L’impegno oltre il disincanto (senza deleghe in bianco)

Ripensando alla Settimana Sociale di Reggio Calabria

Giorgio Campanini

27 Ottobre 2010

da Avvenire

La Settimana sociale di Reggio Calabria – nonostante il relativo silenzio di buona parte dei mass media – è un avvenimento che non può essere accantonato, all’indomani del suo svolgersi, nella logica consumistica che sta contagiando anche realtà che dovrebbero superare il guado della breve durata. Anche per questo siano consentite alcune riflessioni da parte di chi, impossibilitato a essere presente in quella sede, ha tuttavia potuto seguirla, sia pure da lontano, attraverso il parziale ascolto e la lettura delle principali relazioni: sia pure con il limite di non aver potuto condividere di persona il vivace clima che si è respirato in terra calabra.
Una prima notazione merita di essere fatta, e sottolineata. I credenti che sono in Italia hanno mostrato la capacità di tornare a 'pensare politicamente': non nel senso che per loro la politica sia tutto e rappresenti l’unico palcoscenico sui cui recitare la propria parte, ma sotto il profilo della loro capacità di farsi carico delle problematiche del Paese, come cittadini consapevoli delle loro responsabilità verso la comunità.
Una seconda notazione riguarda il tasso di sana laicità che i partecipanti all’incontro – relatori e intervenuti – hanno mostrato di possedere e che ha loro consentito di affrontare i problemi non in una prospettiva esclusivamente 'cattolica', quasi per incapacità di uscire dal loro recinto, ma con uno sguardo attento ai problemi del Paese, uomini fra gli uomini.
Nel momento in cui i protagonisti della scena politica faticano a sottrarsi alle loro 'appartenenze' (e anzi appaiono spesso prigionieri di esse) questa fondamentale libertà di approccio merita di essere sottolineata.
Un’ultima osservazione riguarda, infine, la 'ricaduta' che la Settimana sociale avrà, attraverso coloro che vi hanno partecipato e, in generale, l’hanno seguita, sulla concreta vita della Chiesa italiana nelle sue varie articolazioni. Ed è su questo punto che si vorrebbero svolgere alcune essenziali considerazioni. Il destino della Settimana sociale di Reggio Calabria non sarà affidato né al volume degli Atti né al sintetico documento conclusivo in corso di preparazione da parte del Comitato promotore, ma alla capacità del corpo ecclesiale nel suo complesso, ai vertici e alla base, di 'prendere sul serio' il segnale che è giunto dalla città dello Stretto e che va in una direzione ben precisa: la sollecitazione, cioè, a riamare la politica (la buona politica, si intende) e dunque di riappropriarsi di essa, senza deleghe in bianco a chicchessia.
Si tratta di una riappropriazione difficile perché dovrebbe far seguito a un ventennio circa di diffuso disimpegno e, soprattutto, di accentuato disincanto. È un compito difficile, dunque, quello che attende non tanto i partecipanti alla Settimana sociale quanto quella comunità cristiana che è in Italia di cui, per alcuni giorni, essi hanno rappresentato la élite. È, come sempre, il passaggio dalla leggerezza della progettualità alla durezza della prassi: ma è qui che si misurerà la complessiva capacità del cattolicesimo italiano di tornare a essere la guida intellettuale e morale di un Paese che, senza il determinante apporto dei cattolici, potrebbe smarrire i valori della sua tradizione.