Punti fermi sui principi regolatori della comunita’ umana

Pietro Lacorte

Medico e studioso di Bioetica

21 Gennaio 2016

Il disegno di legge sulle “unioni civili” di iniziativa dell’onorevole Cirinnà si propone di riconoscere particolari diritti a coppie che vivono stabilmente, anche se dello stesso sesso, in ragione del rispetto della loro dignità di persone e del diritto di essere tutelate nei loro rapporti di convivenza.

Il disegno di legge non è completamente condiviso da molti parlamentari per la parte che concerne l’adozione di un bambino da parte del genitore non naturale della coppia.

La contrarietà espressa trova ragion d’essere nel timore che una unione fra persone dello stesso sesso finisca con il farsi identificare nel tempo come una normale famiglia eterosessuale, fondata sul matrimonio, nella quale soltanto il bambino trova l’ambiente di vita adatto ad una naturale nascita e ad una normale crescita, grazie al particolare ruolo recitato da ognuno dei genitori, secondo quanto sostenuto da studiosi dell’età evolutiva.

La sociologa Martha Nussbaum, nel volume dal titolo “Divenire persona”, sostiene che “la famiglia ha una profonda influenza nello sviluppo umano, una influenza che è presente fin dal primo momento della vita umana”.

Elena Pulcini, Filosofa Sociale Università Firenze, condivide tale convinzione nel suo volume dal titolo “La cura del mondo”, riportando anche il parere di Luigina Mortari, Filosofa Università di Verona, la quale, nel volume “Pratica dell’aver cura”, afferma che “il ricevere cura a partire dalla nascita è condizione necessaria perché si dischiudano le stesse possibilità di vita”.

Lo psicopatologo dell’Università di Cambridge, Simon Baron Cohen, nel volume “La scienza del male”, nel mentre afferma che il bambino nei primi anni critici riceve una pentola d’oro interiore che gli consente di affrontare le sfide della vita, le capacità di riprendersi dalle avversità, la capacità di soffrire e gioiree nell’intimo con gli altri e nelle relazioni con gli altri”, invita a riflettere che “quando invece priviamo il bambino dell’alimento affettivo parentale, gli neghiamo il più importante dei diritti che gli si possa dare con la nascita e lo danneggiamo in maniera quasi irreversibile”, per cui ritiene doveroso “continuare a far presente alle nuove generazioni di genitori l’importanza della pentola d’oro, la quale rappresenta una via di intervento che può cambiare il corso della vita dell’individuo, trasformandolo da zero negativo (incapacità empatica) in una persona sana ed empatica”.

Sulla base di tali convinzioni, i due neuropsichiatri infantili Miguel Benasajag e Gerard Schmidt, nel volume dal titolo “L’epoca delle passioni tristi”, affermano che “non è sulla soglia di casa che inizia il mondo, ma nel suo interno: l’ordine del focolare corrisponde all’ordine storico del mondo umano in un determinato momento del divenire umano di una civiltà”.

A fronte di una tale considerazione, ritengo che ogni sano legislatore abbia il dovere di contribuire con i suoi provvedimenti a migliorare “l’ordine storico del mondo umano” senza dare ascolto ad una presunta richiesta di “modernizzazione” (come qualcuno ha affermato in un recente dibattito televisivo), che tale ordine non tiene più presente.

Tali sono le ragioni per cui alcuni parlamentari sostengono la necessità di ricorrere ad istituti giuridici diversi dall’adozione per la maggiore tutela del minore convivente con una coppia non eterosessuale, nell’intento di evitare che nel futuro una coppia, pur nel legittimo desiderio di avere un figlio, essendone impedita per cause varie, possa ricorrere all’unico modo consentitole, quello della cosiddetta “maternità surrogata”, modalità non consentita dalla legge italiana, anche se ammessa in legislazioni di altri Stati; modalità che mira a gratificare una coppia senza preoccuparsi tanto del diritto del minore a nascere e crescere in un contesto familiare naturale; modalità non ammessa da un documento di sintesi del Comitato Nazionale di Bioetica italiano del 17 - 06 – 1994, nel quale si afferma “che sono da considerarsi moralmente negative prassi di procreazione assistita che vanificano il diritto del nascituro a nascere in seno ad una famiglia costituita da una doppia figura genitoriale stabile in cui i ruoli non siano dissociati o che alterino comunque la sua identità personale e familiare (come avviene nella pratica di maternità surrogata).

Anche il Consiglio Nazionale della Federazione dell’Ordine dei Medici, in un documento del 2 aprile 1995, ritiene “che il bene del nascituro debba sempre considerarsi il criterio del riferimento essenziale per la valutazione delle diverse opzioni procreative e, pertanto, per quanto riguarda l’ammissione a procedure di procreazione assistita, debbano essere sempre vietate tutte le forme di maternità surrogata e le forme di fecondazione artificiale al di fuori di coppie eterosessuali sterili.

La gestazione crea un rapporto simbiotico tra la madre e il bambino in formazione che non può essere interrotto dopo il parto, per il rischio di traumi psicologici, contro i quali pongono in guardia studiosi dell’età evolutiva. In particolare, lo psicanalista Donald W. Winnicot, nel volume dal titolo “I bambini e le loro madri” afferma che “ci sono prove che dimostrano che una persona esiste come individuo prima del processo della nascita” e si dice “certo che non si può far coincidere la vita psicologica dell’individuo con il tempo della nascita”.

Una tale convinzione impone ad ogni persona che voglia definirsi responsabile di evitare ogni tipo di distacco del neonato da chi lo ha gestito nel proprio grembo, avvertendone il continuo evolversi, e lo ha poi generato. Contro coloro che condividono tali convinzioni non è perciò giustificata alcuna iniziativa, come quella della “Lista di proscrizione”pubblicata da alcuni sostenitori del disegno di legge Cirinnà, iniziativa che rischia di configurarsi come un condizionamento della libertà di decisione per alcuni parlamentari, ai quali, peraltro, il partito di governo di appartenenza non offre molte possibilità per il raggiungimento di un accordo unanime sul testo da discutere in aula, appellandosi alla “libertà di coscienza” che non dovrebbe essere ammessa su problemi che, come si è dimostrato, riguardano i fondamenti basilari della convivenza umana.

La filosofa Laura Boella afferma che “l’uomo è stato creato per scegliere”.

Un vero partito democratico dovrebbe riflettere su quanto avviene nella società e proporre disegni di legge utili a migliorarne le condizioni di vita, disegni per i quali presentarsi uniti in Parlamento. Ogni parlamentare è un uomo adulto, che secondo Wels per essere tale non ha bisogno di leaders che gli indicano le scelte da operare.

Ma tant’è; ormai in Italia un governo che si autodefinisce decisionista ci sta abituando a tutto, nell’accettazione supina di ogni decisione da parte di quanti sarebbero tenuti, per il mandato ricevuto, a difendere il modo di essere di un autentico sistema democratico, nonché nell’insignificanza dell’impegno di molti credenti, nonostante l’invito di Papa Francesco ad “uscire fuori” per partecipare attivamente alla costruzione della comunità civile di cui si fa parte.

E tali comportamenti è bene che non persistano oltre per il futuro dell’umanità