Democrazia e Istituzioni

Riforma costituzionale. Referendum

184 costituzionalisti firmano APPELLO PER IL “SI’”

 

23 maggio 2016

da mappeser

Sono 184 i primi firmatari, tra accademici, giuristi e costituzionalisti, del Manifesto per il sì al referendum istituzionale, on line da oggi sul sito “Basta un sì”. «Dopo anni e anni di sforzi vani – sostiene il manifesto – il Parlamento della XVII legislatura è riuscito a varare con una larga maggioranza – quasi il sessanta per cento dei componenti di ciascuna Camera in ognuna delle sei letture – una riforma costituzionale che affronta efficacemente alcune fra le maggiori emergenze istituzionali del nostro Paese». Premettendo che la riforma «non stravolge» la Costituzione e che «non c’è forse tutto, ma c’è molto di quel che serve», l’appello elenca i punti di forza del ddl Boschi: il superamento dell’«anacronistico bicameralismo paritario», una differenziazione dei procedimenti legislativi tra Camera e Senato; una razionalizzazione dei poteri delle Regioni; «un potenziamento del sistema delle garanzie»; un riequilibrio dei poteri normativi del governo; una riduzione dei costi della politica

QUI IL TESTO DEL DOCUMENTO.

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Il vero significato del no nell'analisi di Emanuele Severino

Le “riforme” come ipotesi, la costituzione come programma

 

Franco Astengo

da Fidest - 1 luglio 2016

Le pagine culturali del “Corriere della Sera” hanno ospitato nei giorni scorsi un saggio di Emanuele Severino sul tema delle riforme e del referendum costituzionale.

Il filosofo sostiene la tesi che, in un certo modo, il referendum d’autunno sarà misurato su di una “ipotesi”.

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RINVIARE LE RIFORME

IL REFERENDUM NON È UNA RIVINCITA

 

21 giugno 2016

da Comitati Dossetti per la Costituzione

 I Comitati Dossetti per la Costituzione, visti i risultati delle elezioni amministrative in cui si sono variamente intrecciati un voto sui sindaci, un voto sul governo e un voto sulla Costituzione impropriamente chiamata in causa in ragione della sua riforma, esprimono un vivo allarme sul pericolo che il referendum costituzionale sia ora presentato e vissuto come una rivincita rispetto alla sconfitta di oggi, ciò che aggraverebbe la spaccatura del Paese e fomenterebbe il discredito della Costituzione, ridotta a trofeo della lotta per il potere.

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UN’EREDITÀ POLITICA

 

Raniero La Valle

23 Luglio 2016

 

Seconda parte del discorso tenuto da Raniero La Valle il 23 luglio 2016 nel Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, sul tema “L’eredità”, per la presentazione dell’iniziativa “Tonalestate 2016”.

         

La mia eredità politica nasce da un’esperienza molto antica, fatta addirittura quando ero ancora un bambino. Non è stata come la prima esperienza politica che ha raccontato Giuseppe Dossetti ricordando gli anni della sua adolescenza. Dossetti, essendo nato nel 1913, il fascismo lo ha visto nascere. E in un discorso autobiografico tenuto il 17 marzo 1994 al clero di Pordenone, ha detto che aveva nove anni nei giorni della marcia su Roma e dell’avvento del fascismo. E la sua impressione fu subito “di una grande farsa accompagnata da una grande diseducazione del nostro Paese e del nostro popolo, e di un grande inganno; quindi – ha detto - ho acquisito una prima cosa (rimasta) ben ferma nella sopravvenuta maturazione della coscienza e nella riflessione su quegli eventi che la mia prima adolescenza aveva vissuto, una riflessione radicata nel profondo, un irriducibile antifascismo” [1]

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Dal bicameralismo perfetto al monocameralismo imperfetto

 

Luigi Ferrajoli

Luglio 2016

         

1. Potere di revisione costituzionale e potere costituente - C’è un fatto che accompagna, da circa trenta anni, la lunga crisi della democrazia italiana. All’aggravarsi di tutti i suoi aspetti – il discredito e lo sradicamento sociale dei partiti, la loro subalternità all’economia e alla finanza, la loro opzione comune e sempre più esplicita per le controriforme in materia di lavoro e di stato sociale – ha fatto costantemente riscontro il progetto di indebolire il Parlamento e di rafforzare il governo, tramite modifiche sempre più gravi della seconda parte della Costituzione repubblicana: dapprima, negli anni Ottanta e Novanta, i tentativi delle Commissioni Bozzi, De Mita-Jotti e D’Alema; poi l’assalto ben più di fondo alla Costituzione da parte del governo Berlusconi con la riforma del 2005, scritta dai cosiddetti “quattro saggi” in una baita di Lorenzago e bocciata dal referendum del giugno 2006 con il 61% dei voti; infine l’ultima, non meno grave aggressione: la legge di revisione costituzionale Renzi-Boschi approvata il 12 aprile 2016, sulla quale si svolgerà il referendum confermativo nel prossimo ottobre. Di nuovo, come sempre, l’argomento a sostegno della revisione, oltre a quello penoso e demagogico della riduzione dei costi della politica, è stato la necessità di accrescere la “governabilità” nel tentativo, ancora una volta, del ceto di governo di far ricadere sulla nostra carta costituzionale la responsabilità della propria inettitudine.

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