LA POLITICA DEI BONUS

Francesca Vagniluca

18 Febbraio 2022

In tempi di pandemia, abbiamo “sdoganato” la politica dei bonus: per l’acquisto di monopattini elettrici, di PC, di televisori con decoder nuovi, di pacchetti vacanze (solo per citarne alcuni).

Arriva quindi anche il bonus per le cure psicologiche, che equipara la salute mentale ad un bene materiale.

Intendiamoci, per chi non ha alternative, il bonus rappresenta una possibilità, ma il principio che lo sottende è profondamente sbagliato.

La salute mentale non può essere oggetto di interventi spot, di tipo propagandistico e populista.

Questo indirizzo politico rappresenta il primo disimpegno nell’erogazione del servizio pubblico; apparentemente mette a disposizione delle risorse al cittadino, ma di fatto al privato professionista, mentre il benessere del paziente dovrebbe essere a carico del SSN con un investimento vero in capitale umano.

La scelta di depotenziare i CSM (Centro di Salute Mentale) su tutto il territorio nazionale è da anni un fatto inequivocabile.

Invece che difendere strenuamente le conquiste che ci hanno reso un Paese più equo e civile, prima fra tutte la Legge Basaglia, si continua ad inseguire un sistema americano pericolosissimo per il destino dei più fragili.

La politica dimostra un’ignoranza spaventosa sui temi della salute mentale ed elargisce bonus senza affrontare il problema in maniera sistemica e strutturata.

Chiunque riesca a prendere in mano la situazione e a farne una battaglia politica concreta, aprirà “il velo di Maya”.