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Bisogna riconoscere che in Occidente la Chiesa e' diventata una minoranza, davvero esigua in alcuni Paesi: la Chiesa e' diventata debole perche' ha perduto - anzi, a volte ha liberamente rinunciato - la posizione che occupava nell'epoca della cristianita'.

Non solo, ha anche mostrato di non essere irreprensibile, come molti si erano illusi che fosse, ha mostrato che il male, il peccato la abita come abita il mondo.

E tuttavia si deve constatare che c'e' a volte anche cattiveria nel dare notizia delle colpe, quasi una rivalsa che si nutre di accuse enfatizzate e che giunge fino alla delegittimazione della Chiesa in quanto tale. Del resto le polemiche sono anche state stimolate da quanti, senza l'esercizio di una prudenza minima, hanno esternato accuse o sono intervenuti con poco buon senso, ottenendo l'effetto di scatenare altre polemiche.

Ne' ci dobbiamo stupire se molti di quelli che erano soliti osannare Giovanni Paolo II ora lo contrappongono a Benedetto XVI, giungendo fino a denigrarlo: uno spettacolo davvero poco cristiano e poco umano!

 

Ma quale atteggiamento possono assumere i cristiani in questa situazione?

Quanti tentano seriamente di essere cristiani non dovrebbero meravigliarsi di questo «incendio» che si e' manifestato in mezzo a loro e tra loro e il mondo. E' l'apostolo Pietro a scrivere cosi' ai primi cristiani in diaspora: «Non siate sorpresi dell'ostilita', della persecuzione... non avete ancora subito persecuzioni fino al sangue!».

Il cristiano sa, deve sapere, che la sua missione e il suo messaggio non sono facilmente riconosciuti: in un mondo «ingiusto», qualunque messaggio sulla «giustizia», qualunque iniziativa di giustizia desta reazioni anche violente.

E' una necessitas umana, storica, che il vangelo cerca di raccontare nella vicenda di Gesu' di Nazareth: una vicenda innanzitutto umana.

Quindi il cristiano deve accettare in questo momento l'umiliazione, sapendo che solo quando si e' umiliati si inizia a conoscere l'autentica umilta', che altrimenti resterebbe una virtu' troppo soggetta all'astrazione e all'ipocrisia.

 

Questa e' un'ora di purificazione per la Chiesa: non solo purificazione della memoria come volle profeticamente Giovanni Paolo II con la confessione dei peccati dei cristiani in occasione del Giubileo, ma anche purificazione nel presente, nel qui e ora della storia.

Da questa contrizione, da questa sofferenza puo' scaturire una «riforma» della Chiesa, perche' questa e' semper reformanda, non e' infatti il regno dei cieli stabilito sulla terra, ma ne e' solo segno e inizio. Occorre inoltre reagire a questo «incendio» rinunciando ad assumere posizioni di arroccamento in una cittadella che recrimina e risponde attaccando, per l'angoscia e l'ansia incombenti.

Le ostilita' che vengono dall'esterno sono solo occasioni perche' i cristiani siano piu' obbedienti al vangelo, occasioni per realizzare a caro prezzo l'insegnamento di Gesu'. Cio' che come cristiani dobbiamo temere non viene da eventuali nemici esterni: l'attentato piu' forte al vangelo puo' venire invece da noi cristiani, dall'interno della comunita' dei credenti. Benedetto XVI lo ribadisce con regolare frequenza, indicando cosi' la lettura piu' decisiva per la vita ecclesiale oggi.

Infine e' necessario riconoscere che forse dobbiamo cercare anche nuovi modi di essere Chiesa e di fare Chiesa: meno conflittuali all'interno, piu' sinodali nel discernere i cammini percorsi e quelli da intraprendere, piu' sapienti e nutriti di buon senso umano ed evangelico nel dirimere le questioni e i problemi.

 

Oggi vi sono persone tentate di lasciare la Chiesa, di proseguire per la propria strada, ma questa non e' una via praticabile per chi e' veramente discepolo di Gesu' e sa di vivere in una solidarieta' di peccatori chiamata nella conversione e divenire una comunione autentica.

Si', e' l'ora di scegliere il silenzio per discernere la parola, e' ora di ricominciare con la grammatica della pazienza, e' l'ora di accettare offese e tradimenti senza cessare di credere agli uomini, e' l'ora di temere senza avere paura...