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Sì o No? Una parola sul referendum costituzionale
(20-21 settembre 2020)
La posizione dell’associazione Agire Politicamente
10 Settembre 2020
- Il testo della legge costituzionale
- Il quesito referendario
- La posizione dell’associazione Agire Politicamente
Il testo della legge costituzionale
- Art. 1. (Numero dei deputati)
- All'articolo 56 della Costituzione sono apportate le seguenti modificazioni;
a) al secondo comma, la parola: « seicentotrenta » e' sostituita dalla seguente: « quattrocento » e la parola: « dodici » e' sostituita dalla seguente: « otto »;
b) al quarto comma, la parola: « seicentodiciotto » e' sostituita dalla seguente: « trecentonovantadue ».
- Art. 2. (Numero dei senatori)
- All'articolo 57 della Costituzione sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al secondo comma, la parola: « trecentoquindici » e' sostituita dalla seguente: « duecento » e la parola: « sei » e' sostituita dalla seguente: « quattro »;
b) al terzo comma, dopo la parola: « Regione » sono inserite le seguenti: « o Provincia autonoma » e la parola: « sette » e' sostituita dalla seguente: « tre »;
c) il quarto comma e' sostituito dal seguente: « La ripartizione dei seggi tra le Regioni o le Province autonome, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, si effettua in proporzione alla loro popolazione, quale risulta dall'ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei piu' alti resti».
- Art. 3. (Senatori a vita)
- All'articolo 59 della Costituzione, il secondo comma e' sostituito dal seguente:
« Il Presidente della Repubblica puo' nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero complessivo dei senatori in carica nominati dal Presidente della Repubblica non puo' in alcun caso essere superiore a cinque ».
- Art. 4. (Decorrenza delle disposizioni)
- Le disposizioni di cui agli articoli 56 e 57 della Costituzione, come modificati dagli articoli 1 e 2 della presente legge costituzionale, si applicano a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale e comunque non prima che siano decorsi sessanta giorni dalla predetta data di entrata in vigore.
Il quesito referendario
«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?»
La posizione dell’associazione Agire Politicamente
L’associazione Agire politicamente, nelle conclusioni del seminario di fine agosto, tenuto presso la Fraterna Domus di Assisi, ha elaborato una propria posizione sul referendum costituzionale, qui esposta nei passaggi principali.
L’associazione ritiene che non si possa prescindere dal contesto sociopolitico in cui nasce la proposta di modifica, dall’intenzione che l’ha guidata e dalle conseguenze che la modifica comporta, giacché comprometterebbe i principi fondamentali, su cui si fonda la nostra Repubblica e dai quali trae legittimazione il Parlamento stesso.
E’ palese la perdita di qualità che il Parlamento ha subito negli ultimi anni tanto da provocarne un discredito nella opinione dei cittadini che hanno perso la piena coscienza della sua funzione vitale per la democrazia: la composizione delle liste dei candidati, la impossibilità di scelta dei candidati da parte degli elettori, la perdita del rapporto fra i candidati ed il territorio. Da questo contesto nascerebbe la proposta di modifica ma sarebbe piuttosto il momento di impegnarsi in una rivalutazione del Parlamento per renderlo più rispondente alla funzione che gli assegna la Costituzione, a salvaguardia del nostro stesso sistema democratico.
È evidente anche che l’intenzione ispiratrice della modifica nasce da un giudizio preconcetto sulla situazione di privilegio immeritato di cui godrebbero i parlamentari e quindi da una volontà giustizialista di carattere demagogico e populista che ignora l’esigenza di salvaguardare e semmai migliorare la nostra democrazia; inoltre, il provvedimento trae motivazione da considerazioni di esclusiva natura economica, cioè ridurre il costo dei parlamentari: si tratta quindi di una valutazione soggettiva e del tutto incongruente con lo spirito costituzionale, oltreché assolutamente sproporzionato sia per l’effettivo risparmio economico che si realizzerebbe, riducendo il numero dei parlamentari, sia perché lo stesso esito si potrebbe più propriamente ottenere riducendo i compensi loro spettanti. Perciò la modifica si limita a ridurre il numero dei parlamentari senza alcuna preoccupazione di rispettare le proporzioni che devono garantire una adeguata rappresentanza dei cittadini di ciascun territorio e la corretta composizione di importanti assemblee, come quella che elegge il Presidente della Repubblica.
Agire politicamente ritiene che l’esigenza più urgente per la qualità della nostra democrazia sia il recupero della stima nei confronti delle istituzioni e in primo luogo del Parlamento, che oggi viene considerato spregiativamente “la casta”. Tale carattere di “casta” può essere cancellato riducendo eventualmente le provvidenze ed i privilegi che la fanno considerare tale, non certo riducendo il numero dei suoi componenti e confermando così il grave discredito che la rende estranea e addirittura ostile nella opinione dei cittadini.
Infine, la modifica giunge al voto dei cittadini senza aver assolto l’impegno di rivedere le norme che regolano le elezioni, a partire dalle modalità di scelta dei candidati e dalla garanzia di una corretta rappresentanza dei territori. Peraltro, l’esperienza della reale possibilità di accordo fra le componenti della maggioranza che ci governa non ci consente di confidare nella certezza di giungere alla definizione di norme oggettivamente rispettose delle garanzie costituzionali.
Queste motivazioni ci paiono ampiamente sufficienti per esprimerci negativamente sul quesito referendario. Potrebbero costituire una remora a tale giudizio solamente valutazioni di ordine politico contingente: il timore, cioè, di una rottura nei rapporti interni alla maggioranza con conseguente caduta del Governo e creazione dei presupposti per una situazione politica assai preoccupante per la nostra democrazia.
Non crediamo, però, che sia lecito barattare la integrità del nostro sistema democratico con ragioni di opportunità politica contingente che appaiono comunque sproporzionate: è indispensabile, infatti, recuperare una sensibilità costituzionale che ci renda più attenti e gelosi delle istituzioni che reggono la nostra Repubblica nata dal dramma della guerra distruttiva a cui ci aveva portato la dittatura fascista: istituzioni che possono essere rese via via più rispondenti alla funzione per la quale sono state create ma con la principale preoccupazione di assolvere al meglio quella funzione.
Riaffermando il primato della volontà popolare, correttamente espressa, non possiamo non confidare nella capacità della nostra politica di interpretare detta volontà e di trarre le conseguenze dovute dall’auspicato voto negativo, senza consentire che da esso derivi un effetto peggiore per la nostra democrazia ed assolutamente estraneo alla volontà espressa con il voto stesso
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