Agire Politicamente

Consiglio Nazionale di Agire Politicamente - Dicembre 2013

Riunione in Bologna, Domenica 15 Dicembre 2013

 Sede: Casa della Misericordia - Via Riva di Reno, 57

 

Relazioni di introduzione ai lavori:

Interventi:

  

AAAAAAAA

questa nascita ha creato le condizioni

per costruire un mondo migliore…..

 

… una fede autentica – che non è mai comoda e individualista – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra. Amiamo questo magnifico pianeta dove Dio ci ha posto, e  amiamo l’umanità che lo abita, con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilità. La terra è la nostra casa comune e tutti siamo fratelli. Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore ...

(dalla Evangelii Gaudium di Papa Francesco - n. 183)

 

UN  AUGURIO  SINCERO E  CORDIALE di

BUON NATALE 2013 e BUON ANNO 2014

Da “AGIRE POLITICAMENTE” coordinamento di cattolici democratici

 

 

CHIESA E POLITICA: LA “SVOLTA” DI PAPA FRANCESCO

Osservazioni sul versante ecclesiale

Relazione presentata Consiglio Nazionale di Agire Politicamente - Dicembre 2013

Giorgio Campanini

15 Dicembre 2013

Premessa

La riflessione sull’attuale (2013) contesto ecclesiale implicherebbe una rilettura in profondità sia delle novità introdotte da Papa Francesco sia dell’eco che il suo insegnamento, e soprattutto il suo stile, hanno avuto (o non avuto ?) nella Chiesa italiana.

Ricerca, questa, complessa e in qualche modo ambiziosa, non compatibile con un contributo breve ed essenziale quale intende essere l’attuale. Ci si limiterà, dunque, ad ‘in primo tentativo di rispondere a questa fondamentale domanda: quale significato sta assumendo il nuovo pontificato sulla Chiesa italiana, e specificamente sotto il profilo del suo rapporto con la politica nazionale? È su questo aspetto del problema che si concentreranno le seguenti riflessioni.

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La famiglia, seminarium rei publicae

Contributo di Agire politicamente alla 47Settimana sociale dei cattolici italiani

 

Il coordinatore nazionale

Roma, 7 settembre 2013

        

1. Nel secondo dei due seminari estivi di formazione politica, tenuto a Genova presso il Santuario della Madonna della Guardia, l’associazione Agire politicamente ha sviluppato un’ampia riflessione sulla “società domestica”, proposta, secondo la felice espressione di Cicerone, quale principium urbis et quasi seminarium rei publicae, cioè, luogo generativo della vita pubblica e laboratorio di relazioni sociali: concetto ripreso da S. Agostino che parla di seminarium civitatis, luogo di costruzione della città e di iniziale coltivazione della cittadinanza.

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“La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”

Seminario di Agire Politicamente - estate 2013

 

Appunti per l'elaborazione di un contributo alla 47° Settimana Sociale dei cattolici italiani “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”

predisposti da: Piergiorgio Maiardi

Genova, Sabato 24 agosto 2013

 

E’ opportuno evitare discorsi di “dover essere” che non mordono sulla realtà,

ma procedere su tre linee:

1 – analisi dei problemi e dei dati che oggi non sono favorevoli alla famiglia

2 – capire se la famiglia rappresenta un “valore” positivo valido anche nel nostro tempo

3 – individuare come da chi oggi la famiglia possa e debba essere proposta, promossa e sostenuta.

Se ed in quanto la famiglia sia un valore valido per la società di oggi, occorre farne una proposta positiva: sia per quanto riguarda la società civile che per quanto riguarda la Chiesa;

recuperando la famiglia come “valore specifico” e cessando di fare della famiglia il motivo/la bandiera di uno scontro ideologico: si tratta, infatti, di una crociata che induce a individuare nella famiglia il simbolo della conservazione da abbattere e superare; si tratta di una competizione ideologica che fa un pessimo servizio alla famiglia, che non fa fare alcun passo avanti nella riscoperta della istituzione familiare e provoca atteggiamenti di rifiuto o di difesa;

è possibile superare l’inimicizia nei confronti della famiglia senza farne una “crociata” che ci farebbe fare “passi indietro”?

