“Oltre le ragioni del mercato. Una nuova speranza politica”

Sintesi degli interventi nell'Assemblea congressuale dell’associazione dei cattolici democratici “Agire politicamente” 2012

Alvaro Bucci

15 Giugno 2012

“Oltre le ragioni del mercato. Una nuova speranza politica” è stato il tema sviluppato nel corso della recente Assemblea congressuale dell’Associazione dei cattolici democratici Agire Politicamente. Un titolo che ben esprime la stretta connessione tra l’economia e la politica, additate entrambe come corresponsabili dell’attuale grave crisi, l’economia per la sua presunzione di volersi autoregolamentare, secondando un mercato vorace, e la politica per essersi resa subordinata alle ragioni dell’economia. Non si può infatti disconoscere come la crisi in cui versiamo sia, oltre che economica, anche politica e quindi culturale e morale. Perciò “la risposta alla crisi – secondo il coordinatore di Agire Politicamente, prof. Lino Prenna -  non può venire dagli stessi fattori che l’hanno generata, ma da un progetto di rinascita dell’umano per un futuro di speranza, che affidi alla politica l’esigente e condivisa realizzazione del bene comune”. E riferendosi all’anomalia italiana, dove la politica è stata “commissariata dalla tecnica”, ha messo in guardia dall’idea che la “salvezza” del Paese dipenda dal risanamento economico, ritenendo pertanto il governo Monti, sostanzialmente ispirato dall’ideologia neo-liberista, insufficiente a considerarsi come modello da adottare per il futuro.  Perciò l’Assemblea è stata chiamata a riflettere sul ritorno della politica, cioè dell’azione originaria e primaria della politica “come soggettività collettiva dell’agire sociale”, e sul ritorno alla politica, riconciliando cioè la gente alla politica, riavvicinandola alla politica.

Interessante la riflessione  sulle “ragioni del mercato” offerta da Pier Paolo Baretta, parlamentare con alle spalle una forte esperienza sindacale. Che ha esordito chiarendo come il mercato sia la somma di tanti comportamenti individuali e collettivi, per cui più che parlare del “mercato” si dovrebbe parlare “di noi”: dei banchieri più che delle banche, degli investitori più che delle transazioni, dei risparmiatori più che dei depositi. Sotto la spinta di tali comportamenti il mercato può essere virtuoso quando cerca valore e sostiene il mercato delle merci, dei capitali e delle risorse umane. Ma quando si consolida l’idea che, oltre che con il lavoro, i soldi si fanno con i soldi, il mercato diventa cattivo e specula. Ed è questo il volto della devianza che il mercato finanziario ha mostrato in questi ultimi anni di crisi drammatica. Il problema, allora, è quello di favorire il mercato quando produce liberi ed utili scambi e di stopparlo quando diventa speculatore. Democrazia economica  e partecipazione sono, dunque, il terreno su cui ripensare allo sviluppo capitalistico futuro.

. La prima questione che si pone, dunque, è la governance, cioè la inadeguatezza del sistema di regole che definisce gli ambiti per i comportamenti dei soggetti e degli attori economici e sociali. E la questione, al riguardo, della governance democratica è una delle grandi priorità da affrontare con “un protagonismo non subalterno che mette al centro il progetto partecipativo”. Democrazia economica  e partecipazione sono, dunque, il terreno su cui ripensare allo sviluppo capitalistico futuro. La seconda questione che si pone è che un sistema di regole non basta se non è accompagnato da una nuova mentalità economica. “Una parte del mondo vive da anni al di sopra delle proprie possibilità di produzione, di spesa e di consumi, - ha osservato Baretta - mentre un’altra parte stenta a campare”. Bisogna allora interrogarsi sulla natura e sulla portata delle crescenti disuguaglianze fino a considerare quanto costituiscano un limite alla crescita. Noi sappiamo, eticamente, che è più giusto essere generosi che egoisti. Ma la questione, ormai, è diventata se è più produttivo, conveniente, efficace essere egoisti o solidali. Rileggendo in questa ottica la questione greca, pensiamo che lasciando fuori la Grecia dall’Europa avremo risolto il loro e il nostro problema? Sul “ritorno alla politica” ha riflettuto l’europarlamentare David Sassoli che ha esordito compiendo un’ampia analisi della situazione del contesto mondiale in cui si sta producendo l’attuale crisi rispetto a quella del ’29. Ci si accorge al riguardo che gli stati sono un peso, che sono troppo piccoli, che “non servono alle grandi risposte che noi dobbiamo al mondo, di cui noi non siamo più un centro”. Questa crisi infatti ha bisogno di risposte da parte di spazi

Sul “ritorno alla politica” ha riflettuto l’europarlamentare David Sassoli che ha esordito compiendo un’ampia analisi della situazione del contesto mondiale in cui si sta producendo l’attuale crisi rispetto a quella del ’29. Dobbiamo oggi accorgerci che gli stati sono diventati un peso, che sono troppo piccoli, che “non servono alle grandi risposte che noi dobbiamo al mondo, di cui noi non siamo più un centro”. Appare, quindi, del tutto limitato, ed ingiusto, il pensiero di un’Italia, o di un’Europa, di uscire dalla crisi perché “vogliamo metterci al riparo”. Dobbiamo fare del tutto per uscire dalla crisi, ma pensando di dover  essere una risorsa per il mondo globale. Sviluppando quel “compromesso tra democrazia e capitalismo” che può consentire di regolare meglio i mercati, perché non costituiscano più una minaccia, e diffondendo quei concetti di libertà, di eguaglianza e di giustizia che non “corrono” facilmente in altre zone del mondo.

Proseguendo, Sassoli ha osservato anche, tra l’altro, come la crisi offra alla politica, ed ai cristiani in particolare, l’opportunità di colmare un vuoto: quello del significato dell’uomo e della vita. Perché dopo la crisi si confronteranno visioni dell’uomo profondamente diverse. A partire dall’Europa i cristiani, allora, dovranno cogliere tutte le opportunità. Una delle prime riguarda la “fine” delle nazioni. Ma la fine delle nazioni – ha evidenziato Sassoli – è l’inizio di una grande speranza: perché gli uomini possano vivere con maggiore unità e l’unità degli uomini è la grande speranza della Chiesa.

L’Assemblea si è conclusa con la sessione congressuale dedicata alle proposte di azione  futura dell’Associazione e all’elezione del nuovo Consiglio nazionale. Lino Prenna è stato riconfermato coordinatore nazionale.

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