LE ATTESE DEI CATTOLICI

VERSO LA "45° SETTIMANA SOCIALE”

 

Intervista a Giorgio Campanini

ottobre 2007

 

"Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano"... Quali riflessioni sul tema proposto quest'anno per la 45° Settimana sociale dei cattolici italiani?

Il tema de1 "bene comune" è centrale nel pensiero sociale della Chiesa (nelle sue lontane radici, a partire da Tommaso d'Aquino, e nelle sue ultime espressioni, quali il compendio della Dottrina sociale della Chiesa", apparso nel 2004) rna è diventato periferico nel pensiero politico contemporaneo, che preferisce fare ricorso a concetti analoghi ma non identici, quali "interesse generale", "sviluppo globale", e simili. Si tratterà di mostrare come in questa categoria di "bene comune" vi sia un di più , dal momento che il concetto di bene è più vasto ed insieme più profondo di quelli di "interesse" o di "svi­luppo", in quanto coinvolge il destino stesso della persona.

A cento anni di distanza dalla loro lontana fondazione (1907) le Settimane sociali possono considerarsi uno strumento ancora attuale?

Lo scenario nel quale operava - con l'importante e troppo dimenti­cata collaborazione di Elena Da Persico - Giuseppe Toniolo allorché, quasi a conclusione del suo lungo impegno nel Movimento cattolico, pro­poneva questa nuova forma di incontro, appare profondamente mutato, so­prattutto per due ragioni: il venir meno della contrapposizione, allo­ra in atto, fra stato (liberale) e Chiesa e la situazione di sostanzia­le minorità nella quale si trovavano allora i cattolici soprattutto nell'ambito della cultura (tra i professori universitari di allora, Toniolo era un' assoluta eccezione). Oggi questi problemi sono, fortu­natamente, superati, permangono tuttavia le ragioni che rendono utile questo tipo di incontri, e in particolare l’opportunità che i cattoli­ci italiani - non come singoli, ma collettivamente - si interroghino e nello stesso tempo si pronunzino sui problemi del Paese. E' impor­tante che dall’incontro di Pistoia-Pisa emerga un insieme di forti sollecitazioni alla coscienza collettiva del paese. Mi auguro, personalmente, che vengano affrontate due tematiche di particolare impor­tanza: la categoria di bene comune non limitata alle frontiere nazio­nali ma estesa all'insieme dei rapporti fra i popoli, con particolare riferimento al drammatico divario fra Nord e Sud del mondo; il rappor­to fra le generazioni, fra gli attuali e i futuri viventi, sia per e­vitare che si consumino risorse, soprattutto naturali e ambientali, delle quali le future generazioni non potranno più disporre, sia in relazione all'accumularsi del debito pubblico, che in sostanza è un trasferimento - oggettivamente inammissibile, salvo che per gli inve­stimenti di lungo periodo - di risorse a favore degli attuali viventi e a danno dei futuri. Indebitarsi sino al collo oggi, per far pagare i debiti ai cittadini di domani appare oggettivamente contrario ad un bene comune correttamente inteso.

Laicità e globalizzazione: quali sfide per i credenti?

La sfida della laicità è quella di recuperare le ragioni antropo­logiche del bene comune (anche al di là del loro ultimo fondamento religioso) per trovare un comune terreno di incontro fra credenti e non credenti. La sfida della globalizzazione consiste essenzialmente nella capacità di guardare al futuro dell'Italia su uno sfondo ed in un contesto in cui sempre più accentuata sarà l'interdipendenza non solo economica ma culturale fra i popoli del mondo. Vincere l'una e l' altra sfida implica, prima ancora che scelte politiche e sociali coraggiose e conseguenti, la capacità di guardare lontano, e dunque di superare i vecchi nazionalismi e gli sterili localismi. Per la sua storia e la sua cultura, e soprattutto per l'influenza che su di essa ha esercitato la tradizione cattolica - strutturalmente "uni­versalistica" - l'Italia appare un Paese particolarmente attrezzato in vista di questo approccio globale ai problemi del mondo.

 

Quali sono le Sue personali esperienze in tema di Settimane socia­li e quali le Sue attese rispetto alle giornate di Pistoia-Pisa ?

Ho avuto la ventura di essere relatore (ero allora appena all'ini­zio della mia attività di studioso) alla 40° Settimana sociale (Bre­scia, 1970) e ho seguito le varie Settimane sociali che da allora - dopo la interruzione degli anni 1971 - 1990 - si sono susseguite, alcune più ed altre meno felici; da ultimo sono stato relatore a Bologna (.2004). Sono nello stesso tempo disincantato e ottimista: disincantato, perchè so per esperienza che dalle "settimane sociali" non si può attendere più di quanto esse possano oggettivamente dare; ottimista perchè sono convinto che anche dalle giornate di Toscana emergeranno importanti indicazioni. Quello che, come laico, particolar­mente mi auguro, è che vi siano spazi di dibattito franchi e schietti (e non troppo ridotti nel tempo) per potere ascoltare molte voci e per consentire all'episcopato, che periodicamente si pronunzia su questioni di rilevanza sociale, di acquisire quella conoscenza dei problemi che talvolta non emerge sufficientemente da prese di posi­zione troppo autoreferenziali e che non tengono sufficientemente con­to della reale situazione della società e del reale sentire dei laici cattolici.