1 – analisi situazione negativa per la famiglia

- i valori su cui si regge la famiglia paiono confliggere con la cultura corrente: diritti individuali esasperati, provvisorietà, società “liquida”, nulla è considerato definitivo….

- presenza di molteplici “agenzie” di comunicazione che interferiscono con la famiglia, tolgono “monopolio” e spazio alla famiglia, configgono con la famiglia….

- La vita della famiglia e quindi l’ambito della vita in famiglia sono mutati, minore è il tempo vissuto in famiglia e, per i coniugi, non è spesso il tempo “migliore” della giornata: la maggior parte del tempo è vissuto separati, in ambiti professionali diversi, con persone diverse ed il tempo vissuto insieme è il tempo della stanchezza, della irritabilità……

- Si accentua l’assunzione della famiglia come fuga e difesa dalla società; estraneità e inimicizia nei confronti dello Stato e delle istituzioni: si indebolisce, o diventa negativa, l’educazione alla vita sociale, alla democrazia;

- La famiglia è divenuta spesso il simbolo di una cultura passata da cui occorre liberarsi….ed è così che diventa una “bandiera ideologica” di contrapposizione: questo impedisce un sereno approccio al tema della famiglia per una sua analisi oggettiva e la effettiva maturazione di un pensiero rapportato alla sua attualità nel nostro tempo;

- Gioca negativamente anche la strumentalizzazione della famiglia per i temi della procreazione, della scuola, della omosessualità….tutti temi che devono avere una propria “autonomia” rispetto al tema “famiglia”

2 – la famiglia rappresenta un valore anche nell’oggi?

- la famiglia rappresenta l’ambiente “naturale” per la persona, per gli affetti, per le relazioni interpersonali;

- dà sicurezza e “felicità”(aspirazione naturale della persona): i drammi coniugali di oggi nascono senz’altro da una scarsa considerazione per l’altro, da un istinto di possesso nei confronti dell’altro….ma potrebbe anche essere presente una ribellione naturale alla rottura, all’infedeltà, ed un bisogno di continuità, di stabilità…..questo anche se c’è chi afferma che “non c’è niente di meno naturale della famiglia” che sarebbe invece frutto delle convenzioni e delle regole che gli uomini si sono dati….

- Nella società attuale la famiglia potrebbe rappresentare un antitodo all’individualismo esasperato, alla solitudine, alla devianza…..? Potenzialmente, senza dubbio, lo è in modo unico ed insostituibile…

- funzione sociale – welfare: anche alla luce della esperienza che stiamo vivendo appare evidente ed indispensabile la funzione della famiglia quale “ammortizzatore sociale” per la disoccupazione dei giovani (al proposito viene da pensare che tale funzione non potrà essere svolta allo stesso modo dalla generazione successiva alla nostra che non potrà avvalersi di genitori con posizione economica solida…); il forte aumento degli anziani rende indispensabile che la famiglia possa provvedere alla loro assistenza limitando l’intervento diretto delle istituzioni pubbliche:

- la questione del matrimonio:

il matrimonio è divenuto un simbolo ideologico con il paradosso del rifiuto da parte di chi potrebbe celebrarlo – i coniugi – e la rivendicazione da parte degli omosessuali;

i matrimoni si riducono ed aumentano le unioni di fatto;

è possibile “superare” positivamente questa questione tenendo conto che il matrimonio nasce dalla volontà stessa dei due “coniugi” di unirsi e di convivere (sia per lo Stato che per la Chiesa)? Tale volontà può essere espressa anche tacitamente, nel momento in cui i due stabiliscono la convivenza: ogni unione di fatto dovrebbe presupporre il “matrimonio” e di questo occorrerebbe prendere atto, registrandolo, e prevedendo le conseguenti responsabilità con i doveri ed i diritti che ne derivano;

per quanto riguarda gli omosessuali si tratterebbe di prevedere una forma giuridica di riconoscimento della loro convivenza diversa dal matrimonio da cui nasce la famiglia prevista dalla Costituzione;

