La “nostra” Africa

Francesca Vagniluca

19 Luglio 2022

Il conflitto russo-ucraino sta aggravando ulteriormente la malnutrizione dei Paesi dell’Africa sub-sahariana. In particolare, Etiopia, Kenya, Burkina Faso, Somalia e Sud Sudan, dove si prevede un drastico aumento del tasso di malnutrizione, che già colpisce il 60% della popolazione.

Milioni di tonnellate di cibo che potrebbero sfamare famiglie e far crescere bambini, sono ferme ormai da tempo nei porti di Mariupol, Kherson e Odessa a causa dei blocchi navali imposti dall’esercito russo.

Putin e la sua amministrazione sono i responsabili di conseguenze gravissime sul popolo africano! Anche questi sono crimini contro l’umanità.

Il segretario delle Nazioni Unite Guterres denuncia una crisi senza precedenti: a sud del Sahara l’aumento incontrollato dei prezzi del cibo e di altre materie prime fondamentali come energia e fertilizzanti sta affamando 47 milioni di persone, destinate ad aggiungersi ai già 276 milioni che nel mondo soffrono la fame. La maggior parte di esse, in termini di percentuale, risiede proprio nel continente africano.

“Il numero di donne, uomini e bambini colpiti da una crisi alimentare e nutrizionale in Africa occidentale e centrale potrebbe raggiungere un nuovo massimo storico nel giugno 2022, giungendo da 10,7 milioni nel 2019 a quota 41 milioni nel 2022 in soli tre anni”.

Questo è quanto ha rivelato l’analisi sulla sicurezza alimentare di Cadre Harmonisé, pubblicata lo scorso marzo.

Il Cadre Harmonisé (CH) è uno strumento che aiuta a produrre analisi pertinenti, rigorose e trasparenti delle situazioni alimentari e nutrizionali attuali e previste. Classifica la gravità dell'insicurezza alimentare e nutrizionale in base alla scala di classificazione internazionale attraverso un approccio che fa riferimento a funzioni e protocolli ben definiti.

L’intera area del continente africano sta vivendo infatti la peggiore crisi alimentare e nutrizionale degli ultimi dieci anni.

L’Unione Europea deve contribuire fortemente a garantire cibo sano e nutriente ai bambini, alle neo o future mamme di questi Paesi che sono così a rischio. L’implementazione di progetti dedicati alla cooperazione internazionale, il loro finanziamento è determinante per affrontare ed arginare le emergenze dei popoli più poveri della Terra.

C’è bisogno dell’aiuto di tutti! Anche il nostro Paese può fare molto incrementando le risorse per la cooperazione internazionale, ad oggi ferme allo 0,2% del PIL.

Dobbiamo lavorare incessantemente per il futuro, per prevenire le carestie e redistribuire la ricchezza. Si tratta di riportare l’Umano al centro dei nostri pensieri, delle scelte dei nostri governi!