Tempo e spazio: un nuovo paradigma

Lino Prenna

da "Politicamente - Anno XX Numero 2 "- Aprile-Giugno 2020

In questo periodo di emergenza sanitaria, c’è stato un cambiamento, che tutti abbiamo vissuto ma su cui, forse, non abbiamo ben riflettuto. È il mutato rapporto tra spazio e tempo.

In genere, in quella che continuiamo a chiamare normalità e che abbiamo fretta di ripristinare, disponiamo di molto spazio, perché usciamo, camminiamo, viaggiamo…, mentre diciamo e perfino ci lamentiamo di non avere tempo o di averne poco e, comunque, mai abbastanza!

La Pandemia, nome che potremmo attribuire a qualche divinità del cielo mitologico, ci ha costretti nel piccolo spazio delle nostre case, limitando i nostri movimenti fisici ma aprendoci un tempo lunghissimo, fissato convenzionalmente in quaranta giorni, numero di evocazione biblica, che indica, simbolicamente, il tempo necessario per una compiuta purificazione. E non è stato casuale che la quarantena sanitaria abbia coinciso con la quaresima, anticamente denominata “sacra quarantena”.

Così, questo tempo ci è stato dato come tempus salutis: salus, in latino, vuol dire salute ma anche risorsa, liberazione, salvezza.

Questo periodo, più di qualsiasi argomentazione, ci ha confermato la radicale verità del principio, enunciato da papa Francesco, della superiorità del tempo rispetto allo spazio: il tempo come dilatazione; lo spazio come costrizione. E ancora, il tempo come prolungamento di opportunità e lo spazio come circoscritta occasionalità.

È il tempo che alimenta l’utopia del futuro, senza l’ossessione dei risultati immediati: una sollecitazione che Francesco stesso rivolge ai politici, avendo riscontrato che “uno dei peccati”, frequenti nell’attività sociopolitica, “consiste nel privilegiare spazi di potere al posto dei tempi dei processi” (Evangelii gaudium, 223). E invece, dare priorità al tempo significa preoccuparsi di liberare gli spazi, per avviare processi.