Impegno dei cattolici in politica

l'opinione di Roberto Grigoletto

Roberto Grigoletto

Vice segretario provinciale Pd

15 Maggio 2011

da quaeris.it


Non sorprende il sondaggio realizzato dal prestigioso istituto "Quaeris" sull’impegno dei cattolici in politica [1] . Un risultato abbastanza prevedibile ma non per questo da sottovalutare. Sarebbe anzi opportuno un approfondimento e un confronto tra coloro che da cristiani sono presenti in politica nei diversi schieramenti. Una considerazione, però, va premessa: il dato rilevato dal sondaggio a proposito dell’inadeguatezza da parte dei politici cattolici a rappresentare l’identità e i valori cristiani non può andare disgiunto, a mio parere, da quello relativo alla diminuita pratica religiosa nel nostro Veneto bianco, dove i credenti che vanno a Messa e che prendono parte alla vita della comunità parrocchiale sono ormai una minoranza, e pure esigua.

E' anche per questa ragione che non intravvedo né i margini né l’utilità per la ricostituzione di un partito di ispirazione cattolica. Ho però la sensazione che non sia tanto questa stessa minoranza a lamentare l’incapacità di “trasporre i valori cattolici nelle proposte politiche” perché certe rivendicazioni di principi, da un po’ di tempo a questa parte, nelle nostre terre, sono il frutto di un “utilizzo” molto politico del fatto religioso e della vita di fede. Che si traduce, ad opera della Lega nord, in una esaltazione folcloristica mista a tradizionalismo dei riti, dei simboli e delle pratiche devozionali, funzionale alla costruzione identitaria padana. Ma è oltremodo fuorviante misurare su queste basi la rilevanza e la specificità dell’apporto dei cattolici in politica. Così come lo è, da parte di settori cattolico-militanti che fanno riferimento al Pdl, identificare nella difesa a oltranza dei valori non negoziabili l’obiettivo unico e assoluto dei credenti impegnati in politica. Un approccio integralistico di questa sorta è anti-politico per definizione, perché politica è mediazione e impegno sul terreno delle cose penultime.

Il punto di partenza, a mio avviso, deve essere posto altrove. E la domanda dovrebbe essere la seguente: cosa significa oggi per un credente stare in politica e come si declina il suo impegno? Io penso che il bene comune di cui spesso e volentieri ci si riempie la bocca altro non voglia dire che un lavoro concreto, nella quotidianità, per garantire a tutti di vivere bene nei nostri paesi e nelle nostre città, occupandosi dei problemi, che spesso sono emergenze di tipo sociale. Ma non solo. Anche nella pianificazione urbanistica il cristiano è chiamato a dire la sua, perché molti scempi e scelte scellerate vengono compiute in nome di interessi forti. E poi ci sono i bilanci di previsione delle nostre amministrazioni comunali: può un cattolico tacere di fronte a certi investimenti di spesa o ad alcune modalità di impiego del denaro pubblico? Meglio un tratto in più di porfido in centro o il contributo ad un anziano ma anche a famiglie che non arrivano alla fine del mese? Sono convinto che su questo si misuri la coerenza di chi in politica vuole impegnarsi da cristiano. Non che i comportamenti personali coerenti e lo stile di vita, pubblico e privato, siano poco importanti. Lo sono invece e molto, perché la forma è sostanza; dal sondaggio di Quaeris questo emerge chiaramente, mentre si stanno ancora narrando al Paese le vicende private poco edificanti e per nulla onorevoli del Presidente del Consiglio italiano. Ma cattolici che finora l'hanno votato ne terranno conto?

La rilevazione di “Quaeris” sollecita noi che ci impegniamo da credenti nella polis a definire insieme, e indipendentemente dalla collocazione, le coordinate del nostro servizio: c'é bisogno dei cattolici in politica, sicuramente anche di una nuova generazione, ma soprattutto di un modo diverso di essere presenti nella cosa pubblica. L'apprezzabile sondaggio di “Quaeris”mi conferma nell'opinione che tutto questo sarà possibile se riusciremo smettere il ruolo e a rinunciare a divulgare di noi lo stereotipo del crociato nelle battaglie della bioetica. L'impegno politico è molto più ampio, anche per i cattolici.

Vedi articolo di Francesco Butini