DE QUO

Lettera ad "Europa" sulle "vicende milanesi"

Vincenzo Ortolina
Coordinatore A.P. per la Lombardia
Milano, Agosto 2011
 

Cara "Europa"

da settimane, per certi versi comprensibilmente, il leit motiv dei mezzi di comunicazione, a riguardo del tema, sempre più d'attualità, della corruzione "politica", sembra essere: sono tutti uguali, destra, sinistra, centro. Lo scrivono i "grandi opinionisti" del Corriere della Sera, comodamente "terzisti" da sempre, ma primeggiano nella gara, con i soliti toni sguaiati, i "giornali di famiglia" del capo del governo. I quali, forse finalmente consapevoli che, in materia, c'è comunque ormai poco da difendere soprattutto dalle loro parti, sprizzano contentezza nel trovare appigli per dimostrare che, dall'altra parte, è, più o meno, la stessa cosa. "Così fan tutti", è, dunque, il ritornello generale, che finisce col produrre, in qualche misura, il classico effetto riconducibile al proverbio: tutti colpevoli, nessun colpevole. Così, il rischioso tentativo di Bersani di "correre ai ripari" per salvare il "vanto" della moralità del PD è considerato, a destra, "penoso", pur se tale vanto viene declassato da una dimensione "antropologica" a una più semplicemente "politica". Eppure, a me pare che le stesse "vicende milanesi", tutte, peraltro, in corso di verifica, porterebbero a considerare che i principali fatti sotto i riflettori dei magistrati avrebbero avuto origine e si sarebbero sviluppati in tempi nei quali il "Parito Democratico" non era neppure in gestazione. Mi sembra sia in atto, dunque, il tentativo di misconoscere che il PD è cosa diversa, in ogni caso, dai partiti che hanno contribuito a farlo nascere, e che il suo "perimetro" politico-ideale va ben oltre il confine dei suddetti partiti. Dunque, quali siano le eventuali responsabilità (tutte da dimostrare) di singoli esponenti confluiti nello stesso provenendo appunto dalle formazioni politiche costitutive, tale partito non è affatto l'erede "diretto" di queste ultime, e non si può far perciò carico di pregresse responsabilità nel campo. Il suo segretario, conseguentemente, fa bene a difenderlo così come sta facendo. Vi sono, del resto, elementi emblematici, nel ragionamento dei sostenitori della citata tesi per la quale "sono tutti uguali": ho letto, in proposito, e lo segnalo quale esempio, il commento, su l'"Eco di Bergamo", di uno scrittore/giornalista di discreta fama, il quale, nel sostenere la sua tesi colpevolizzante i "democratici", finisce col ritenere rispondente semplicemente ai canoni del "politicamente corretto" il giudizio su Berlusconi, condiviso da tutto il centrosinistra e non solo, quale "perfetto testimonial dell'antimoralità civica". E' comunque evidente, detto per chiudere, che il Partito democratico ha, vieppiù ora, il sacrosanto dovere di dimostrare giorno per giorno di essere creatura "diversa" rispetto a qualsiasi altra avente una storia pregressa, in tema, soprattutto, di etica e di moralità (non esclusivamente politica).

Auguri!