Per la rinascita: politica ed economia a servizio della vita

Pier Giorgio Maiardi

da "Politicamente - Anno XX Numero 2 "- Aprile-Giugno 2020

Viviamo ancora il trauma di una epidemia a cui nessuno era preparato, dalle istituzioni alle imprese, alle comunità e alle persone, e tuttavia dobbiamo impegnarci in una indispensabile rinascita; non ci è consentito rassegnarci alla “malasorte” e attendere l’evolversi naturale degli eventi; dobbiamo preparare il futuro partendo da una lettura attenta della lezione che ci impartisce il coronavirus!

  1. Una lettura difficile ma necessaria

Ma non è una lettura facile. Si tratta di leggere con più attenzione la lezione di questi mesi e forse è bene che proviamo a farlo con le categorie di papa Francesco considerato che le nostre, quelle abituali ritenute più conformi alla realtà, finora pare abbiano fatto fallimento e non sono mai riuscite a cambiare il corso delle cose.

La politica soprattutto, a cui è affidato il compito di governare la comunità, appare impreparata e inadeguata a questa prospettiva: una maggioranza di governo che non riesce a trovare una indispensabile sintonia nel valutare ciò che conta per rinascere dalla crisi del coronavirus. La preoccupazione è sempre quella di affermare l’identità della propria parte politica considerando intoccabili e sacre alcune realizzazioni, non importa la loro vera utilità attuale, a cui è legata quella identità: papa Francesco ammonisce che “la realtà è superiore all’idea” , l’idea deve servire a risolvere e superare i problemi della realtà, non può prescinderne.

L’esperienza di questi mesi ci ha detto che ciò che sta più a cuore alle persone è la loro vita, la loro salute, condizione base della loro esistenza! La fiducia di poter contare sulla propria salute e quindi di poterla proteggere ci è indispensabile.

E quindi cominciamo a renderci conto che l’ambiente non è solamente la bandiera agitata da qualche fanatico ma è una condizione di base per la vita di una comunità che vuole vivere serena, svilupparsi, crescere: l’epidemia forse è stata generata dal nostro cattivo rapporto con l’ambiente, fatto di clima, di piante e di esseri viventi, uomini ed animali. La traumatica esperienza del covid 19 ha messo in grande evidenza il valore dello stare insieme, del comunicare, di avere un rapporto non occasionale e tanto meno conflittuale con gli altri, a partire dalla nostra famiglia.

Questa esperienza ci ha fatto scoprire molto concretamente il valore della solidarietà: abbiamo bisogno di vivere in comunità e per vivere insieme è indispensabile essere solidali, che non vuol dire solamente non farsi la guerra ma assumersi un po’ del peso e della responsabilità della vita uno dell’altro. E non si tratta solamente di una norma di vita personale, una regola di morale, ma di una condizione indispensabile per la vita dello Stato, degli Stati, una condizione per la politica nazionale, internazionale, mondiale.

  1. Costruire un futuro migliore

In questo tempo che ha costretto molti di noi all’inattività, spesso con la conseguente impossibilità di percepire un reddito che ci garantisse una dignitosa sopravvivenza quotidiana, abbiamo scoperto il nostro bisogno di essere attivi, di avere un ruolo nella comunità e di essere riconosciuti per quel ruolo, più che di ricevere un sussidio per la nostra “povertà”. Questo tempo ci ha ricordato che la vita della nostra comunità dipende dal lavoro di tanti, dal loro impegno scientifico, dalla loro capacità di trasformare e di organizzare. Il diffondersi dell’epidemia ha messo in evidenza la diversità delle nostre età, delle condizioni di vita di ciascuno, con il pericolo che la limitatezza delle nostre strutture ed attrezzature sanitarie potesse obbligare ad una discriminazione fra anziani e giovani, fra disabili ed abili, addirittura fra “utili” e “inutili”, secondo un arbitrario metro di efficienza.

Un’autentica rinascita dal coronavirus dovrebbe partire proprio da qui: il primo valore è la vita, la salute ed il benessere delle persone, di tutte le persone, senza alcuna differenziazione, e i rapporti solidali e pacifici fra le persone sono la condizione indispensabile per la vita sociale. Il riconoscimento ed il rispetto per la dignità di ogni persona esige che ognuno possa avere un ruolo attivo e responsabile nella comunità, e cioè un lavoro, una mansione, un ruolo, una cittadinanza riconosciuta. Questo riconoscimento impone anche di cercare una più equa distribuzione del reddito fra i cittadini: la logica economica, se non governata, porta ad una sempre maggior differenziazione fino all’emarginazione di un’area sempre più vasta di povertà e questo porta anche al conflitto sociale! Poi, ci ammonisce ancora papa Francesco, dobbiamo prenderci cura della “casa comune”: “com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi”? (Laudato si’,13).

Si tratta di rovesciare la logica che mette al primo posto l’interesse personale e l’utile economico subordinando a questo pseudo valore tutto il resto! Certamente l’utile economico deve essere perseguito ma in funzione della possibilità di consentire la vita delle persone e la migliore organizzazione dei servizi a favore di ciascuno e della comunità. Questo è il “bene comune”: il benessere, la giustizia e la pace sociale!