- la procreazione

al di là delle tecniche utilizzate l’unione coniugale rappresenta l’ambito naturale e ideale per la procreazione: non esiste un “diritto” ad avere un figlio, non si tratta di un fatto tecnico ma è l’”amore” che genera e il figlio ha diritto all’amore; la carta dei diritti del fanciullo afferma che il fanciullo ha diritto ad una famiglia; paternità e maternità paiono indispensabili al bambino…

ma il bambino ha anche diritto ad un contesto di armonia, di condivisione, nella famiglia: oggi questo contesto non può essere dato per scontato, ma deve essere cercato, costruito e salvaguardato…

- l’educazione

la famiglia appare ancora come l’ambito educativo naturale: per la scoperta della persona, la scoperta di sé e degli altri, l’accettazione e la convivenza con la diversità, il rapporto intergenerazionale, all’interno ed all’esterno della famiglia;

attraverso la famiglia si fa anche la prima esperienza del rapporto con le istituzioni (scuola, comune, Stato, parrocchia…) e si fa esperienza dei “valori” sociali della solidarietà, della gratuità, della responsabilità …

la cultura corrente, che coinvolge anche la famiglia, può influire negativamente sulla capacità della famiglia di educare positivamente?

Anche a questo riguardo la famiglia deve essere supportata e aiutata a “convertirsi”….

- Per tutte queste funzioni vitali la famiglia ha una sua “soggettività sociale” che oggi non le viene riconosciuta: si fa riferimento agli “individui”, ma la famiglia non è una somma di individui!

Sul piano economico, la famiglia è centro di consumo, e anche di produzione di “capitale sociale”.

3 – Come e da chi la famiglia deve essere proposta, promossa e sostenuta?

A – dallo Stato

Le linee di una politica familiare devono basarsi sulla convinzione che la società ha bisogno della famiglia e quindi:

- riconoscimento della funzione sociale della famiglia;

- riconoscimento della soggettività sociale, fiscale ed economica della famiglia.

Da ciò:

- eliminazione degli ostacoli al matrimonio (accesso alla casa, accesso al lavoro, cura del “congiungimento” familiare…..)

- sostegno alle funzioni peculiari della famiglia: stabilità della unione coniugale (consultori e mediazione familiare…), procreazione, educazione (concreto apprezzamento dell’impegno della famiglia nell’allevamento, nella educazione, nella istruzione, nella cura dei figli), cura del soggetto debole….

- Apprezzamento del lavoro di cura: conciliazione dei tempi del lavoro e della città con i tempi dell’impegno di cura in famiglia…

Si deve trattare di una politica non aggiuntiva (con l’obiezione della scarsezza delle risorse a disposizione) ma di una politica sostitutiva di quella attuale, che renda concreto il “favor familiae” a cui si ispira la Costituzione, che riconosca, quindi, e apprezzi l’esplicito l’impegno comune alla responsabilità reciproca e sociale ed al bene comune,

che eviti il paradosso di favorire le coppie di fatto ed i singoli rispetto ai coniugi che hanno contratto matrimonio (es. accesso agli asili nido, imposizione fiscale sfavorevole alle coppie…),

che favorisca e sostenga l’iniziativa familiare per la resa di servizi e quindi favorisca e sostenga l’associazionismo familiare nelle sue diverse forme.

B – DALLA CHIESA

Per la proposta cristiana il matrimonio e la famiglia assumono un valore specifico di alto significato.

L’impegno prevalente della Chiesa nella “disputa” ideologica sul matrimonio e sulle questioni che direttamente o indirettamente interessano la famiglia ha di fatto indebolito la proposta cristiana del matrimonio.

La potenziale “nullità” di tanti matrimoni religiosi denuncia un deficit di coscienza sulle disponibilità e sugli impegni che stanno alla base del matrimonio cristiano.

