“Non prevalebunt”

Vincenzo Ortolina
Milano, 22 maggio 2011

 

E’ partito, come c’era da aspettarsi, l’assalto banditesco della destra italiana alla diligenza del buon Pisapia, per impedirle di arrivare (vittoriosa) al traguardo. Così, Il capo del governo, invece di andarsi a nascondere dopo aver preso atto di aver raccolto “soltanto” ventisettemila preferenze, mentre ne aveva sollecitate più di quelle ottenute la volta precedente, che erano il doppio, fa, come ha detto Bersani, il Berlushenko (l’allusione è ovviamente al “dittatore” bielorusso sconosciuto soltanto al ministro La Russa) e, pur dopo una settimana di silenzio, con la sporca complicità dei rispettivi direttori occupa in un solo momento quasi tutti i TG, propinandoci l’ennesimo comiziaccio, nel quale evoca le solite paure contro zingari, rom e stranieri.
Risponde così al sodale Bossi, che aveva toccato prima di lui, ovviamente mentendo sui propositi del candidato di centrosinistra, gli stessi argomenti, espressi col linguaggio delicato che notoriamente lo distingue. Eccoli, dunque, i “capibanda” dei “moderati”, attorniati dai loro mazzieri della carta stampata, che rispondono ai nomi di Feltri, Sallusti, Belpietro, Ferrara, e via elencando. Roberto Formigoni non si differenzia molto, e infatti va in TV a “sfottere”, con perfidia, l’avversario, proprio su questi, delicati temi. Facendo così anche sua, di fatto, la tesi (ridicola) di una possibile Milano capitale degli zingari e a rischio di “islamizzazione”, se vincesse l’avversario.
Orbene: che si comporti così il padre-padrone della Lega Nord ci sta, purtroppo, ma che costui venga imitato dal cattolicissimo presidente della Regione (il quale dovrebbe ben conoscere il significato del termine “cattolico” –cioè: “universale”), no. Ma tant’è: questi sono i tempi! Per parte sua, la Moratti s’inventa all’ultimo momento (roba da non crederci) l’abolizione o quasi dell’ecopass, decisione che dovrebbe competere, oltretutto, a un’ istituzione di dimensione davvero “metropolitana”, non al solo Comune di Milano, e che suona in ogni caso strumentale, considerato che non era affatto prevista, ho letto, nel programma elettorale originario. Insomma, i “numeri uno” del centrodestra giocano tutti sporco, continuando a sferrare colpi proibiti, nonostante il “pentimento” immediatamente successivo al “flop” del primo turno, dovuto in parte anche alla loro arroganza. L’istinto è l’istinto, d’altronde, via! I “numeri due” non sono, peraltro, da meno: lo stesso Frattini dismette il suo aplomb consueto, e si lancia in una demonizzazione totale, condita di male parole, degli avversari. Giganteggia in proposito, però, il Brunetta, che declama “la superiorità della classe dirigente di centrodestra”, e dichiara, bontà sua, che quelli di sinistra sono dei “poveretti, relitti del passato, senza identità, naufraghi del potere” (altro che …la puzza!). E che per questo gli fanno “leggermente schifo”. Ma perché solo “leggermente”, onorevole? Maurizio Lupi, il luogotenente milanese di Formigoni, dice, infine, che Pisapia non vuole il dibattito con il Sindaco uscente (che speriamo “esca” davvero) perché sarebbe in difficoltà a confrontarsi sui problemi concreti. In realtà, lo sfidante fa bene, a mio avviso, ad evitarlo, per una ragione semplicissima: lady Brichetto l’accuserebbe per un’intera ora, con la sua vocina da “moderata” con in serbo la sorpresina finale, di avere in testa due soli punti programmatici: sì alle moschee, no all’Expo! Ne vedremo ancora delle belle, nei prossimi giorni, perciò. Dicono, comunque, che, intanto, i “ciellini” si stanno mobilitando al massimo, anche per smentire il (presunto, secondo me) disimpegno della prima tornata. Ma sarà il mondo cattolico milanese più complessivo (Comunione e liberazione ne è solo una parte, ringraziando Iddio), a risultare, assai probabilmente, decisivo nella scelta del vincitore. Mondo cattolico che è dunque chiamato a scegliere, è questa la mia opinione, se condivide le tesi, in argomento, di CL (mi riferisco ovviamente alla dimensione politica di questo “movimento”, sempre negata eppure reale, e non a quella ecclesiale), oppure quelle che, in qualche misura, sono patrimonio di quel cattolicesimo democratico, o più semplicemente politico, che