Incontro di Amicizia

presso il circolo “Il Borgo” di Parma

 

nella ricorrenza dell’80° compleanno di Giorgio Campanini,

con la presentazione della sua più recente pubblicazione:

TESTIMONI NEL MONDO - Per una spiritualità della politica

Edizioni Studium Roma

CD_Circolo

 

Parma, 20 novembre 2010
Sintesi degli interventi curata da: Antonio Conte

 

 Incontro organizzato da:

Agire Politicamente

Circolo “Il Borgo” di Parma

MEIC di Parma

Edizioni Studium


Ha introdotto Lino Prenna, coordinatore nazionale di Agire politicamente.

Sono intervenuti:

Pierluigi Castagnetti, presidente della fondazione “Persona, comunità, democrazia” e parlamentare PD alla Camera dei deputati;

don Ottorino Rizzi, responsabile della Consulta regionale, dell’Emilia Romagna, per la pastorale sociale e del lavoro.

Sono seguiti gli interventi programmati e il dibattito.


Ha aperto l’incontro Lino Prenna, il quale ha definito il libro un’autobiografia culturale di Giorgio Campanini. Il testo, ha detto, ricorda che, per un cristiano, la politica deve essere “animata”, cioè deve avere un’anima: è la spiritualità laicale, modalità originale verso una santità; il libro tratta della laicità della politica come mediazione culturale. La laicità qui è intesa come esercizio di una continua mediazione: declinazione continua e indispensabile. Prenna ha continuato citando Lazzati il quale, conoscendo bene l’essenza della fede e l’esigente impegno che il Vangelo, richiama la radice profonda dell’etica cristiana e dice che “i cattolici sono quelli meno adatti a fare politica”.  La laicità politica è l’esercizio di una continua mediazione, è la declinazione autonoma e responsabile dei principi. La dizione, pertanto, di princìpi non negoziabili è impropria perché ogni principio deve essere declinato nella realtà e non si può neanche pretendere di rendere legge per tutti i principi in cui si crede. La spiritualità relativizza la politica e riconsegna il mondo alla sua origine senza assolutizzare la politica: “Tutto è politica, ma la politica non è tutto”, è la tensione profonda del cristiano. La vocazione alla santità è l’esercizio faticoso della mediazione e del ruolo del cristiano, la fatica di declinare il divino nell’umano: si tratta di un esercizio difficile ma irrinunciabile.

La prima relazione è stata tenuta dall’On. Pierluigi Castagnetti, il quale ha esordito richiamando eminenti uomini recentemente scomparsi: Elia, Andreatta, Scoppola, Ardigò, maestri del cattolicesimo democratico che hanno vissuto una spiritualità della politica. Ma qual è la rilevanza dei cattolici oggi? Si è chiesto il relatore. Non è il numero che conta, ha detto: siamo chiamati a riempire l’8° giorno: dare un contributo affinché gli altri crescano come persona. Campanini è uomo del Concilio: nel libro c’è l’uomo del Concilio e c’è la serenità per il futuro. Già nel Discorso di Caltagirone di Sturzo, del 1905, c’è l’anticipazione della vocazione politica dei cattolici che troviamo in un paragrafo centrale della Lumen Gentium. Riferendosi sempre al libro, Castagnetti ha detto che la spiritualità, del sottotitolo, ha accompagnato generazioni di politici e di cattolici del secolo scorso: oggi non ci sono analoghi processi formativi di questo genere: e c’è anche la crisi della Chiesa.

Caratteristica dei cattolici democratici, ha detto ancora, è l’appartenenza al Popolo di Dio, alla Chiesa; e, nel contempo, l’appartenenza alla società terrena. A tale proposito, Ardigò, ricordando Dossetti, diceva: c’era il monaco nell’uomo politico, c’era il politico nel monaco.

Pertanto, ha continuato, i cattolici democratici si sentono responsabili delle vicende della loro Chiesa. Anche un non credente, come Lucio Caracciolo, un economista, dice che c’è bisogno di un sussulto etico e di profezia e la crisi della Chiesa cattolica è una preoccupazione anche per un non credente. Siccome aumenta la domanda religiosa nella società, essa sarà riempita da fedi fondamentaliste e se si aggiunge fondamentalismo a fondamentalismo la situazione si farà sempre più difficile. Poi il relatore ha continuato elencando il ruolo decisivo della Chiesa: “Ha fondato l’Europa; ha avuto il monopolio del sacro, della cultura; gli ordini monastici sono stati fondamentali per la cristianità; ha avuto sempre un ruolo di moderazione e di mediazione nella società europea; è stata la grande civilizzatrice dell’Europa”: con il Concilio di Costanza si è avuta la prima Assemblea Istituzionale d’Europa. La Chiesa e l’Occidente sono stati entrambi ambasciatori, l’uno dell’altra. Tutto questo fino a poco tempo fa:  ora la Chiesa scopre di essere minoranza anche in Europa, oltre che nel resto del mondo.

Castagnetti si è chiesto: che ne sarà della cultura cristiana nel mondo globalizzato? La Cina sarà la prima potenza geoeconomica fra 10 anni: cosa accadrà della cultura? La Chiesa oggi è di fronte a domande inquietanti. Il Pontefice mostra di aver compreso bene questa realtà, non altrettanto avviene per il resto della Chiesa. La Chiesa deve rimodulare la sua azione in un mondo che è letteralmente cambiato e sta ancora cambiando. Dopo aver difeso, contro i totalitarismi, la libertà religiosa per difendere la libertà di tutti, ora è la Chiesa che rischia di apparire totalitaria. Castagnetti ha poi citato il cattolico De Rita, il quale ha detto che il mondo non è più il grande nemico della Chiesa, l’avversario della Chiesa oggi è la società liquida e la società liquida è anche nella Chiesa. Benedetto XVI si è impegnato nella definizione di un rapporto nuovo tra fede/ragione; tra fede/natura; tra fede/scienza: si tratta di un’impegno che darà i suoi frutti nel tempo. Anche un laico come Giuseppe Vacca, presidente dell’Istituto Gramsci, ha affermato: “Questo Papa salverà l’Europa o non la salverà nessuno”.

