Ridurre le diseguaglianze”

Nuovi paradigmi per vivere insieme

Alvaro Bucci
Foligno, 6/3/2016
 

“Ridurre le diseguaglianze: nuovi paradigmi per vivere insieme” è stato il tema del XXXVI Convegno Bachelet svoltosi a Roma in coincidenza con la ricorrenza (12 febbraio 1980) dell’assassinio, da parte delle brigate rosse, di Vittorio Bachelet. Un tema che è stato scelto – come ha spiegato il Presidente del Consiglio Scientifico dell’Istituto Bachelet Gian Candido De Martin – perché non possiamo restare indifferenti alle diseguaglianze che crescono e costituiscono una minaccia per la coesione sociale e per la stessa democrazia. Il Convegno si è sviluppato in una prima sessione con una relazione introduttiva di Lorenzo Caselli, dell’Università di Genova, sul tema “In un mondo diseguale tutto è a rischio. Ripensare il bene comune” cui hanno fatto seguito alcune “Voci a confronto” di Giuseppe Notarstefano (Università di Napoli), Giuseppe Acocella (Università Federico II di Napoli), Ignazio Musu (Università di Venezia) ed Antonio La Spina (LUISS di Roma) che hanno offerto riflessioni rispettivamente sulle diseguaglianze economiche, politiche, ecologico ambientali e sociali.

Il prof. Caselli ha esordito ponendosi l’interrogativo che costituisce il cuore dell’enciclica Laudato sì e cioè : “Che tipo di mondo vogliamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno nascendo?”. Un mondo lacerato, diviso, contrapposto, disumano, oppure un mondo in cui cominciano a germogliare segni di speranza, di fiducia, di misericordia? Il mondo d’oggi – ha osservato - si presenta ricco di strumenti ma povero di fini e di valori e l’uomo si priva così della possibilità di vivere della propria umanità.

La crisi e la recessione – ha di seguito osservato Caselli - hanno lasciato sul terreno “inequità” crescenti che minano la credibilità delle istituzioni democratiche, depotenziano i corpi intermedi, frenano le possibilità di una ripresa economica consistente ed equilibrata e producono guasti ambientali che rischiano di essere insanabili. Le disuguaglianze si manifestano a livello di distribuzione dei redditi, dei patrimoni, delle ciance di vita, dei rapporti con l’ambiente, della possibilità di costruire un progetto di vita personale, famigliare, sociale.

Alla crescita delle disuguaglianze e della povertà ha contribuito il convincimento, di stampo neo liberistico, che per guadagnare in competitività, in un quadro di globalizzazione, le cose più importanti da fare fossero sacrificare il welfare attraverso il taglio della spesa pubblica, contenere drasticamente il costo e i diritti del lavoro e, in particolare, non tassare i ricchi grazie a sistemi impositivi sempre più regressivi. E s’impongono tutta una serie di pseudo verità, quali ad esempio che i mercati si autoregolano e che le diseguaglianze esprimono il buon funzionamento dell’economia perché premiano il merito.

In ordine al “cosa fare?” il prof. Caselli ha osservato ancora che, in un’ottica correttiva, possono essere utilizzati gli strumenti fiscali e si può nel contempo intervenire a livello di welfare, specie nel nostro Paese ove manca un’adeguata rete di protezione sociale. In questa prospettiva è di particolare interesse la proposta del REIS (reddito di inclusione sociale) avanzata dalle Acli.

Volendo aggredire le diseguaglianze alla radice – secondo Caselli – si può, a titolo di esempio, fare riferimento alle seguenti misure:

. Ridurre il grado di monopolio e i protezionismi corporativi di tutte le aree di attività economica;

. Regolare i mercati finanziari e i movimenti di capitale. Tobin tax. Eliminazione dei paradisi fiscali. In un’ottica di solidarietà globale affrontare la questione della remissione del debito dei paesi in via di sviluppo;

. Rafforzare la democrazia, la democrazia economica, la partecipazione dei lavoratori al governo delle imprese;

. Rafforzare la soggettività della società civile, promuovere l’economia sociale e il terzo settore;

. Promuovere la parità economica delle donne e i loro diritti;

. Istituire una base minima di tutela sociale universale;

. Puntare a livello nazionale e soprattutto europeo a politiche economiche che assumino contestualmente crescita e sua equa redistribuzione, sviluppo e lavoro. Responsabilizzare su questi obiettivi l’impresa enfatizzando la sua funzione pubblico-sociale, la sua responsabilità sociale.

Sulle diseguaglianze economiche, in particolare, il prof. Giuseppe Acocella, mettendo in dubbio che possa ancora affermarsi – come sosteneva Tocqueville – che la democrazia comporta un moto inarrestabile verso l’eguaglianza e che da essa è innervata, ha sostenuto che se il bene supremo perseguito dalle società democratico-costituzionali è invece oggi la libertà (e si intende la libertà individuale) e non l’eguaglianza, diventa inevitabile che quest’ultima sia ritenuta obiettivo non prioritario, e le diseguaglianze, anche profonde, siano considerate corredo inevitabile dell’età nuova della democrazia.

La seconda sessione del Convegno, che ha messo a tema il “Bene comune e ecologia integrale. La ricerca di nuove strade per una società creativa, sostenibile, giusta, misericordiosa” , ha offerto altrettanto profonde riflessioni, tra le quali quelle di Don Francesco Soddu, Direttore di Caritas Italiana, e di Roberto Rossini, Responsabile Funzione Studi e Ricerche ACLI, che hanno evidenziato come la povertà sia la grande inequità e l’inclusione sia la sfida. Hanno concluso le “voci a confronto” quelle di Adriano Patti, Consigliere della Corte di Cassazione, e di Rosy Bindi, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni delle mafie, che hanno approfondito tematiche relative alla “legalità come servizio alla verità e alla carità”.

Adriano Patti ha, tra l’altro, affermato il compito di sensibilizzazione ad una cultura della legalità, attraverso “un’opera di alfabetizzazione costituzionale (con l’apprendimento esperienziale della Costituzione nei diritti da tutelare e nei doveri da adempiere…), di organizzazione di percorsi di cittadinanza attiva per l’assunzione di consapevolezze responsabili, di realizzazione di azioni di giustizia”. Ricorrendo al riguardo, tra i vari strumenti, all’educazione “come modalità di formazione alla relazione e alla cura per il territorio e per l’altro”.

Rosy Bindi ha esordito riferendosi ai frequenti richiami di Papa Francesco in ordine alla corruzione nonché al noto documento dei Vescovi Educare alla legalità, evidenziandone ancora l’attualità. Ed ha anche osservato, tra l’altro, come “mentre ci davamo strumenti per combattere il fenomeno delle mafie, considerato il più grave nel nostro Paese, che incide profondamente nell’economia con l’illegalità che è fonte di diseguaglianze, si è indebolito il nostro ordinamento giuridico, non solo quello penale, ma anche quello che regola l’economia, la finanza e i beni comuni”. Ed ha infine stigmatizzato il sistema (essenzialmente nella P.A., per mia nota) di cambiare un diritto in un favore facendo passare del tempo per la sua concessione.