Berlusconi ha lasciato un segno: quale?

 

Pier Giorgio Maiardi

20 Giugno 2023

 

Si dice, da chi ne esalta le caratteristiche positive, che sia stato uomo cordiale, fattivo e intraprendente, gentile e disponibile a tutti, capace di comunicare e di attirare simpatie ... ed è vero ma questo giudizio non può essere sufficiente per un uomo di Stato, per un governante, per un uomo pubblico.

E sotto questi ultimi aspetti il giudizio non può che essere assai più problematico: Berlusconi propone se stesso come solutore di ogni problema, semplifica la politica, che è amministrazione della cosa pubblica e che quindi è cosa assai complessa che non consente bacchette magiche.  Questo può piacere senz’altro ai cittadini, li solleva da ogni responsabilità, è consentito loro esclusivamente di chiedere, ma è lecito domandarsi se effettivamente ciò possa  rassicurarli o piuttosto invece li illude e li inganna ... questo, d’altra parte, pare confermato dalla constatazione che non si ricorda una qualche opera o riforma  veramente significativa a favore dei cittadini da lui promossa e compiuta durante il suo governo.

Gli si attribuisce grande capacità in politica estera: è vero che non ha avuto soggezione di alcuna personalità internazionale grazie alla sua cordialità ed alla sua sicurezza, si è fatto amico personale di tutti, da Bush a Putin che ha indotto a farsi fotografare stringendosi la mano affermando di aver fatto cessare così la “guerra fredda” ma si è subito constatato che si è trattato di episodi superficiali, spettacolo che non ha assolutamente inciso sulla situazione politica, piuttosto scenette che hanno fatto sorridere con indulgenza, come nel caso dell’incontro in ambito europeo con Merkel e Sarkozy che ha indotto questi, per reazione, ad un atteggiamento sconveniente e irrispettoso verso il nostro Paese.

Lo si è detto “uomo rispettoso delle istituzioni” ma non  so quanto questa affermazione possa conciliarsi con il fastidio nei confronti del Parlamento che avrebbe preferito trasformare in consiglio di amministrazione in cui ogni partito avrebbe partecipato con un numero di azioni proporzionato ai voti ricevuti, per altro Berlusconi, da imprenditore, ha considerato lo Stato al pari di un’azienda che deve fare utili piuttosto che una comunità di cittadini a cui deve essere assicurata una degna condizione di vita, qualsiasi sia la loro condizione sociale

In questa prospettiva è evidente che il governo dovrebbe operare per il maggior “bene comune”, che non è la somma del bene di ognuno, ma quale credito si può dare ad un governante che tiene ad evidenziare che  “ogni volta che ci riuniamo nel Consiglio dei ministri, prima ci chiediamo se le leggi e i provvedimenti che stiamo per proporre sono utili agli italiani e se non lo sono soprassediamo”: questa comunicazione può essere giudicata rassicurante per i cittadini o piuttosto una sciocchezza che qualifica chi l’ha pronunciata?

Così come la rassicurazione che ogni volta che il Consiglio dei ministri doveva trattare questioni che interessavano in qualche modo lui o le sue aziende, e probabilmente ciò poteva accadere con una certa frequenza, lui si assentava temporaneamente per non influire sulla decisione, anche questa pare una comunicazione che fa un po’ sorridere più che rassicurare.

Ma le osservazioni potrebbero essere tante, e di peso non irrilevante, quelle che mettono qualche ombra sull’uomo e sul governante, a partire dalla proclamazione della libertà come criterio di vita per ciascuno e quindi visione negativa sulle regole, indispensabili per una giusta e corretta vita comunitaria, sulle imposte, giudicate una “messa delle mani nella tasca dei cittadini”, fino all’affermazione del diritto a non pagarle quando erano ritenute ingiuste per sé: che non si trattasse solamente di una battuta lo dice il fatto che l’unica sentenza a suo sfavore ricevuta durante la vita politica, al netto dei tanti processi fatti finire abilmente in prescrizione e dei pochi conclusi favorevolmente, è stata per evasione fiscale.

Sul piano morale, che ha riflessi inevitabilmente su tutti i comportamenti di vita di una persona, si deve evidenziare la convinzione di Berlusconi di poter ottenere ogni cosa e persona  pagando, comprando perché tutto, comprese le persone, ha un prezzo e bisogna mettersi in grado di pagarlo: i voti, i parlamentari, le donne … e anche la propria immagine a cui Berlusconi ha sempre tenuto esageratamente.

L’immagine che risulta da tutto questo può conciliarsi con la proclamazione di fede cristiana e di difesa della Chiesa cattolica di cui, lui con il suo governo, si è dichiarato paladino?

Certamente l’ambito morale e religioso è delicato ed esige cautela e rispetto, senza giudicare, ce lo dice il Vangelo!

Si è detto unanimemente che Berlusconi ha lasciato un segno nella vita politica e sociale e anche questo è certamente vero ma quale segno?  Una sana democrazia si fonda sulla solidarietà fra i cittadini e la solidarietà si fonda sulla partecipazione dei cittadini,  sulla  responsabilità che ognuno si assume nei confronti degli altri, sul sacrificio che ognuno è disponibile a fare per il bene comune senza delegare la propria parte di responsabilità ad altri e tanto meno a qualche capo taumaturgico capace di provvedere a tutto, perché questo soggetto non può esistere, tantomeno in una democrazia. E un buon governante dovrebbe essere il primo educatore alla vita democratica, al rispetto rigoroso e rispettoso delle istituzioni che garantiscono l’eguaglianza ed il rispetto della dignità di ognuno.    

Certamente Berlusconi è stato uomo che ha molto creduto in se stesso e nella propria immagine, oltre che nel proprio interesse: che altro si può dire di uno che si è costruito un mausoleo, nel proprio giardino di casa,  dove riporre i propri resti mortali a perenne gloriosa memoria?

Questo trabordante culto di sé, delle proprie capacità, della propria immagine e del proprio successo, oltre che del proprio patrimonio, può senz’altro provocare il favore del popolo, origine del populismo, ma quanto si concilia con la figura di politico e governante a servizio della comunità civile che richiede disponibilità a spendere se stessi più che a ricavarne gloria?