... sui cattolici in politica ...

una lettera di Pietro La Corte

 Pietro La Corte
Ostuni, Settembre 2011

L’avvocato Stefano Cavallo nel numero di Agosto dello “Scudo” ha sollevato un serio problema per ogni cristiano che voglia ritenersi membro responsabile della comunità civile di cui fa parte. Egli si è domandato se sia possibile “un nuovo impegno dei cattolici in politica”, secondo le intenzioni del “forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro” ai fini di un “rinnovamento morale e civile della politica nazionale”. Ha concluso che gli sembra “illusorio ipotizzare una nuova presenza organizzata dei cattolici” dopo il fallimento del tentativo operato da Martinazzoli attraverso il nuovo PPI negli anni 1993-94, tentativo reso vano dalla defezione di alcuni ex democristiani come Casini e Mastella, i quali crearono un nuovo raggruppamento politico che poi collaborò con il governo Berlusconi, o come Pisanu, Scajola ed altri che aderirono subito al movimento di “Forza Italia”, preferendolo al nuovo PPI, non so con quali motivazioni in merito.

Ho vissuto personalmente l’esperienza della formazione del nuovo PPI dell’estate del ’93 all’EUR; in quella circostanza ebbi modo di rilevare la presenza di tanti giovani entusiasti e pieni di speranza in quel cambiamento di rotta che il segretario Martinazzoli prometteva per un rinnovamento dell’intera classe politica cattolica.

Ricordo ancora la commozione provata da me, come anche dai tanti osservatori esterni presenti, nel vedere i giovani che si autotassavano per pagare le spese del salone nel quale si svolgevano i lavori. Mi sembrava essere tornato ai tempi eroici del 1948 quando i giovani cattolici si impegnarono allo stremo per convincere l’opinione pubblica nazionale sulla necessità di un voto massiccio per sconfiggere il fronte popolare di sinistra.

Nelle elezioni del 1994 invece alcuni “giovani leoni” della vecchia DC presero le distanze dalla “intesa” di Martinazzoli e Segni e contribuirono alla sconfitta del nuovo PPI, favorendo invece il nascente movimento di “Forza Italia” che per l’enorme impegno finanziario di Berlusconi garantiva maggiori prospettive di vittoria nei confronti della compagine di sinistra, nella quale peraltro erano confluiti, per ragioni a me rimaste incomprensibili, altri ex democristiani.

Le varie defezioni resero così vana la speranza di tutti quei giovani che avevano creduto in Martinazzoli, un politico di razza e di alto senso civico, il quale, deluso dal comportamento di tanti cattolici che avevano interpretato a loro comodo il principio della libertà di opzione in politica, sensibili più al potere che al servizio, rassegnò le dimissioni da segretario del partito.

Quanto è accaduto in seguito non fa certo onore a quanti si rifacevano a parole alla dottrina sociale della Chiesa, essi contribuirono a chiudere una stagione di impegno dei cattolici verso il Paese.

Del pensiero e dell’esempio di De Gasperi, di Fanfani, di La Pira, di Dossetti, di Lazzati e dei tanti autentici democratici cristiani fino ad Aldo Moro non era rimasto più nulla in uomini adusi solo all’esercitare il potere per “amore verso se stessi e la loro sopravvivenza”.

Il tentativo operato da Prodi nel 1996 mirò invece ad aggregare tutte le forze politiche di centro sinistra con il nobile intento di contrastare una crescente influenza del Berlusconismo nel Paese, tentativo fallito dopo pochi mesi per il protagonismo cocciuto di uomini dell’estrema sinistra, così come falli quello successivo nel 2006 ad opera di Mastella.

Di fronte ad una situazione politica, sociale ed economica come l’attuale, resa sempre più ingravescente dall’immobilismo di un governo preoccupato solo di conservare il potere e privo di un chiaro progetto di crescita per il Paese, i cristiani, non possono essere più giustificati né da un atteggiamento passivo verso l’impegno politico né da una partecipazione indifferente negli opposti schieramenti che li rende assolutamente insignificanti e corresponsabili del declino del Paese. Essi hanno invece il dovere di testimoniare la loro Fede e la loro speranza nel progresso del Paese operando scelte precise di campo coerenti con la dottrina sociale della Chiesa e collaborando, in atteggiamento dialogico costruttivo, con quanti altri siano impegnati nell’agone politico con il sincero intento della ricerca del bene comune possibile nel presente difficile momento storico, con il coraggio della profezia e della denuncia dei mali esistenti, a patto che il dialogo sia reso possibile dalla rinunzia da parte di tutti a riserve mentali, legati ad appartenenze ideologiche pregresse dure a morire, perché non convintamene metabolizzate. Senza tali rinunzie nessuna seria collaborazione è possibile in alcuna coalizione politica.