Il calo del numero dei matrimoni religiosi impone la riqualificazione della proposta che ne esalti la scelta.

Pare necessario:

- una educazione alla scelta del matrimonio che parta dall’adolescenza, come scelta e cammino di santità;

- un accompagnamento nella scelta ed una preparazione al matrimonio che tenga conto dell’aspetto umano e di fede: la fede deve potersi incarnare nella realtà umana che vive la quotidianità della vita coniugale e familiare…ed ha bisogno di una dimensione umana “forte”.

- Una vicinanza alla coppia di sposi ed alla famiglia all’interno della comunità ecclesiale: il matrimonio non è un fatto privato ma è un sacramento celebrato nella comunità che responsabilizza reciprocamente gli sposi e la comunità ecclesiale;

Questo significa:

la famiglia dovrebbe essere il luogo del Vangelo, dell’esercizio della vita di fede, del cambiamento della società verso il Regno di Dio;

la centralità dovrebbe essere evidente nella celebrazione domenicale dell’Eucaristia, nell’annuncio e nella spiegazione della Parola.

Utile è l’unirsi delle famiglie in reti, gruppi, associazioni che consentano una vicinanza reciproca, un aiuto alla vita di fede, un aiuto a vivere positivamente le funzioni fondamentali della famiglia, un confronto ed una condivisione che eviti il pericolo dell’isolamento.

La comunità ecclesiale dovrebbe essere più presente ai drammi della vita coniugale e familiare: rotture, separazioni, divorzi…..: non si tratta di “dettare regole” ma di definire linee pastorali che consentano una vicinanza che non separi ed escluda in modo preconcetto dalla comunità chi ha vissuto o vive drammi coniugali e familiari.


Vedi dossier sul Seminario Agire Politicamente - Estate 2013, sul tema: “La famiglia, seminarium rei publicae

Vedi: Seminari di Agire Politicamente - estate 2013

Vedi dossier: Agire Politicamente: i seminari

Una spiritualità della città

Tema affrontato dal teologo domenicano Alessandro Cortesi nell’ambito del Seminario estivo 2013 di Agire Politicamente

Testo curato da Alvaro Bucci

20 luglio 2013

Una mattinata interamente dedicata alla spiritualità della città nell’ambito del seminario estivo, organizzato dall’associazione dei cattolici democratici “Agire politicamente” a Massa Martana, nel mese di luglio scorso, sul tema generale “Educare la democrazia. Costruire e abitare la città” come proposto dal coordinatore nazionale Lino Prenna.

Il luogo, il convento francescano di S. Maria della Pace, ha ben indotto i giovani partecipanti all’ascolto dell’ampia e profonda riflessione che specificatamente sul tema della ricerca di “Una spiritualità della città” ha offerto il teologo domenicano Alessandro Cortesi. Che ha esordito compiendo un’analisi dei diversi significati di città, a partire da quello di  “urbs”, che esprime l’opera dell’uomo, a quello di “civitas”, come luogo di cittadini associati, non isolati, a quello di ”polis”, dove c’è un decidere insieme e si pone la questione del “convivere”, del ricercare insieme un qualcosa di comune ed attraverso un consenso.

Ha quindi proseguito richiamando alcuni  caratteri specifici della città oggi. Il disorientamento, lo spaesamento, è una delle caratteristiche della città di oggi, ben diversamente dalle città ideali di Platone, di Aristotile, di Campanella (città del sole) e di Tommaso Moro. Disorientamento di chi “si trova come se stesse in un non luogo”, in una città labirinto, dei luoghi “uguali dappertutto” (grandi magazzini, grandi aeroporti, grandi passaggi). La città degli individui separati configura un altro carattere della città di oggi. E’ la città degli agglomerati senza più legami comunitari, la metropoli, divisa tra il centro e la periferia. Che è quindi la città delle esclusioni, dei quartieri ghetto, delle differenziazioni dei quartieri, delle esclusioni silenziose, dei “muri di vetro” che separano zone e persone. Altra caratteristica, infine, è quella della città dei flussi e delle reti, dove il telefonino, il twitter, il tablet, tutti i social net sono luogo di flussi che passano, che di fatto attraversano la città, ma non generano un rapporto, un tipo di legame, di rapportarsi agli altri diverso. E’ anche la città dei vari linguaggi in cui spesso è difficile trovare il traduttore.

