Un ricordo di Leopoldo Elia

Scompare un grande Maestro, ma non il suo insegnamento

Gian Candido De Martin

Ottobre 2008

Ci ha lasciato d’improvviso un grande Maestro, un Uomo di Stato, un autentico cattolico democratico. La scomparsa repentina di Leopoldo Elia, impegnato fino all’ultimo nell’elaborazione di analisi e indicazioni sui tanti problemi delle nostre istituzioni e di una democrazia in declino e a rischio, è davvero un vuoto immenso e incommensurabile, specie per i tanti che hanno avuto la fortuna, come il sottoscritto, di conoscerlo da vicino, potendone apprezzare la straordinaria statura culturale, la profonda dottrina giuridica e la limpida coscienza di democratico al servizio delle istituzioni della Repubblica: doti che si accoppiavano felicemente ad un tratto umano di genuina semplicità e gentilezza, sostenuto da elevatissimi valori morali, frutto anche della fede e della spiritualità di un cristiano responsabile (come ha sottolineato il celebrante al suo funerale).

Leopoldo Elia è stato anzitutto un Maestro, certo anzitutto nel campo del diritto pubblico e costituzionale, laddove è stato ben presto riconosciuto come un punto di riferimento al massimo livello per i suoi studi sulle forme di governo e sulla continuità degli organi costituzionali, ma anche per la sua eccezionale capacità di coniugare l’approfondimento dei principi del sistema repubblicano con osservazioni,sempre acute e puntuali, sull’esperienza vivente delle istituzioni, con una sensibilità affinata spesso dall’essere stato protagonista diretto in organi costituzionali, talora con responsabilità di vertice esercitate con proverbiale equilibrio.

Ma è stato anche – a tutto tondo – un Maestro di vita e di impegno civile, per la sua lezione di dedizione generosa e qualificata alle questioni più e complesse e determinanti della convivenza nella società contemporanea, alle prese con i nodi di una crescente secolarizzazione,talora di nuovi fondamentalismi e comunque di un pluralismo politico e culturale, che richiede costante capacità di ascolto e di dialogo: doti che Leopoldo Elia ha sempre avuto in massimo grado, senza con ciò rinunciare a far valere le sue convinzioni, che anzi cercava di sostenere con determinazione, specie quando erano in gioco principi e valori di sistema.

Un Maestro di democrazia e di cittadinanza attiva, si potrebbe dire, capace di spendersi con esemplare disponibilità, ma anche con attenzione curiosa alle novità, sia nelle sedi istituzionali e politiche più prestigiose (dalla Corte costituzionale al Parlamento), sia negli incontri con semplici cittadini o nelle iniziative di riflessione più informali, dove però si dibattevano questioni legate alle riforme necessarie per migliorare la vita e la funzionalità del sistema democratico. In tal senso va anche sottolineata la sua  dedizione assidua degli ultimi anni alle riunioni dei vari gruppi di lavoro di Astrid, con una partecipazione – sempre in chiave costruttiva ed equanime – al dibattito sui tanti temi emergenti delle riforme istituzionali e amministrative del nostro paese, in cui offriva un contributo prezioso pure sul piano delle analisi comparate con altri sistemi.

Un esempio limpido anche di autentica laicità nel testimoniare nella vita politica la sua identità di cristiano alla ricerca del bene comune concretamente possibile: in sintonia con la lezione di laicità di cattolici democratici, come Vittorio Bachelet, Giovanni Marongiu e Pietro Scoppola, con cui ha avuto non a caso profondi rapporti di amicizia, condividendo il senso e lo stile dell’impegno per l’attuazione sostanziale dei principi e valori contenuti nella Costituzione, con la consapevolezza che non si tratta di un ordine puramente formale, da applicare meccanicamente in base al dispositivo delle norme,ma di riferimenti  di portata potenzialmente universale, tuttavia da interpretare e coniugare nel loro concreto svolgimento nel tempo storico in cui è possibile por mano alla loro realizzazione, nell’ambito di un confronto democratico basato sul dialogo e sulla ricerca di condivisione.E senza scorciatoie decisionistiche,come aveva incisivamente sottolineato già nel 1994 -nel convegno di studi  in ricordo di Giovanni Marongiu –

laddove faceva sue le preoccupazioni dell’amico “mettendo in guardia dalla tentazione di ridurre la complessità in forme semplificate e di immaginare la decisione politica come processo unidirezionale ed esclusivamente gerarchico” e denunciando quindi “l’illusorietà delle riforme che puntano verso un eccesso di semplificazione o di riduzione della complessità ,con sistemi elettorali e forme di governo che tagliano drasticamente la rappresentatività del corpo sociale e trasformano la decisione in decisionismo”.

Con la scomparsa di Leopoldo Elia è, perciò, venuto meno un ancoraggio assai solido e affidabile per la vita e le prospettive della nostra Repubblica, capace sia di interpretare nel modo più coerente e costruttivo i valori racchiusi nella Costituzione sia di percorrere la strada delle riforme in modo da attuarli il più possibile,senza stravolgerne il significato, pur non rinunciando a qualche utile intervento di manutenzione o di adeguamento per far funzionare meglio le istituzioni democratiche. Una perdita a maggior ragione assai grave, pensando alle difficoltà crescenti di questi anni per conservare vitalità al tessuto e alle strutture della nostra democrazia, condizionata – se non malintesa - da media spesso superficiali e fuorvianti e da una carente formazione di molta parte della dirigenza dei partiti e delle istituzioni politiche e amministrative.

Resta, comunque, il suo insegnamento, così ricco non solo nei suoi scritti scientifici ma anche negli innumerevoli interventi in sedi culturali, politiche e istituzionali. E’ un patrimonio che bisogna ora ancor più valorizzare con iniziative appropriate, non solo per ricavare utili orientamenti –di metodo e di merito – da un pensiero sempre lucido e coerente con i principi e gli obiettivi della democrazia sostanziale, ma anche per poter offrire ai giovani una solida speranza, capace di alimentare un loro serio impegno nelle istituzioni della Repubblica,nonostante le tante difficoltà.