“UNA DONNA” AL QUIRINALE?

Massimo De Simoni

22 Gennaio 2022

Nella girandola di nomi per il Quirinale c’è un ritornello che sta diventando sempre più insopportabile quando si parla di persone candidabili per la più alta carica dello Stato.

Nell’ipotizzare una rosa di possibili candidati si tende infatti a fare i nomi di alcuni uomini aggiungendo poi la possibilità del generico profilo di “una donna” come se la questione di genere – nel caso delle donne - rendesse ininfluenti o secondarie altre considerazioni sul profilo della persona da candidare o nominare.

E’ una cattiva abitudine (per usare un eufemismo) derivata dall’adozione delle cosiddette “quote rosa” per la predisposizione di candidature e nomine, allorquando per rispettare la norma si va alla ricerca – per l’appunto – di “una donna” da inserire in una lista o in un organo collegiale (giunte, consigli di amministrazione, ecc.).

E’ una sgradevole consuetudine che va superata nell’interesse di tutti, ma soprattutto nell’interesse delle donne e del rispetto che meritano, ciascuna per la propria individualità; l’appartenenza di genere non è un merito e non può essere un esaustivo criterio di valutazione che fa finire in secondo piano la specificità e la competenza di ogni singola donna.

Ci tenevo a fare questa osservazione perché credo che debbano essere prima di tutto gli uomini a proporre un diverso approccio culturale su questo tema, non lasciando che la questione di genere si degradi ad una sorta di rivendicazione di categoria.