Due avvertimenti in una calda campagna elettorale

Alvaro Bucci

10 Luglio 2022

È entrata subito nel vivo la campagna elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre prossimo.

E non possiamo non cogliere alcuni avvertimenti.

Un primo avvertimento arriva da Guido Crosetto, padre nobile di Fratelli d’Italia, il quale auspica decisamente che “non cominci una campagna di slogan a chi la spara più grossa. Perché sono tempi di verità, tempi difficili”.

Incurante, Silvio Berlusconi ha cominciato a promettere l’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro, chiaramente senza rendersi conto delle consistenti risorse che comporterebbe e di come funziona il sistema pensionistico che, responsabilmente, deve garantire risorse anche per le future pensioni dei giovani lavoratori di oggi.

Matteo Salvini non si è tirato indietro e già ha rilanciato uno dei suoi cavalli di battaglia: quota 41. Cioè tutti in pensione con quarantuno anni di contributi. Poco importa se - conti alla mano - quei pensionamenti sarebbero insostenibili per la già fragile economia italiana e impedirebbero di accedere ai fondi europei. E per completezza aggiunge: oltre al superamento della legge Fornero, respingimento degli immigrati, flat-tax e pace fiscale.

E ancora Berlusconi, in una intervista su La Stampa di venerdì 22 luglio, ha tenuto a precisare le sue qualità rispetto a Matteo Salvini rispondendo così “Chi prevale tra i due per competenza, esperienza, cultura e savoir-faire? Dai su, non scherziamo. Io non sono affatto spinto da Salvini. Il centrodestra sono io..”.

Un secondo avvertimento riguarda l’allarme lanciato dal presidente del Copasir, Adolfo Urso, secondo il quale “Il voto del 25 settembre potrebbe risentire dell'influenza dei servizi segreti di Mosca”.

“È in atto – rammenta Urso, in una intervista raccolta da Il Messaggero del 23 luglio 2022 - una guerra di disinformazione, manipolazione e propaganda che non soltanto la Russia, ma la Russia nello specifico pratica nei confronti dell'occidente da almeno un decennio” per “condizionare le nostre democrazie e realizzare i suoi obiettivi di potenza egemonica”.

Rientra quindi negli obiettivi di Putin quello di destabilizzare i sistemi democratici occidentali tra i quali anche quello dell’Italia, per arrivare soprattutto alla destabilizzazione dell’Unione Europea. A tal fine mette in atto ogni azione del genere cercando sponde all’interno degli stessi stati, quasi certamente assicurando finanziamenti, specialmente in occasione di campagne elettorali.

Non v’è dubbio che per la crisi del governo Draghi, Putin abbia brindato! E forse dovrebbe anche ringraziare alcuni nostri ben noti personaggi politici, suoi amici ed estimatori della sua politica da vecchia data.

E proprio su tale questione la campagna elettorale si sta decisamente infiammando a seguito della pubblicazione, da parte del quotidiano La Stampa, di stralci di documenti attribuiti all'intelligence relativi a contatti a fine maggio tra un importante funzionario dell'ambasciata russa a Roma e il consigliere della Lega per i rapporti internazionali Capuano sul ritiro dei ministri del Carroccio dall'esecutivo. E la questione rischia ancora di ampliarsi.

È  chiaramente il segno che anche la nostra democrazia, come le altre liberal-democrazie, non è un assoluto, non è raggiunta una volta per tutte, ma è un processo,  che “richiede la partecipazione e il coinvolgimento di tutti e dunque domanda fatica e pazienza” come osserva papa Francesco. E bene ha fatto ancora una volta Mattarella a ricordare che la democrazia del nostro Paese è una “storia che continua”, che “è stata una conquista di popolo” e che “a noi tocca rigenerarla ogni giorno”.