di voi, in particolare sul ministero degli Arcivescovi Metropoliti. Col suo celeste aiuto possiate vivere e agire sempre in quella libertà, che Cristo ci ha guadagnato. Amen.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

 Storie umane, storia di Dio 

MONASTERO DI CAMALDOLI

IX Colloquio del gruppo: “Oggi la Parola”

venerdì 29 ottobre 2010 - lunedì 1 novembre

Questo IX Colloquio è stato pensato come il secondo di un programma biennale: nel 2009, come confronto sulla crisi evidenziata, ma non certo circoscritta, dalla “bolla” finanziaria e dalla caduta del modello americano di vita; nel 2010 (decennale della morte di D. Benedetto Calati), come risposta ecclesiale nella fede ai segni individuati, per far nostra la metodologia che D. Benedetto aveva praticato con il suo sorprendente, e sorpreso, “fiuto” alla scuola di Gregorio Magno.

«Non possiamo accogliere ed inverare la ricchezza della vita monastica e del suo mistero se non scopriamo l’ambito determinante del «Tu», che nell’amicizia trova la sua espressione di obbedienza al vangelo (...) Ho sempre favorito l’amicizia, ho avuto un senso di orrore per ogni espressione di fuga cosiddetta spirituale, sempre così anti-evangelica» (B. Calati, Il primato dell’amore, pp. 50-51).

«Il mistero della vita monastica esige però anche l’altra dimensione richiamata con linguaggio nuovo dalla stessa costituzione conciliare: l’indole escatologica della Chiesa pellegrinante e la sua unione con la Chiesa celeste. Il concilio supera la concezione statica dei Novissimi, così inespressiva per la vita spirituale (morte, giudizio, inferno e paradiso), rompe la sicurezza della vecchia apologetica, abbozza il tramonto della visuale di una Chiesa societas perfecta che si modella sui poteri mondani, per descrivere il suo mistero pellegrinante, il cui cammino di fede è dono della benevolenza del Padre, come si legge in LG 48» (ibidem, pp.1-2). «La vita monastica non è affatto un’esistenza angelica tutta dedita alla preghiera, perché con il lavoro ci si dischiude alla volontà di Dio nell’orizzonte della storia. Il motto ora et labora si è rivelato il motto propulsivo del nostro monachesimo occidentale. Il lavoro pone la tensione escatologica, espressa soprattutto con il celibato monastico, a servizio della storia: l’escatologia vista come tensione spirituale nella storia (ibidem, p. 13).

I tre temi del IX Colloquio sono già sufficientemente messi in luce con le parole di D. Benedetto Calati, sui quali ci aveva spesso intrattenuto. E, come sempre, la meditazione della Scritture, secondo la prospettiva di Calati medesimo, collega il testo biblico allo storia di un Dio che salva uomini e donne dentro le alterne vicende del tempo, anzi “calandosi” egli stesso come Verbo incarnato:

«Ho sempre considerato la Dei Verbum, che ho anche commentato, come il dono più qualificato del concilio. È commovente che il concilio si ponga in «religioso ascolto» (Proemio) e che affermi che la Chiesa cresca con questo ascolto nella storia (n. 8), «finché in essa vengano a compimento le parole di Dio» e che i fedeli possano finalmente riappropriarsi della Scrittura (n. 25). Ho constatato, come un dato della storia della spiritualità della Chiesa, che i vari scismi ed eresie corrispondono ad un abbandono della lectio e della centralità della Scrittura e a una celebrazione liturgica non più intesa come storia della salvezza in atto» (ibidem, p. 13). 


Vedi appuntamento

Scarica il volantino dell'iniziativa.