Dove va il cattolicesimo democratico e cosa vuole fare?

APPUNTO SUL CATTOLICESIMO DEMOCRATICO:
dall'ASSEMBLEA DI “AGIRE POLITICAMENTE” - 2011

 

Nino Labate

7 Giugno 2011

Aldo Moro riteneva che quando il laicato cattolico di società civile si incontra e discute, è sempre un buon segno per la democrazia. L’associazionismo dove si condensa questo laicato è infatti una storica punta avanzata di quel cattolicesimo democratico che ha sempre guardato all’impegno politico come “forma di carità cristiana” , ma oggi in colpevole ritirata come ricorda spesso Bagnasco quando sollecita una “… nuova generazione di politici cattolici”.

 

Mi riferisco all’Assemblea Nazionale dell’associazione Agire Politicamente tenutasi a Roma il 21 e 22 maggio scorsi. E’ intanto escluso che gli incontri di questa silenziosa e frantumata galassia guardino al passato. La nostalgia e l’amarcord di impossibili ritorni unitari non hanno dimora. Emerge invece una forte domanda di ri-generare un nobile pensiero per farlo misurare con i cambiamenti epocali, globalizzazione, bioetica, e “rivoluzione” digitale in primis. Anche se i pareri sul come affrontare queste sfide sconvolgenti sono diversi. Qualcuno anche frettolosamente scettico. Lo ha fatto capire il Focus di Guido Formigoni sulla rivista “Appunti di cultura e politica” dal titolo :“Cattolicesimo democratico che fare ?” a cui hanno preso man mano parte Franco Monaco, Rosy Bindi, Paola Gaiotti, Dario Franceschini, Marco Ivaldo, Giorgio Campanini, Lino Prenna , Gianni Italia, Ernesto Preziosi, Fulvio De Giorgi e altri. Il filo rosso che tuttavia ha unito i contributi sul lavoro culturale da fare, è stato l’attualità del rapporto cattolici-politica. Ridare fiato all’etica pubblica, oggi totalmente assente o ridotta ad un fai-da-te autonomo, assieme alla tesi tutta ruffilliana del cittadino arbitro per una democrazia matura, hanno poi fatto il resto. La preoccupazione emersa in filigrana, è quella di non far gestire alle destre populiste e neo-guelfe, alle gerarchie ecclesiali, una laica esperienza democratica di tutto rispetto, come ricordava Pietro Scoppola, e come riconosce la storiografia più avvertita.

 

Tale preoccupazione è stata presente anche nel corso dell’Assemblea di Agire. Di militanza e appartenenza conflittuale si è parlato poco: la logica amico/nemico non riguarda questa cultura. Al suo posto si è attenti alla mediazione, come ripete Prenna, e ai legami sociali. Al pluralismo delle scelte. Al lavoro. Alla giustizia sociale legata alle libertà. Tenendo sempre sotto osservazione il pericoloso uso politico della fede e quello antidemocratico della menzogna in politica: “…la menzogna come chiave per capire il tarlo della democrazia!”, ha sottolineato Gian Candido De Martin. Mentre sull’uso scandaloso della “televisione padronale”, quella che “…eccita le rispettive tifoserie” per catturare consenso debole,l’accordo è stato unanime. Si è anche affacciata l’esigenza di una rispettosa “Lettera aperta ai vescovi italiani” i cui contenuti sono stati tuttavia tenuti riservati. Ma toni da crociata non ce ne sono stati anche se in quei giorni erano forse necessari con l’’”Anticristo…” che girava per i mercati di Milano e il Cardinale Tettamanzi “convertitosi all’Islam…”!

 

Oltre ad una buona filosofia cristiana alle spalle e ai continui approfondimenti sulla teologia morale del Novecento, le radici di questo cattolicesimo a partire dal secondo dopoguerra sono doppie. E vanno individuate nella nostra Carta costituzionale e nel Concilio Vaticano II. Spina nel fianco del doroteismo democristiano e cenacolo colto del cattolicesimo politico e sociale, incarnare e far rivivere ai nostri giorni questo pensiero, significa essere innanzitutto consapevoli di fare parte di una minoranza. Può essere d’aiuto in questa consapevolezza la sempre verde distinzione sturziana tra cattolicesimo democratico e cattolicesimo conservatore clerico-moderato. Quest’ultimo oggi maggioranza, i cui vertici sono sovente legati da interessi forti, ma che con tutte le distinzioni del caso, indica sociologicamente quel cattolicesimo anagrafico e domenicale, “cristianista” come ricorda Rèmi Brague, e ancora “adolescente” , recentemente arricchito dall’ateo-devotismo londinese“anti- puritano”, e dai quei teocon nostrani di matrice statunitense confluiti nel Pdl, che predicano la “doppia morale” in salsa edonistica, “…A un capo politico si chiede solo di governare , non si chiede la morale…perché l’essenza della politica è esercitare leadership e procurare felicità”. Si tratta insomma di quella maggioranza di cattolici praticanti che ha votato il centrodestra. Almeno sino all’altro ieri.

