Anime laiche nel PDL

                                                         Antonio Conte

(Associazione di cattolici democratici, Agire Politicamente )

Crispiano (TA), 18.9.2010

 


In una recente intervista alla Stampa (Agosto 2010: “No a pulsioni giacobine - i neri fanno come i rossi”) il senatore pugliese Quagliarello, vicecapogruppo del PDL, rispondendo alla domanda del giornalista: “Anche sulla laicità si sono profilate due anime diverse nel PDL”, risponde così: “alcune delle sfide più importanti del nuovo secolo chiamano in campo la coscienza religiosa: il confine tra la vita e la morte, il concepimento. Aderire al popolarismo europeo significa riconoscere il diritto di intervento delle religioni nella sfera pubblica”. A dirla con Quagliarello, questo Partito popolare europeo è poca cosa. A dirla con lui: Donati, Murri e Sturzo fondarono il PPI per dare fiato e fare da spalla alla Chiesa per la Questione romana della fine dello Stato pontificio e quant’altro. Che cosa vuol dire questo? I Pastori della Chiesa cattolica, come pure quelli delle chiese cristiane del protestantesimo, sono cittadini italiani, perciò hanno il diritto di esprimere il proprio pensiero (art. 21 della Costituzione). Tutte le religioni hanno un ruolo pubblico, tant’è vero che lo Stato italiano ha il compito di garantire per la sicurezza e l’incolumità delle chiese, dei ministri e dei fedeli (art. 19 della Costituzione). Forse il senatore Quagliarello non sa che l’agire e il pensare politico nella Chiesa è indole proprio dei fedeli laici: “Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena”(Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n. 43); “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” … ”A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e Redentore” (Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, n. 31). La risposta di Quagliarello ha il sapore di neoclericalismo. In questo, forse lo ha preceduto l’ex presidente del senato Marcello Pera, il quale auspicava un ruolo di religione civile per la Chiesa cattolica, una sorta di agenzia moralistica e tutore della identità e della civiltà europea. Era ed è questo il ruolo pubblico agognato dai neoliberali e neoliberisti, dagli atei-devoti, dai teocon per la Chiesa; un ritorno del primato e dell’autorità di questa nella società, in cambio di un sostegno e di una legittimazione politica presso la comunità dei credenti e del popolo italiano? Tanto da annacquare, in un secondo momento, la forza profetica dell’annuncio evangelico della Chiesa?

L’intervento diretto della gerarchia ecclesiastica nel dibattito politico riguardanti leggi che il Parlamento deve licenziare, e che toccano l’etica e la morale cristiana, può essere facilmente strumentalizzata dall’agire politico di chi non ha una conoscenza adeguata della fede cattolica ed erroneamente identifica ancora la Chiesa con la gerarchia, con il clero. In queste circostanze il vertice della Chiesa italiana dovrebbe astenersi dall’entrare nell’agone politico, perché è scritto che i laici fedeli impegnati in politica e nel sociale: ”…assumano essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero.” (Costituzione Gaudium et Spes n.43). Non ci spiegheremo altrimenti gli interventi di Benedetto XVI, a Cagliari nel 2009, e di recente dei cardinali Bagnasco (CEI) e Tettamanzi, volti ad esortare l’impegno in politica di nuovi cattolici, preparati e irreprensibili.

Cosa significa aderire oggi al popolarismo europeo!? Quagliarello dimentica che il Partito Popolare Italiano uscì dal gruppo del PPE a Strasburgo, perché questi, con l’ingresso del Partito di Berlusconi, che con la storia del popolarismo di Sturzo e del cattolicesimo democratico non ha niente a che fare, era diventato un raggruppamento neoconservatore, voluto in maniera ideologica e settaria dallo spagnolo Aznar e dal tedesco Kholl. Quell’operazione fu di accreditamento; un camuffare e imbellettare la politica per un tornaconto!

Diceva don Primo Mazzolari nel 1943: “Il cristianesimo, lungi dall’aver esaurito la sua funzione storica appare l’unico rimedio ai mali del nostro secolo. Protagonisti di questo processo di liberazione dovranno essere i laici cristiani, non subalterni alle gerarchie, disposti a muoversi a proprio rischio, pronti anche a fare tratti di strada con persone di diversa ispirazione politica, nella speranza di un possibile cammino comune”…che non è quello che percorre Quagliarello.