La deriva verso il populismo e l’autoritarismo

Ma i cattolici dove sono?

Nino Labate

Giugno 2009

Era il 15 aprile del 1994. Don Giuseppe Dossetti dal letto dell’ospedale di Bazzano, scriveva una lettera al sindaco di Bologna Vitali, scusandosi per non poter accettare l’invito di partecipare alle celebrazioni per l’anniversario della Liberazione. Era da pochi anni caduto il muro di Berlino e lo tsunami Tangentopoli non aveva ancora esaurito le sue onde rovinose fonti di traumatici cambiamenti politici. Proprio in quegli anni tuttavia si pongono le radici del populismo italiano e si semina l’autoritarismo. Fatta precipitosamente terra bruciata delle famiglie politiche del Novecento italiano, come suggeriva nichilismo della Fine della Storia, il populismo rinasceva ben nascosto sotto la sigla di un nuovo partito che evocava molto i sentimenti dei tifosi italiani durante un campionato di calcio europeo. Mentre l’autoritarismo veniva ri-posto nella concezione salvifica e manichea di questo partito padronale, fortemente personalizzato nella sua leadership. Senza democrazia interna. Mutuato nella gestione conduzione dai manuali di organizzazione aziendale in cui il “Direttore generale” accentra tutti i poteri di cooptazione e di nomina. Raccogliendo personale politico dalla pratica trasformista sempre presente nella storia dei partiti italiani, ma organizzando un offerta efficace nel mercato della politica italiana, che è ancora cifra significativa di questa lunga transizione. ...

Vedi articolo: Ma i cattolici dove sono?
di Nino Labate (fondatore e segretario dell’associazione romana di laici cristiani Polis Duemila - da Polis Duemila, Giugno 2009)