SCUOLA E POLITICA: UN RAPPORTO DIFFICILE

Francesca Vagniluca

20 Dicembre 2021

Recentemente il ministro Cingolani ha dichiarato che non serve studiare quattro volte le guerre puniche, ma occorre cultura tecnica per formare i giovani alle professioni del futuro.

Forse il nostro ministro non ricorda che negli istituti tecnici e professionali lo studio della Storia è stato ridotto ad una sola ora settimanale con il Dlgs 61 del 13 aprile 2017, Legge delega nota come Buona Scuola.

Tale riduzione, senza una revisione organica dei curricula scolastici, ha fatto compiere alla scuola pubblica un passo indietro nel garantire a tutti una formazione di qualità.

Invece di stigmatizzarne la dicotomia, il caro ministro dovrebbe affermare che la cultura tecnica è una derivazione di quella umanistica. Sarebbe molto più utile introdurre la “storia delle scienze e delle tecniche” in tutti gli Istituti di Istruzione Superiore perché la consapevolezza dei passaggi storici è fondamentale per affrontare ogni tipo di studio e allena le coscienze degli uomini e delle donne di questo Paese.

Nel PNRR sono 5,2 i miliardi destinati all’edilizia scolastica di ogni ordine e grado, un fatto molto importante, ma non sufficiente per rimettere la scuola al centro dell’agenda politica.

L’investimento sul futuro della scuola non può limitarsi all’aspetto materiale perché la formazione delle nuove generazioni determinerà le prospettive di sviluppo della nostra società sempre più complessa e articolata. Non si può smettere di ragionare sui suoi contenuti, inasprendo la burocrazia, accrescendo acronimi e sigle nella definizione di piani formativi, lasciando gli insegnanti soli e mal retribuiti, a gestire un capitale umano in continua evoluzione.