Il Personalismo comunitario di Mounier per riabilitare la politica

                                                         Antonio Conte

(Associazione di cattolici democratici, Agire Politicamente )

Crispiano (TA), 2/9/2010


Ne Il Personalismo di Mounier si dice, a proposito del dualismo tra natura e spirito che sempre ha caratterizzato l’esistenza umana: “L’uomo è un essere naturale; in virtù del suo corpo, fa parte della natura, e il suo corpo è dovunque egli si trovi.” Qui il termine natura ha un’accezione ampia, direi totale, di natura umana, in special modo. Per questo l’autore afferma che la natura, com’espressione e manifestazione attraverso i sensi, “non costituisce il male dell’uomo: l’incarnazione non è una caduta. Siccome è luogo dell’impersonale e dell’oggettivo, essa costituisce una continua occasione di alienazione.”  Alienazione tra l’idea che l’uomo si costruisce delle cose, che sono o possono essere, e i limiti costituiti dalla natura umana che è condizionata dai sensi (oggettività); perciò l’uomo assume un modo di essere condizionato psicologicamente, affettivamente e socialmente.

L’uomo quindi, ricorda l’autore, non deve essere in balia della natura (i sensi), ma deve esercitare un’azione sulla natura, personalizzando la natura e la sua esistenza, in pratica redimerla; dandole una connotazione e finalità soprannaturale, relativizzando le cose che appartengono al dominio dell’esistenza terrena.

Mounier afferma che quest’azione “.. non consiste nell’imporre alle cose, alle situazioni, alle relazioni un rapporto da padrone a schiavo. La persona si libera liberando”. Egli deve chinarsi in soccorso della caducità, dell’imperfezione.

Questa è chiamata a liberare tanto le cose quanto l’umanità. Marx diceva del capitalismo che esso degrada le cose a semplici merci, a meccanismi da sfruttare, oscurando la loro stessa dignità di cose, quelle, per esempio, che ispira il poeta. Noi operiamo tale degradazione ogni qualvolta consideriamo le cose soltanto come ostacoli da vincere, come materia da possedere e da dominare. Allora il potere discrezionale che noi vogliamo esercitare su di esse non tarda ad infiltrarsi nei rapporti umani, a produrre quella tirannia, che parte sempre dall’uomo e non dalle cose. Il movimento marxista, il quale pensa che il compito dell’uomo sia invece quello di elevare la dignità delle cose umanizzando la natura, è, in questo caso, vicino al cristianesimo, che dà all’umanità la vocazione di riscattare con il lavoro, riscattando se stessa, quella natura che ha trascinato con sé nella propria caduta. Il valore centrale che in Marx assume l’attività pratica dell’uomo (praxis) è una specie di laicizzazione del valore centrale che il lavoro assume nella tradizione cristiana.

Certo qui l’autore fa riferimento al lavoro, alle strutture produttive, economiche; però il pensiero di Mounier, e questo è implicito ed anche esplicito nella sua opera, è riferito anche alle strutture sociali e politiche, alle organizzazioni connesse che possono umanizzarsi (umanizzare la natura delle cose).

Ecco, i mali della politica oggi, che la riducono a pura mercanzia, partono da questi presupposti.

La politica è la forma di riscatto della natura umana, delle imperfezioni, degli squilibri che, soprattutto oggi, sono nei sistemi dell’organizzazione della società dell’uomo. Chi ha usato ed usa le organizzazioni sociali e politiche, sottomettendole per la propria scalata al successo, con appropriazione anche privata di poteri, o a addirittura per delirio di onnipotenza, non rende senz’altro un servizio all’emancipazione sociale, economica e culturale della comunità, perché schiavizza le cose per un proprio fine.

Il personalismo cristiano in Mounier è: elevarsi dai condizionamenti della componente naturale dell’uomo, per essere liberi dalle cose e instaurare rapporti umanizzanti e formare persone. Perciò occorre personificare le strutture, renderle non impersonali, darle cioè una umanità (in questo senso personalismo) nel momento stesso in cui si utilizzano, si usano. Dice San Paolo, a proposito della caducità dell’essere umano e della creazione: “… la creazione stessa (la natura, anche quella umana quindi) geme finchè non sarà anch’essa liberata dalla sua (in-naturale) imperfezione(schiavitù)…”.