Si può contestualizzare la bestemmia?

di Rosy Bindi
02 Ottobre 2010

 

(Questa è la nota con cui Rosy Bindi ha inteso commentare il parere espresso da Mons. Rino Fisichella circa l’espressione blasfema su cui si sostanziava una delle tante barzellette volgari raccontate pubblicamente da Silvio Berlusconi e, ancora una volta, usata per dileggiare proprio Rosy Bindi a cui esprimiamo la nostra piena condivisione).

Fin da piccola mi hanno insegnato a non pronunciare il nome del Signore invano. È una profonda, intima convinzione della mia fede, un segno di rispetto verso me stessa e gli altri e una regola  di buona educazione.

Sarò all'antica, ma mi amareggia profondamente e mi turba constatare che per un pastore della mia Chiesa (anche se voce isolata rispetto a quelle di altri pastori, di Avvenire e Famiglia Cristiana) ci sarebbero occasioni e circostanze nelle quali è possibile derogare anche dal secondo comandamento. Basta solo valutare il contesto per giustificare espressioni sguaiate, irriverenti e persino blasfeme. Anch'io penso che contestualizzare fatti e parole sia importante: aiuta a interpretare meglio gli eventi, a capire le responsabilità, a distinguere tra azioni volontarie e involontarie, tra reato e peccato. La contestualizzazione è in fondo un esercizio di laicità ma potrebbe diventare relativismo.

Se è così, c'è qualcosa di contraddittorio e profondamente diseducativo nel minimizzare la blasfemia del premier. Come si può condurre in modo credibile la battaglia contro il relativismo etico e la perdita di valori della nostra società se poi nel giudizio ci si ferma davanti alla soglia dei potenti? Ha senso invocare l'impegno di una nuova generazione di politici cattolici, chiamati a fare la giustizia e a dare il buon esempio nel servizio alla comunità, e poi autorizzare volgarità e bestemmie a seconda dei contesti? Non c'è giustizia se non è accompagnata da un po' di onestà, di coerenza personale, e per i credenti non c'è carità senza verità.

So bene quanto sia difficile l'azione pastorale dei nostri vescovi, quanto complesso l'impegno di evangelizzazione e di formazione di una forte e libera coscienza cristiana. Ma non vorrei che questa fatica fosse vanificata da troppe frettolose contestualizzazioni.