È il caso di richiamare ulteriormente l’attenzione dei cittadini, credenti e non, sul marciume che quotidianamente siamo costretti a rilevare nel nostro Paese per l’immoralità manifesta ed irresponsabile di alcuni uomini pubblici che avrebbero il solo preciso dovere di dare esempi di sano e buon vivere?

È ancora il caso di richiamare l’attenzione verso lo stato di povertà sempre più ingravescente di molti strati della popolazione a fronte dall’uso smoderato e spregevole del denaro da parte di alcune categorie di ricchi?

Il Cardinal Martini ha affermato che “non dobbiamo abituarci ai peccati globali, che sono (invece) per noi una sfida” mentre il Cardinale Kasper ci invita a riflettere che “niente di ciò che avviene nella storia può apparire indifferente per la Fede”.

Se così è e se è vero che la politica è la più alta forma di esercizio della Carità, come affermato da Paolo VI, ogni cristiano adulto ha il dovere di contribuire a risanare il Paese, favorendo la nascita di una nuova classe politica che coltivi i valori di un’etica pubblica. Egli deve riflettere su quanto quell’autentico campione del “Personalismo Comunitario” che fu E. Mounier scrisse: “non c’è un solo momento nella storia in cui il Cattolicesimo possa essere esonerato dall’inventare la sua risposta agli enigmi della storia, alle iniziative profane, alle creazioni ed agli errori delle civiltà”. Ed oggi di errori ci è dato rilevarne tanti, di errori fatti passare come ineluttabili, legati alla natura umana, fra l’indifferenza di tanti di noi che non avvertiamo più la capacità di indignarci.

Ed allora è un bene che “persone ed associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro” abbiano dato luogo ad un forum per “il rinnovamento morale e civile della politica nazionale”, ma è più urgente e necessario un forum dei tanti movimenti politici di ispirazione cristiana, a patto che superino persistenti e cocciute autoreferenzialità ed accettino di stare veramente insieme ai fini di una presenza significativa e significante nella comunità nazionale. E questo iniziando dalle formazioni più prossime alla società civile e dalle istituzioni amministrative locali nelle quali sembra a molti che sia ineluttabile la persistenza incontrastata di gruppi e di personaggi che si ritengono indispensabili ed insostituibili.

Nulla è ineluttabile nella vita comune, purché ogni cittadino avverta il senso della propria dignità e difenda i propri diritti inalienabili attraverso la partecipazione attiva alla vita pubblica senza timori reverenziali verso chicchessia. Per l’uomo di fede la non partecipazione comporta peccato di omissione; per tale motivo non condivido l’opinione dell’avvocato Cavallo, il quale ritiene “illusoria una nuova presenza organizzata dei cattolici in politica”.

Organizzarsi non significa solo realizzare una nuova formazione di ispirazione Cristiana, ma porre in essere iniziative serie e credibili, capaci di concorrere ad un progetto di sviluppo per il paese.

E tempo che ogni cittadino responsabile si convinca che le istituzioni pubbliche non sono riserva dei “soliti noti” che riescono ad imporsi e prevalere grazie all’inerzia di molto cittadini passivi o a timori reverenziali di tanti altri che continuano a ritenersi dipendenti dai potenti di turno per una vita che li tenga al sicuro da rischi.

I cristiani hanno poi la grave responsabilità di un richiamo continuo ai valori etici nella vita civile. C’è da stupirsi perciò che alcuni di essi, peraltro appartenenti ad associazioni ecclesiali, continuino ad esprimere solidarietà a personaggi politici che quotidianamente fanno strame della morale, scandalizzando l’opinione pubblica con una condotta niente affatto edificante mentre avrebbero invece il dovere di dare esempi di virtù per il ruolo di responsabilità che ricoprono.

Guai a chi dà scandalo, fu scritto!

E ancora il caso di richiamarlo all’attenzione di tutti i buoni cristiani? Quale bene comune si illudono di realizzare alcuni di essi collaborando con personaggi siffatti? Nel libro del Qoèlet (10, 5) è scritto: “la follia vien collocata in posti elevati” e quanto ci è dato osservare si sia realizzato in molto casi in Italia negli ultimi anni, fra l’indifferenza di molti, anche credenti.

Chiudo con la riflessione di un magistrato, Luca Crescente, sulla cui breve esistenza terrena è stato recentemente dato alle stampe un libro dal titolo “Tempo niente”. Egli ha lasciato scritto che “quando riflettiamo sulla nostra vita con approccio critico, quando pensiamo ai nostri peccati, pensiamo alle azioni che non avremmo dovuto compiere. Non pensiamo mai alle omissioni. Non pensiamo mai a quel che avremmo potuto fare e invece non abbiamo fatto”.

È giusto richiamare che per il cristiano quello di omissione è il peggiore peccato!