Havel, il ricordo

Quell’incontro con uno statista dal volto umano

Pietro Lacorte

da Nuovo Quotidiano di Puglia

22 Dicembre 2011

Nel giugno dei 1990 il Presidente Vàclav Havel ricevette in udienza nel Castello di Praga il presidente di Sos Kindierdorf International Helmut Kutin per restituire all’organizzazione i due villaggi Sos della Cecoslovacchia che, dopo la caduta di Dubceck nel l969 erano stati requisiti dal regime comunista.

In quell’occasione il presidente Kutin mi aveva voluto al suo fianco perché amico da lunga data dell’allora presidente dell’Associazione  Sos cecoslovacca, Jiri Dunovsky. L’occasione mi fu propizia per conoscere da vicino il presidente Hàvel - scomparso domenica scorsa a Praga - e la sua segretaria per gli affari sociali Vera Ciaslavska, la famosa ginnasta che aveva vinto cinque medaglie d’oro nelle olimpiadi di Tokyo.

Tutta la nostra delegazione fu impressionata dalla modestia di un presidente che, da uomo di cultura, .aveva dignitosamente avversato il regime comunista subendo la carcerazione. Era stato perciò chiamato plebiscitariamente a costruire materialmente e moralmente una delle più civili nazioni della Mitteleuropa.

Con la restituzione dei due villaggi al controllo di Sos Kinderdorf International il Presidente aveva voluto dare testimonianza della fiducia che riponeva sulle associazioni della società civile nell’erogazione dei servizi alla persona, secondo il principio di sussidiarietà vigente nelle più avanzate democrazie.

Personalmente rimasi molto turbato da quanto mi disse l’amico Dunovsky nel momento in cui ci eravamo abbracciati dopo venti anni (ci eravamo salutati l’ultima volta a Vienna nell’ottobre del 1969, prima che egli facesse rientro in patria dopo l’arresto di Dubceck). Ci tenne a farmi prendere atto che il regime comunista gli aveva usurpato la vita a partire del 1948, epoca in cui era un giovane dalle tante speranze. Al momento del nostro incontro egli si sentiva ormai un vecchio inutile, anche se felice per la libertà acquisita.

Avevo conosciuto il professor Dunovsky nell’estate del 1963 in Caldonazzo, nel corso del campeggio dei bambini dei villaggi Sos europei, nel quale egli svolgeva le mansioni di direttore sanitario su chiamata diretta del Fondatore dei Villaggi, dottor H. Gneimer. il quale in tal modo gli offriva l’occasione di vivere in occidente per qualche breve periodo. Era un medico molto preparato nel campo dell’assistenza all’infanzia; ricopriva la cattedra di Pediatria Sociale presso la prestigiosa Università di Praga. Aveva sposato il progetto di Gneimer, convinto del ruolo insostituibile della figura materna nei primi anni di vita del bambino. Aveva girato un film con l’occhio magico per dimostrare quanta sicurezza era dato rilevare in un bambino che giocava accanto alla madre e quanta insicurezza e tristezza era invece dato rilevare in alcuni bambini di un orfanotrofio tradizionale, deprivati di un affetto stabile verso una singola figura di sostegno, pur se oggetto di mille cure dal punto di vista igienico - sanitario.

Rividi nel dicembre successivo Dunovsky in occasione di un congresso medico in Praga, una città che aveva cambiato volto nel corso di soli sei mesi. Fui suo ospite a cena nella modesta casa (52 metri quadri) che il regime comunista gli aveva a suo tempo assegnato. L’amico era sereno, ma spento; si riteneva ormai incapace di rifarsi una vita.

Ritengo che esperienze del genere debbano indurre a riflettere ogni cittadino responsabile sul valore e sull’importanza della libertà nella costruzione di una “vita buona” per ognuno, e convincerlo ad essere sempre attento a difendere e custodire le istituzioni del sistema democratico, a garanzia di pari opportunità di crescita per tutti.

Rividi nel dicembre successivo Dunovsky in occasione di un congresso medico in Praga, una città che aveva cambiato volto nel corso di soli sei mesi. Fui suo ospite a cena nella modesta casa (52 metri quadri) che il regime comunista gli aveva a suo tempo assegnato. L’amico era sereno, ma spento; si riteneva ormai incapace di rifarsi una vita.

Incontro con Vera Ciaslavskada, segretaria per gli affari sociali del presidente Hàvel

Ritengo che esperienze del genere debbano indurre a riflettere ogni cittadino responsabile sul valore e sull’importanza della libertà nella costruzione di una “vita buona” per ognuno, e convincerlo ad essere sempre attento a difendere e custodire le istituzioni del sistema democratico, a garanzia di pari opportunità di crescita per tutti.

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Volantino dell'iniziativa.