Un nuovo PD

per rigenerare la Democrazia

Domenico Rogante

26 Gennaio 2023

Lo scorso sabato a Roma, l’assemblea nazionale del PD ha approvato il nuovo manifesto valoriale.

Le discussioni intorno al lavoro dell’Assemblea costituente in questi mesi, hanno di fatto aumentato la consapevolezza che questa “fase costituente” non potesse esaurirsi in pochi mesi, tant’è che, a prescindere dall’esito del congresso, la riflessione sull’identità e i valori del Partito Democratico continuerà anche dopo le primarie. Inoltre, si è finalmente chiarito che il ruolo della Assemblea costituente, potesse essere “soltanto” quello di aggiornare la carta dei valori, senza stralciare quella già esistente; lo stesso Enrico Letta ha tenuto a precisare che il nuovo manifesto approvato non sostituisce quello ideato da Reichlin e Scoppola.

Entrando nel merito della nuova carta dei valori, il giudizio chiaramente non può che essere positivo su quelli che sono i principi esposti, ma al tempo stesso non si può non notare un’impostazione molto generica che non aggiunge né toglie nulla di decisivo al manifesto del 2007, il che ci fa pensare che questa operazione sia stata caricata inutilmente di aspettative. Probabilmente, l’idea che i problemi del PD cominciassero dal manifesto valoriale era sbagliata a monte.

Di certo, l’approvazione della nuova carta dei valori ha il merito di aver sanato la frattura con Articolo Uno che ufficialmente rientra nel PD. Ritengo che le ricomposizioni siano sempre positive e che vadano celebrate come un momento importante nella vita di un partito, tuttavia, come non ci si risparmia nel criticare gli errori del PD di allora, sarebbe stato un utile gesto di umiltà ammettere che quella scissione, giustificata con l’esigenza di riorganizzare la nuova sinistra al di fuori dal PD, è stata un’operazione fallimentare, visti i modesti consensi raccolti in questi anni.

 

Tornando al nuovo manifesto dei valori approvato, è sicuramente condivisibile il riferimento all’art. 3 della nostra Costituzione come prospettiva dell’azione politica, come è anche importante la ferma volontà di rafforzare la nostra democrazia e difendere la nostra carta costituzionale, tuttavia, di fronte ai rischi che i sistemi democratici in Europa e nel mondo stanno correndo, dal mio punto di vista

sarebbe stato opportuno dare un’indicazione più chiara su quelle che saranno le battaglie che il PD intraprenderà riguardo alle riforme delle istituzioni europee ed italiane. La guerra imperialista di Putin, la ferocia del regime nazi - islamico in Iran, l’assalto violento al parlamento brasiliano, senza dimenticare il “Trumpismo” di ritorno, il regime Comunista cinese e la “democrazia” illiberale di Orban, sono fenomeni che interrogano tutta la comunità democratica e anche i Cattolici Democratici non possono esimersi dall’affrontare questa sfida così cruciale per il futuro di tutta la civiltà occidentale e non solo.

 

Il conflitto che ci troviamo davanti non è tra liberismo e statalismo ma tra un modello economico democratico e vecchi e nuovi sistemi autoritari, per questa ragione è necessario avere una visione chiara su quelli che sono gli interventi da proporre per rigenerare la “nostra” democrazia.

Mi sarebbe piaciuto che nel nuovo manifesto valoriale fosse chiarito ancor meglio in che modo perseguire l’obiettivo di creare gli Stati Uniti Europei, ad esempio con l’elezione diretta del Presidente della commissione, e come risolvere i conflitti tra le istituzioni nazionali e quelle comunitarie per creare finalmente l’Europa dei popoli.

Sarebbe stato ugualmente importante che si affiancasse al principio della salvaguardia della nostra Costituzione, un’indicazione su come riformare le istituzioni italiane, in alternativa al Presidenzialismo meloniano, per evitare di passare ancora una volta come i difensori dello satus quo che non comprendono l’esigenza di cambiamento. Il nuovo Partito Democratico non può limitarsi a demonizzare le idee dell’avversario, ma ha il dovere di mettere in campo delle proposte alternative che possano fare breccia nella mente degli italiani, a cominciare dall’introduzione di meccanismi che stabilizzino l’azione di governo: la tanto auspicata “sfiducia costruttiva”, fino ad arrivare al superamento del bicameralismo paritario, in maniera da accelerare il processo di approvazione delle leggi, limitando così l’abuso dei decreti d’urgenza ecc.

In più, sarebbe stato utile esplicitare la volontà di promuovere delle soluzioni per risolvere il conflitto tra Stato e Regioni sulle materie di competenza concorrente, prima su tutti la Sanità.

Un grande segnale di cambiamento inoltre sarebbe stato inserire nel manifesto il categorico rifiuto dei listini bloccati come metodo di selezione delle candidature, assicurando da ora in poi un impegno per garantire ai cittadini la possibilità di scegliere direttamente i propri rappresentanti.

 

L’auspicio è che la discussione sulle mozioni congressuali possa colmare “i vuoti” presenti nel manifesto, per dare così una prospettiva chiara all’azione del Partito Democratico su questi temi così importanti.