Una difficile tornata elettorale

Francesca Vagniluca

22 Settembre 2022

Ci separano pochi giorni dal voto e molte persone provano un senso di smarrimento e confusione.

Tanti fuori sede, studenti e lavoratori, non riusciranno a votare perché non possono rientrare nel proprio comune di residenza per via del lavoro, dello studio o di altri impegni contingenti.

L’Italia, Cipro e Malta sono gli unici membri dell’UE a non garantire una forma accessibile di voto a chi vive fuori sede e nel nostro Paese parliamo di circa cinque milioni di persone.

Il grande partito dell’astensione si ingrossa e marca il segno della sfiducia crescente nella proposta politica italiana.

I giovani diciottenni, che potranno votare anche per il Senato della Repubblica, sono in forte difficoltà perché non trovano risposte alle preoccupazioni legate all’ambiente, alla domanda di percorsi formativi qualitativamente validi che abbiano corrispondenza diretta nel mercato del lavoro.

I nostri anziani sono legati ancora a degli ideali, spesso ad un’ideologia che è stata tradita e vilipesa tanto da far cambiare loro colore politico.

Poi c’è la classe operaia che “non va più in paradiso”, ma esiste e resiste, come può, aggrappandosi a falsi slogan, a promesse sbiadite, al desiderio di rivincita.

Mentre Mario Draghi, presidente uscente (suo malgrado), viene premiato a New York come “miglior statista dell’anno”, ci prepariamo alla tornata elettorale più difficile della storia repubblicana: un taglio netto dei parlamentari non accompagnato dalla corretta riforma elettorale che ha ancora i listini bloccati (vergogna!).

Ciò che ricorderemo di più e con maggior amarezza, di questa campagna per le politiche, è il saccheggio delle parole e dei simboli cristiani fatto dalla Lega di Matteo Salvini.

Il mix di religione e politica è ormai un modus operandi del leader del Carroccio che in questo delirio di onnipotenza ha passato il segno.