Il disagio di un laico …

… reduce dalla Settimana Teologica del MEIC svoltasi in Camaldoli

Lettera all’attenzione del prof. Franco Miano, Presidente Centrale dell’Azione Cattolica Italiana

Pierino Lacorte

Ostuni, 9 Settembre 2013

Caro Miano,

sono reduce dalla Settimana Teologica del MEIC svoltasi in Camaldoli.

E’ stato un incontro utile per confrontarsi sul tema della “speranza”, la quale, secondo quanto si è concordato, per essere utile nella Chiesa e nel mondo, deve essere attiva e creativa.

Il dato sconcertante è stato però, ancora una volta, l’assenza dei giovani e l’età avanzata della maggior parte dei partecipanti all’incontro.

Nonostante ciò, non sono mancati spunti di riflessione sui “segni dei tempi” in cui viviamo.

Nell’incontro sul tema “una laicità da inventare” vi è stato chi, come me, ha denunciato la persistente poca rappresentatività che i laici continuano ad avere nella Chiesa, nonostante quanto affermato nella “Lumen Gentium”, nella quale si precisa che i laici “hanno la facoltà, anzi talora anche il dovere, di far conoscere il loro parere su ciò che riguarda il bene della Chiesa”.  I pastori si servano volentieri del prudente consiglio dei laici e lascino loro libertà e campo di agire, anzi li incoraggino perché intraprendano delle opere, anche di propria iniziativa. Se così è stato sancito, perché la CEI non lascia “libertà e campo di agire” ai laici per l’organizzazione della Settimana Sociale dei cattolici italiani e continua ad arrogarsi il diritto di presiederla, di introdurne i temi e di decidere quali laici sono autorizzati a parteciparvi per le singole diocesi?

I laici sono stanchi di ricevere dal Vescovi indicazioni anche sul loro modo di vivere nella comunità civile. Essi desiderano, una buona volta, essere considerati “adulti nella fede”, capaci di affrontare i problemi che man mano si presentano, in dialogo con quanti hanno in animo di concorrere al “bene comune”.

Pochi però rivendicano il diritto di organizzare incontri che riguardano la loro vita nel mondo, secondo la “Lumen Gentium” la quale ancora afferma che “per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e orinandole secondo Dio”.

Per tutte queste ragioni, Ti esprimo il profondo disagio di un laico che vorrebbe essere più degnamente considerato dai Vescovi, soprattutto per quanto attiene il suo essere ed operare in un mondo che non è più quello che essi pensano che sia, perché presenta problematiche sempre nuove che si ha il dovere di affrontare con spirito profetico, ma con cognizione di causa e senso realistico, in dialogo con tutti.

Nella Settimana Sociale si parlerà della “Famiglia”, dimenticando forse che, per la mentalità edonistica ormai diffusa e per l’attuale situazione economica, essa rappresenta un “mondo vitale” in via di estinzione, un mondo vitale che una volta educava alla partecipazione attiva alla vita della comunità civile, quella comunità che non desta ormai più l’attenzione dei politici di lungo corso, convinti di essere esperti su tutto e perciò indispensabili ed insostituibili, ai quali peraltro si oppongono nuovi politici improvvisati.

Si continua insistentemente a parlare di attenzione particolare alla persona ed alla sua formazione, ma si continua a ritenere che la semplice istituzione di nuovi asili possa garantire una buona crescita di figli di mamme che sono costrette, per sopravvivere, a non abbandonare il loro posto di lavoro. Una normale crescita non è però sinonimo di una  buona crescita, la quale può essere garantita solo da una presenza premurosa e continua della mamma accanto al bambino nel corso dei primi anni di vita, secondo le osservazioni tuttora valide di Pestalozzi.

Si è disposti a spendere soldi per gli asili, ma non si pensa a porre in  aspettativa con stipendio una mamma, perché possa dedicarsi pienamente alla crescita del suo bambino. Una mamma che si dedica pienamente alla sua creatura assolve una funzione sociale, perché garantisce la crescita in sicurezza ed identità di un bambino che, nella sua vita futura, non avrà mai bisogno di interventi terapeutici particolari che costerebbero alla società molto più dello stipendio erogato alla mamma per due anni.

Chi opera, come il sottoscritto, nel campo dell’assistenza all’infanzia in stato di bisogno, è ormai pienamente convinto della insostituibilità di una figura genitoriale stabile accanto ad ogni bambino nei primi anni di vita.

C’è qualcuno che nella Settimana Sociale affronterà un tema del genere? Lo spero, augurandomi che si abbia il coraggio di chiedere alle istituzioni nuove tipologie di interventi per l’infanzia. Mi fermo qui per non tediarti con altre problematiche che angustiano la famiglia oggi.

Ti prego, caro Miano, di renderti interprete del disagio mio e di tanti laici che, come me, continuano ad avvertire un senso di minorità nella Chiesa, di cui fanno parte attiva, ed alle cui iniziative amerebbero di essere maggiormente coinvolti. Quando noi laici saremo considerati con pari dignità dei chierici nella Chiesa? Nonostante tutto, io continuo ostinatamente a operare, e Papa Francesco me ne offre i motivi!

Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.