 

I cattolici democratici pur guardando al futuro hanno invece un loro paradossale punto debole. Si tratta di un movimento carsico che non si fa udire. Di soggetti territoriali sparsi e isolati, non comunicanti. Non più “solidi”. A volte anche diffidenti. Over sessanta con la presenza giovanile ridotta al lumicino, come è stata l’esperienza dell’associazione romana Polis Duemila che ha cessato dopo quindici anni la sua attività per mancanza di ricambio generazionale. Persone che danno l’impressione di avere preso gusto alla solitudine dunque. Non per pregare, ma per testimoniare con questa inefficace modalità i loro valori nello spazio politico nazionale e locale. La legittima preoccupazione verso la corrente politica di quei popolari confluiti nel Pd, tesa ad evitare i sospetti del correntismo di antico stampo democristiano, quello che misurava i rapporti di forza con pacchetti di tessere, ha fatto sì che venisse accantonata la più ragionevole esigenza di una corrente di pensiero per misurare rapporti di valori e visioni dell’uomo. Abbiamo così toccato con mano la solitudine, prassi di chi dovrebbe essere invece maestro di con-divisione e di relazioni alla luce del sole. A questa convinzione di vago sapore individualista, si contrappone non da ora la necessità, tutta cultural-politica, di ri-aggregarsi e di organizzarsi in un Forum annuale. Perché “…senza organizzazione non si va da nessuna parte” , è stato detto. Di dare vita a un think tank comunitario. Insomma di fare nascere un luogo partecipato di elaborazione culturale e di dialogo, di laico discernimento, come sostiene da tempo Giorgio Campanini. Luogo che serva a ridefinire una identità – scelta inevitabile nella complessità del sociale, ricorda Bauman - da mettere a disposizione della democrazia italiana. Questa se vogliamo è stata la proposta dell’Assemblea di Agire i cui strumenti sono stati individuati in una Fondazione, scuole di Formazione, una rivista, un foglio, un portale. Strumenti semplici, come si vede, anche se il tema dell’Assemblea era ambizioso: “Nell’Italia di oggi : i cattolici democratici per ri-generare la democrazia”.

 

Dopo la relazione di apertura di Lino Prenna sulla “ Virtù della mediazione”, “…quella virtù che ci fascrivere l’assoluto nel relativo” , Rosy Bindi ha affrontato il tema a tutto campo invitando a partire col piede giusto: ritiri spirituali, fede, comunione con la Chiesa. Quando ha poi toccato i temi della bioetica non ha avuto timori reverenziali e cedimenti verso il laicismo diffuso e l’ateismo militante: “…i principi non negoziabili sono nostri !” . Le sue parole più dure sono invece arrivate sulla crisi che sta investendo lo stato sociale. A fronte dei 2 milioni di giovani disoccupati senza rappresentanza e di 4 milioni di precari , ha messo in guardia sulle derive neoliberiste presenti anche in Italia “…il mercato è scappato dalle mani… e il binomio fra libertà e giustizia si è di nuovo interrotto”. Mentre le”… responsabilità della politica nell’assicurare i diritti sociali e il welfare, quando le diseguaglianze aumentano”, dice la Bindi citando la Dottrina sociale della Chiesa, diventano enormi. Non c’è voglia di statalismo in queste parole, ma solo constatazioni e buon senso, realismo cristiano. Benché di fronte agli infiniti blog, face book, siti, sms, e quant’altro , la richiesta, numerosissima , di interventi, la dice lunga sul bisogno di comunicare e sulla totale assenza di sedi adatte a tali rapporti interpersonali. L’applaudita e puntuale riflessione di suor Alessandra Smerilli sulla Settimana Sociale di Reggio Calabria e sul Documento conclusivo, ha l’indomani mattina anticipato la premessa di ampio respiro storico-ecclesiale di Angelo Bertani alla Tavola Rotonda: Nel percorso di responsabilità comune, un manifesto del cattolicesimo democratico . Durante la quale oltre all’esigenza di un censimento nazionale, eventualmente con l’aiuto di un questionario, sono emersi i primi temi per la sua stesura ben riassunti ed elencati da Vittorio Sammarco: la città come scuola e laboratorio, la cittadinanza attiva, la questione giovanile, il welfare, l’immigrazione e la questione mediterranea, le regole della democrazia, il lavoro e le diseguaglianze, la legge elettorale, l’illegalità e la criminalità, Nord e Sud, quale crescita economica, le libertà, ecc. Grazie a Piergiorgio Maiardi si è capito alla fine che dietro al “Manifesto del cattolicesimo democratico” da discutere con chi si vorrà riconoscere, è stato previsto per il prossimo autunno un grande Convegno nazionale articolato in precedenza in tre eventi territoriali Sud, Centro e Nord. Punto di partenza per un lavoro di ri-aggregazione, di ricerca e studio, di nuove e necessarie tarature storico-politiche.

 

Bisogna dare atto alla pervicacia di Agire Politicamente, associazione oggi coordinata dal tenace Lino Prenna con gli stimoli di Giorgio Campanini, Raffaele Cananzie e Alberto Monticone, e agli appuntamenti di Argomenti 2000 di Ernesto Preziosi, nonché al contributo dei Cristiano sociali, se questo generoso pensiero democratico ispirato alla dottrina sociale della Chiesa, trova periodicamente un sussulto di testimonianza pubblica gestita in laica autonomia e con un francescano lavoro di volontariato culturale. Non sono solo a pensarlo , ma rimango alla fine convinto, oggi più di ieri, che dopo la fine del berlusconismo la ricostruzione che ci attende necessiti di questo contributo e di questa presenza.

 

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Nota effettuato in relazione all'"Assemblea Nazionale di Agire Politicamente - 2011": “CATTOLICI DEMOCRATICI NELL’ITALIA DI OGGI”