Affrontando nello specifico la spiritualità della città, Cortesi ha richiamato i caratteri della città sia come luogo di custodia e difesa che come luogo di esclusione, che sono le due componenti del vivere insieme, del convivere “perché insieme ci si custodisce, ci si tiene, ci si riconosce, ma anche insieme si vive l’esclusione” così come avviene anche nei rapporti umani.

Nel chiedersi cosa vuol dire una spiritualità nella città in questo convivere, Cortesi ha osservato che “c’è un operare dello Spirito nella storia che soffia dove vuole” ricordando al riguardo l’espressione del vangelo di Giovanni “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8). C’è quindi un soffio, uno Spirito da ascoltare nella dimensione della natura e nel cammino della storia. E per la città ha indicato quattro linee di spiritualità, che sembrano più importanti, proprio per rimanere”in ascolto dello Spirito” sia per il credente che per chi desidera “vivere la spiritualità come ricerca umana per divenire e restare umani”.

Una prima linea è una spiritualità dell’attenzione e dell’ascolto. Del ritrovarsi, del riconoscersi contro lo spaesamento, che è la solitudine dell’individuo globale. Declinando, c’è anche un ascolto della storia per una memoria da preservare (non possiamo, ad esempio, all’interno della storia d’Europa e mondiale dimenticare quello che è stato Auschwitz o come è nata la Costituzione italiana).Si tratta, quindi della strategia dell’attenzione, del guardare l’altro e dell’ascolto della sua storia.

Una seconda linea, che può collegarsi alla prima, è quella della spiritualità della cura. “La cura per essere presenti nelle linee di frattura della storia” a partire dalle periferie, laddove le fratture sono più presenti, dove mancano i servizi essenziali e dove si può sperimentare il senso dell’apertura all’altro, che è il più debole, colui che soffre nella città.

La terza linea è quella della spiritualità dell’ospitalità (un aspetto centrale della vita di Gesù). Si tratta di ripensare, non solo il dare, ma anche il ricevere ospitalità, mettendoci nell’attitudine di chi riceve qualche cosa dall’altro. Una capacità, oggi, di ospitalità  di chi si pone in termini di riconoscere quello che ha da accogliere da questa storia, da questi movimenti di persone in cui s’intersecano popoli di versi, lingue diverse, culture diverse. C’è l’esigenza del continuo rapporto con l’altro, in cui “si riconosce la diversità ma si cerca di gettare ponti”. Una spiritualità in cui si riconosce la diversità e quindi la fatica di andare oltre la diversità, di non rimanere “nell’incomunicabilità del non tradurre”.

L’ultima linea della spiritualità della città è quella delloltre, cioè della speranza di cui oggi in particolare c’è bisogno: oltre il consumo, una spiritualità del limite; oltre l’iniquità, una spiritualità di critica all’iniquità; oltre l’individuo separato, solitario, una spiritualità della politica, che vuol dire un’attenzione ai beni comuni, a quell’oltre che sono coloro che verranno, le generazioni future, i più giovani, quelli che ancora non ci sono; oltre la dittatura dell’economia finanziaria, la dimensione dell’attenzione al lavoro, all’opera dell’umanità, degli uomini e delle donne.

Sono tutte linee che non costituiscono soluzioni, ricette, ma orizzonti di fondo – ha precisato alla fine padre Alessandro – senza nessuna pretesa che vengano trasferite nel concreto.


Vedi: Seminari di Agire Politicamente - estate 2013 - Programmi dei seminari estivi 2013

Vedi dossier: Agire Politicamente: i seminari