La parte finale del libro di Campanini parla dei valori non negoziabili: si tratta di un estremo tentativo di domare la bestia scatenata che sta irrompendo nella cultura, nell’economia. Poiché è da escludere che questa società possa divenire cristiana, i laici cristiani sono invitati ad impegnarsi in politica ma non ad esserne protagonisti. Occorre una nuova teologia della mediazione: il terreno della politica è quello delle realtà “penultime”, mentre ci sono realtà “ultime” – quelle dei valori non negoziabili – che non sono proprie della politica. C’è una via intermedia tra Stato laicista e Stato confessionale: questo è il terreno delle verità “penultime”. Se ognuno non avesse messo in gioco i suoi principi non negoziabili, ha ricordato il relatore, non avremmo avuto la Costituzione che abbiamo! Il legislatore fa le leggi per i credenti e i non credenti e ci sono le leggi che impongono e leggi che facoltizzano. Concludendo, Castagnetti ha ricordato che Sturzo, negli anni ’30, rispondendo ad un articolo di un giornalista cattolico francese che parlava del tema del divorzio, disse: “l’importante è che si tratti di leggi facoltizzanti”.

La mediazione è già l’INCARNAZIONE. Con questa sintesi, don Ottorino Rizzi ha iniziato la sua prospettiva di lettura sul contenuto del libro di Campanini, ed ha aggiunto che occorre “avere sempre sete dei fermenti, delle diversità oltre quella cristiana”. Ha poi espresso questa immagine:  in una composizione sonora c’è sempre una melodia, una base che si chiama cantus firmus: i cattolici in democrazia sono quelli che cantano il “cantus firmus”. La base della Polifonia deve esserci sempre altrimenti anche il Solista da solo non può continuare. Il ruolo dei laici, dei cattolici è fondamentale: nell’attività politica sono chiamati ad “assumere il mondo” e questo viene dal mistero dell’Incarnazione: Dio in Gesù Cristo ha preso sul serio la condizione del mondo. Il politico assorbe dentro di sé tutto il male come Gesù in croce e Lui è portatore di un Progetto: l’abbandono di se stesso per portare l’altro (il ladrone) in Paradiso. I politici cattolici, ha detto don Rizzi, devono pagare un costo, se vogliono portare gli altri verso il Regno. “Devono riconoscere il VALORE ma anche il LIMITE della politica, perché è uno strumento in mano agli uomini”.

“Dare un’anima alla politica, questo è il ruolo del cattolico politico”, il quale deve mediare ed è costoso vivere la pazienza, virtù oggi in disuso.

Il sacerdote ha paragonato l’azione politica del cattolico democratico al buon seminatore della parabola evangelica, ricordando che il credente è colui che sa aspettare, ma la sua attesa non è inoperosa. Anche Gesù agisce e quindi: 1. Saper riconoscere tutti i semi che stanno portando frutti per aiutarli; 2. tenere presente sempre i limiti delle persone che si hanno a fianco; 3. non lamentarsi: chi si lamenta, sta solo lamentandosi e basta; 4. ci si blocca se si ha paura di sbagliare; 5. non ci si tira indietro se le situazioni non rispondono alle aspettative.

Don Rizzi ha concluso così: Riconoscere, Assumere, Elevare la realtà a Cristo, è il difficile compito del cristiano impegnato in politica.

Nel dibattito che è seguito sono intervenuti, fra gli altri: il vescovo di Parma S.E. mons. Enrico Solmi, il quale ha auspicato che si promuova nei giovani una continuità della presenza di cattolici  nella società democratica italiana; la senatrice del PD Albertina Soliani, che ha parlato di epifania fra fede e storia, della scarsa fede di cui è segno l’uso politico dei valori religiosi (segno di ateismo), della necessità, in democrazia, di maggiore fede e di più laicità tenendo conto che i testimoni pagano sempre dei prezzi, del valore strategico della spiritualità; l’ex presidente della Provincia di Parma Corrado Truffelli ed altri convenuti.

Il Prof. Giorgio Campanini, replicando agli interventi, ha rilevato, innanzittutto, che si sarebbe aspettato qualche osservazione sulla inattualità del libro di fronte alla politica attuale ed all’uso privato e personale che oggi se ne fa da parte di molti. Si è poi chiesto quali sono le ragioni del disimpegno in politica delle nuove generazioni di cattolici. Ha citato alcuni cattolici democratici che hanno vissuto la spiritualità in politica: Sturzo  De Gasperi, Moro, Giordani, Lazzati, La Pira, su questi testimoni del ‘900 probabilmente occorrerà riflettere e scrivere ancora.

Condizione per una maggiore presenza in politica dei cattolici dovrà essere un passo indietro della Gerarchia ed una maggior autodisciplina dei laici.

Lino Prenna, concludendo l’incontro, ha evidenziato l’esigenza di creare momenti di alimentazione della spiritualità della politica ed ha richiamato l’impegno ad operare per un collegamento e coordinamento fra le associazioni di ispirazione cattolico democratica per acquisire la possibilità di parlare al paese che appare omologato in una cultura che manca di desiderio per il futuro.

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