ha quali riferimenti valoriali gli insegnamenti del cardinale Martini e del suo successore. Come la pensino i ciellini sui rapporti con la politica, anche quella attualizzata, è noto: l’ha teorizzato anche recentemente, sul periodico del movimento, e ribadito su La Stampa, il loro ideologo sul versante ecclesiastico, mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino. Un prelato, per capirci subito, che, a riguardo dello scontro tra Berlusconi e i magistrati, si è schierato subito a favore del primo, sostenendo che “non si era mai vista una magistratura muoversi con la prepotenza con cui lo sta facendo nel nostro paese”. E che è anch’esso convinto (come un qualsiasi berlusclone, mi perdoni, Eccellenza) che la magistratura milanese abbia scritto la sentenza di colpevolezza ancora prima del processo. A riguardo, poi, del rapporto tra etica e politica, monsignore ha affermato che “la moralità dei politici va giudicata dall’impegno nel perseguimento del bene comune, che consiste nel benessere del popolo e nella libertà della Chiesa”. E che la “moralità privata è invece cosa diversa”, sulla quale giudica soltanto Dio. Di più: per il Vescovo di San Marino, l’indignazione, che sta montando finalmente anche in questo “mondo”, non è (ohibò!) un atteggiamento “cattolico”. Il dramma del Paese, ci dice, sono “le leggi contrarie alla sacralità della vita” e “la devastazione delle famiglie”. Cioè, la proposta di legge sui “Dico” della (diabolica?) Rosy Bindi, e la più generale legislazione laicista. Non le porcherie (perlomeno dal punto di vista della tradizionale “morale cattolica”) somministrateci quotidianamente dalle televisioni di Silvio Berlusconi (e non solo). Quest’ultimo, anzi (nuovo nume tutelare del fuoco domestico?), salverà l’Italia, orientando “cattolicamente” la restante parte della legislatura verso i principi non negoziabili. Alle suddette interviste, a dir poco sconcertanti, ha risposto per fortuna, con grande fermezza (ma senza riscontri da parte dell’interlocutore), il Vescovo emerito di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi, Il quale ha ampiamente giustificato l’indignazione (che è stata anche di Gesù, nei Vangeli, ha ricordato), nata “di fronte al malcostume della politica, e non solo per gli scandali privati, ma anche per la moda invalsa delle leggi ad personam”. Circa il “privato” in particolare, Bettazzi ha rammentato a Negri che già gli antichi ammonivano che chi “sta in alto” deve dare buon esempio, perché ciò influisce sull’opinione pubblica. Quanto, poi, ai principi non negoziabili, l’anziano prelato ha risposto al più giovane “collega” (mi si passi il termine) che vi è un altro principio fondamentale non negoziabile, affatto citato da quest’ultimo: la solidarietà, sulla quale questo Governo e la sua maggioranza si sono sempre mostrati assai poco sensibili. Infine, un riferimento trasparente alla crescente voglia italiana di “fare i furbi”, e alla diffusa idolatria del “fare i soldi”. Atteggiamenti che il berlusconismo ha indubbiamente contribuito pesantemente ad aggravare. Dopo tali valutazioni dell’ex Pastore, è da supporre che i seguaci di don Giussani lo considerino ancor di più una sorta di presule “catto-comunista”. Ma se fosse una colpa, essa sarebbe in ogni caso assai meno grave di quella di chi, com’è stato pur acutamente scritto, pensa appunto di poter cambiare il Catechismo soltanto per salvare Berlusconi. Tornando, per chiudere, a Milano, parrebbe dunque, come detto, che CL, in piena sintonia, ovviamente, col maestro sanmarinese, si stia impegnando allo spasimo per la Moratti (o, forse meglio, contro Pisapia) provando a diffondere “porta a porta”, specialmente nelle case dei buoni cattolici, il seguente, sintetico messaggio: non potete votare per chi sostiene apertamente l’aborto, l’eutanasia, le convivenze matrimoniali, e via discorrendo. Tutti temi squisitamente attinenti la politica “amministrativa”, com’è noto, tra l’altro! In proposito, io sono serenamente convinto che molti cattolici non “abboccheranno”, e che dunque, alla fine, questi predicatori “non prevalebunt”. A una condizione, però: che tutti coloro, laici e cattolici, che hanno votato Pisapia la prima volta, corrano di nuovo alle urne, tra una settimana..