“Avere cura della fragilità: per un nuovo umanesimo politico”

Sintesi del seminario estivo 2020

a cura di Alvaro Bucci

Settembre 2020

Avere cura della fragilità: per un nuovo umanesimo politico”, è il titolo del Seminario di formazione, organizzato dal Coordinamento di cattolici democratici Agire politicamente, che si è tenuto in Assisi, presso la Fraterna Domus di S. Maria degli Angeli negli ultimi giorni di agosto.

“Avere cura della fragilità” è anche il sottotitolo di un paragrafo dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, a cui l’associazione Agire politicamente , condividendo l’invito di Papa Francesco a “prenderci cura della fragilità del popolo e del mondo in cui viviamo”, ha inteso riferirsi come impegno prioritario di riprogettazione della convivenza sociale, per la costruzione di un nuovo umanesimo politico.

A tracciare questo orizzonte del Seminario è stato Lino Prenna, coordinatore nazionale di Agire politicamente, con l’introduzione sul tema “L’umanesimo della cura nella società tecnocratica”, chiarendo innanzitutto il concetto di cura. Che, in senso ampio, si configura come “struttura fondamentale dell’esistenza, per cui l’esserci nel mondo è generato dall’essere e l’essere è innanzitutto cura”. Abitare il mondo, quindi, vuol dire prenderlo in cura.  Ed il modo abituale di averne cura è il lavoro, cioè tutto ciò che l’uomo fa nel mondo per svilupparlo attraverso la sua fatica quotidiana. “Tutte le professioni, tutta la fitta rete della presenza attiva dell’uomo nel mondo  è cura”, ha sottolineato Prenna.

Anche l’attività politica, secondo Prenna, è “chiamata a prendersi cura”, che si esprime nella gestione, nella direzione, nel governo del mondo.  Dove “governo” è il timone della nave e chi governa è chiamato a orientare la società, la nave della società.

Affrontando il tema specifico della “cura della società tecnocratica”, Prenna ha inteso fare riferimento all’umanesimo della cura perché “l’umanesimo è stato un formidabile crogiolo di forme culturali, letterarie, artistiche e sociali cristianamente ispirate”. Il cristianesimo, cioè, come mediatore delle culture, ha favorito questa combinazione, questo crogiolo. Per cui possiamo dire che l’umanesimo può considerarsi come la “forma umana del prendersi cura ispirandosi al cristianesimo”.

Resta difficile riferire, anche in estrema sintesi, su tutte le questioni affrontate nei vari momenti del programma, che hanno trovato un filo conduttore nelle meditazioni giornaliere offerte dal biblista don Battista Pansa con i canti di Luciano Carli, medico e musicista.

Sul tema “Questa economia uccide: un nuovo modello di sviluppo” è intervenuto Francesco Gesualdi, coordinatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Pisa, secondo il quale, nell’ambito dell’attuale modello di economia, siamo di fronte ad una crisi di carattere sociale, che si manifesta prevalentemente attraverso diseguaglianze, e di carattere ambientale, che si esprime con l’esaurimento delle risorse e con un accumulo di rifiuti. E viviamo in un pianeta dove la metà della popolazione mondiale non conosce ancora “il gusto della dignità umana”. Se siamo pertanto partigiani della giustizia, dobbiamo cominciare a porre un problema di distribuzione delle risorse, accettando anche di “fare un passo indietro, perché c’è competizione per le risorse scarse”.

Spazio anche ai giovani. Mattia Bongiovanni, presidente dell’Associazione culturale Resistenza, Marco Livignani, presidente dell’Associazione Prospettive future, Domenico Rogante, studente di medicina, e Francesca Vagniluca, impegnata nel PD, hanno affrontato il tema del rapporto dei giovani con la politica. In particolare  si sono soffermati sulla necessità di escogitare sempre più nuove forme di partecipazione per coinvolgere i giovani in progetti che mirino alla valorizzazione e alla crescita delle realtà in cui operano e pongano l’attenzione sui temi considerati prioritari come il lavoro, la cultura e la formazione: temi che devono diventare centrali per una classe politica che ha il compito di ricostruire sulle macerie della Pandemia con l’obiettivo di creare un futuro sostenibile e di produrre le innovazioni necessarie per il mondo della scuola e delle università, per la nostra sanità, per il nostro sistema fiscale e per le nostre strutture produttive.

Tra le testimonianze sui “luoghi della fragilità”, significativa quella di Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi. Una struttura ecclesiale che si occupa da quasi 150 anni di bambini e ragazzi con disabilità plurime. Inizialmente pensato da un frate francescano – ha ricordato la Di Maolo – come un’opera a sostegno di ciechi e sordomuti che allora sarebbero restati del tutto emarginati, attualmente promuove e svolge attività riabilitativa, psicoeducativa e assistenza socio-sanitaria per bambini e giovani adulti con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali. “Cerchiamo di capire che non c’è progresso, non ci sarà sviluppo per nessuno se non avremo cura della fragilità”, ha osservato, tra l’altro, la presidente del Serafico, aggiungendo che “prendersi cura della fragilità è anche una risorsa, è anche sviluppo economico e lavoro”, ma occorre avere una visione, una prospettiva più ampia, se vogliamo costruire “un sistema di welfare che metta veramente al centro la persona” in una società più giusta e più umana.

Molta attesa per l’incontro con Pierluigi Castagnetti, presidente della Fondazione “Persona Comunità Democrazia”, che ha sviluppato il tema affidatogli su “La fragilità della politica nella società dell’incertezza” intrattenendo per circa due ore. Ha esordito affermando subito che, in sintonia con papa Francesco che parla di Chiesa in uscita, “anche la politica deve essere in uscita”. A fronte di una politica “che diventa autoreferenziale, che discute solo tra sé e sé e che pensa di affrontare i problemi solo con le ideologie, non partendo dai problemi”, è necessario invece conoscere e partire dai fatti. Ed ha quindi riconfermato l’idea della costruzione dal basso della democrazia, tenuto conto che “dall’alto oggi non si fa niente”. Dall’alto – ha continuato – cioè dall’esterno della realtà si commettono solo errori.  Rispondendo in particolare ai giovani sul tema della “centralità del lavoro”, ha affermato che “non affermeremo mai abbastanza questa centralità, non solo perché il tema del lavoro è centrale nel disegno costituzionale del nostro Paese”, ma anche perché è un diritto ed un dovere. E se manca il lavoro, manca il titolo di cittadinanza, perché “non siamo cittadini se non abbiamo lavoro”. Dunque, è importante che si pensi a questo aspetto che “travaglia più di quanto non riusciamo a immaginare la testa dei giovani, della nuove generazioni”.

Al termine del Seminario, Lino Prenna ha illustrato il documento che definisce la posizione dell’Associazione nei confronti del referendum costituzionale e sul quale esprime un giudizio negativo, anche per le motivazioni essenzialmente di natura economica del provvedimento, di sola riduzione dei parlamentari senza garantire una adeguata rappresentanza dei cittadini.

Ed ha infine offerto alcuni ulteriori approfondimenti in ordine al “nuovo popolarismo come umanesimo politico”: popolarismo come cura, attenzione, premura del popolo, e umanesimo politico come “un sistema politico che ai diritti di libertà e ai doveri di giustizia unisce i sentimenti di fraternità”.


Vedi anche Seminario 2020 sul tema “Avere cura della fragilità: per un nuovo umanesimo politico"