Riforme Costituzionali e Riforma Elettorale

Bologna

Venerdi 19 luglio 2013 - 18:00

ex convento di Santa Cristina, Aula Magna - via del Piombo 5

 

Un Parlamento diviso in tre forze alternative di peso equivalente, in precario equilibrio grazie a un’alleanza di governo mal sopportata sia dagli eletti che dagli elettori, dovrebbe limitarsi a quello che in sanità si chiama “primo intervento”, varare cioè subito una nuova legge elettorale che elimini:

·         il vizio di incostituzionalità dell’attuale Porcellum;

·         l’incubo di nuove elezioni con la stessa legge che ha prodotto la situazione attuale.

Invece il disegno di legge costituzionale approvato dal Consiglio dei ministri il 6 giugno subordina di fatto il cambiamento della legge elettorale all’avvenuta intesa tra i partiti di maggioranza  sul cambiamento della forma di Governo (il complesso gioco tra Presidente della Repubblica, Governo e Parlamento).

Esso detta poi nuovi modi e tempi per la riforma della Costituzione in deroga a quelli stabiliti dall'art. 138 della Carta diventando così una sorta di grimaldello che fa saltare le garanzie e le regole che la Costituzione stessa ha eretto a sua difesa.

Malgrado il risultato nettissimo del referendum del 2006 si torna a parlare di riforma “di grande respiro”: si tratta di materie in cui le posizioni presenti nel Parlamento e nel Paese sono le più diverse e contrastanti e che il Comitato dei 40, previsto da tale disegno per mettere a punto la riforma, dovrebbe ricondurre ad unità in 18 mesi, in un momento di massima crisi economica e democratica del Paese e di minore corrispondenza, dal punto di vista rappresentativo, tra l’elettorato ed il Parlamento eletto con la legge “Porcellum”.

Come sempre si cercano strade diverse da quelle previste dall’art.138: si cambiano i soggetti promotori delle eventuali modifiche (Comitato dei 40), si attribuisce al Governo un ruolo improprio e poco limpido, si vogliono  accelerare  i tempi rubando spazio alla riflessione ed alla formazione dell’opinione pubblica, si nominano commissioni di esperti secondo criteri non discussi come se il Parlamento non fosse in grado di svolgere le sue funzioni (le commissioni Affari Costituzionali  possono consultare tutti gli esperti che vogliono!) e si prevedono riforme complessive da proporre globalmente a referendum confermativo che diventa così, come insegnava Don Giuseppe Dossetti, una sorta di plebiscito.

Quanto al merito, in mezzo a modifiche in parte condivisibili quali il superamento del bicameralismo paritario con la Camera dei Deputati unica detentrice del rapporto fiduciario col Governo e la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, si torna a ventilare la proposta di “presidenzialismi”  molto peggiori del “ premierato assoluto” già respinto nel 2006:  cosa francamente inaccettabile da tutti i cittadini che allora votarono e da tutti coloro che non vogliono che la nostra Repubblica perda la sua identità parlamentare, così come disegnato dalla volontà unanime dei Costituenti.

Organizzato da:

-          Libertà e Giustizia

-          Agire Politicamente – Bologna

-          Associazione per il Rinnovamento della Sinistra

-          Comitati Dossetti

-          Fondazione Gramsci – Emilia Romagna

-          Istituto De Gasperi Emilia Romagna – Bologna

-          Salviamo la Costituzione – Bologna

 


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