DEMOCRATICI E POPOLARI: Un’identità al “campo largo” del PD

Intervista sull’attuale momento politico al prof. Lino Prenna, Coordinatore nazionale di Agire Politicamente

Intervista effettuata dalla Redazione di Agire Polis

23 Luglio 2022

Professore, dopo circa diciotto mesi, il governo di “Unità Nazionale” a guida Mario Draghi è caduto, in seguito alla decisione del Movimento 5 Stelle, della Lega e di Forza Italia di non votare la fiducia. Che idea si è fatta al riguardo?

La crisi che si è consumata in questi giorni e che ha portato alla caduta del governo Draghi è stata definita con tanti aggettivi, incomprensibile, complessa, inedita... e ovviamente, gravissima in un contesto internazionale già segnato da una crisi umanitaria globale. E il comportamento dei partiti, "presenti non votanti, alla votazione del Senato, mercoledì scorso, è stato bollato, giustamente, come irresponsabile e vergognoso.

In realtà, la subdola manovra di lanciare il sasso e nascondere la mano rivela un certo modo di concepire la politica come "stratagemma", termine che il vocabolario, in base all'etimologia greca, definisce "astuzia militare", cioè, "mossa per trarre in inganno il nemico". Con altra parola, più vicina al linguaggio politico, possiamo parlare di comportamento demagogico e ingannevole, quale abilità a "cattivarsi il favore del popolo".

Così, il prossimo 25 Settembre i cittadini saranno chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento ed il Centrodestra a trazione sovranista, già si propone come coalizione di governo. Cosa dovrebbe fare invece il Partito Democratico? Qual è la via che dovrebbe intraprendere per avanzare una proposta di governo di Centrosinistra?

La votazione dell'altro giorno, mentre apparentemente ha contrapposto la Lega al movimento di Conte, di fatto li ha riavvicinati (ammesso che si fossero mai allontanati), nella comune postazione populista. Il centrodestra, a sua volta, si è presentato con l'anima populista della Meloni.

Per il PD, paradossalmente, la votazione è stata benefica, perché lo ha convinto, finalmente, a rompere l'alleanza ostinatamente condotta dai 5 stelle, che Renzi, nel suo intervento al Senato ha detto di non capire, come "un mistero di fede"! In verità non l'avevamo capita anche noi, a meno che la frammentazione dispersiva del movimento non fosse il calcolo di una probabile eterogenesi dei fini!

Così, a voler leggere l'esito positivo della votazione dell'altro giorno, rilevo che ha chiarito le appartenenze e prefigurato gli schieramenti per le prossime elezioni: democratici e popolari, da una parte; sovranisti e populisti, dall'altra.

L'attuale legge elettorale, che i partiti, colpevolmente, non hanno voluto o saputo cambiare, obbliga a coalizzarsi. Ebbene, il PD abbandoni il ventilato "campo largo" o, comunque, lo risemantizzi, "allargandolo" all'arcipelago centrista e alle insorgenze del civismo, che le ultime elezioni amministrative hanno reso evidenti: una coalizione popolare, avversa alla coalizione populista. Certo, le coalizioni non si improvvisano e il PD, purtroppo, ha perso tempo dietro i 5 stelle.

In un suo recente libro parla del nuovo popolarismo come attualizzazione del Cattolicesimo Democratico. Cosa intende per “popolarismo”?

Con una formulazione breve e tuttavia completa, papa Francesco ha definito il popolarismo "la cultura del popolo", cioè, la "coltivazione", la "cura", il "riscatto" del popolo, le cui dimensioni coincidono con le "periferie" della città.

Tocca alla politica, sviluppata come ricerca responsabile del bene comune, il compito di elevare la massa alla dignità di popolo e contrastare il populismo che tende a lasciare il popolo nella condizione di massa, oggetto e non soggetto della vicenda politica.