UNA “NUOVA” IDENTITA’ PER IL PD

Partecipazione, lotta alle disuguaglianze e questione ambientale

Domenico Rogante

4 Dicembre 2022

La grande sfida che oggi il Partito Democratico si trova ad affrontare e, per riflesso, anche i Cattolici Democratici che nell’idea di un partito nuovo, popolare e plurale hanno sempre creduto, è quella di inaugurare una stagione nuova, riscoprendo l’identità originaria che tanto entusiasmo aveva suscitato nel lontano 2007 ma che col tempo ha smarrito la sua spinta propulsiva. 

Il contesto politico attuale rende necessario che il maggiore partito di opposizione ridia vigore alla sua azione politica per farsi carico delle attese e delle tante istanze dei cittadini che da questo governo non si sentono rappresentati né tutelati.

In queste prime settimane, è parsa abbastanza chiara l’impronta del Governo nella sua azione politica, con scelte rivendicate come “identitarie”:

  • il provvedimento definito “anti-rave” pensato male e scritto peggio che, per come è stato ideato, metteva a rischio alcune libertà individuali e collettive, sulla scia delle politiche illiberali di Orban.
  • L’incapacità di saper far fronte al problema dell’immigrazione, con posizioni strumentali e populiste che non fanno altro che alimentare le ambiguità e le contraddizioni rispetto alle alleanze che questo governo continua a sostenere in Europa.
  • Una manovra finanziaria “clientelare”, squilibrata a favore dei lavoratori autonomi abbienti, con “sanguinosi” tagli alla sanità e totale assenza di stanziamenti per la Cultura. Inoltre, pone evidentemente in secondo piano la lotta all’evasione fiscale, con provvedimenti, non motivati, come l’innalzamento del contante e l’eliminazione delle sanzioni per i pagamenti con il POS. Senza dimenticare “la politica del condono” che ritorna sempre.

Per questa ragione è necessario che il Partito Democratico, in questa fase “costituente”, riparta da alcune tematiche che devono rappresentare la “bandiera” del nuovo corso.

Il PD deve diventare il Partito della PARTECIPAZIONE.

È necessario rivolgersi non solo agli iscritti (che nella stragrande maggioranza rappresentano “comitati elettorali” dei maggiorenti dei territori), ma a tutti gli elettori che, nonostante tutto, hanno deciso di sostenere e credere ancora in questo partito.

Il forte astensionismo emerso nelle ultime elezioni non può essere un fenomeno da relegare soltanto nell’analisi post voto, ma deve rappresentare una sfida quotidiana per un partito che si definisce “popolare”. Per questo, innanzitutto è fondamentale far risentire il cittadino protagonista delle scelte che incidono in maniera così netta nella propria vita, a cominciare dalla possibilità di scegliere direttamente i propri rappresentanti in parlamento. Sin da subito, si cominci una battaglia per cambiare la legge elettorale, ideando un sistema che crei un rapporto diretto tra candidato ed elettore, con la possibilità di esprimere il voto attraverso le preferenze.

Si ponga un freno definitivo ai listini bloccati e alle candidature calate dall’alto in territori che non hanno nulla a che fare con la storia e l’impegno del candidato.

Bisogna ripensare a nuove forme di coinvolgimento e partecipazione anche nella vita del partito. Con gli strumenti telematici oggi è possibile restare in contatto con i propri elettori e dare loro la possibilità non solo di prendere la parola ma anche di decidere. Il PD deve provare a dare compiutezza alla democrazia partecipativa, come strumento per risolvere la crisi della rappresentanza. È necessario consultare gli elettori non solo per la scelta del segretario ma anche per le decisioni strategiche che determinano l’azione politica di un partito nel corso degli anni.

E’ inoltre essenziale creare una rete con i territori e con gli operatori che si spendono nei contesti sociali e culturali, per questo Agire Politicamente propone da tempo l’istituzione di una Consulta delle Associazioni, da convocare periodicamente come strumento ausiliare per l’analisi dei problemi e la ricerca di soluzioni comuni.

Gli altri due temi da cui il PD deve ripartire per ricostruire una propria identità sono:

LA LOTTA ALLE DISUGUAGLIANZE E LA QUESTIONE AMBIENTALE.

In funzione di questo, è auspicabile che il “nuovo” PD adotti la città di Taranto come simbolo di questa stagione politica, perché lì si concentra la sfida ambientale, occupazionale, di sviluppo e sanitaria. Occuparsi e risolvere questi nodi, vuol dire dimostrare di avere una visione di futuro per l’intero Paese.