“Legge ineludibile, ma sulle adozioni serve ulteriore riflessione”

parla Pierluigi Castagnetti

da l'Unità - 2/2/2016

Intervista a Pierluigi Castagnetti: “Se si fossero approvati i Dico non ci muoveremmo sotto la spinta dell’urgenza. Family Day? Da non sottovalutare”

Certo che la legge sulle unioni civili va fatta e che il ddl Cirinnà va bene per tanti aspetti. E però c’è un che di “sbrigativo”, nel testo, che ha reso il delicato passaggio sulle adozioni ancora insufficiente: per cui “occorre che il Senato nei prossimi giorni ci lavori” perché le conseguenze persino sul piano antropologico potrebbero essere molto serie. Un allarme, dunque: per la sensibilità della persona che lo lancia, Pierluigi Castagnetti, va senz’altro meditato.

Presidente Castagnetti, il problema è l’articolo 5, come è noto. Secondo lei la soluzione della stepchild adoption non è abbastanza forte, abbastanza chiara? E in che misura influisce sul giudizio complessivo del testo Cirinnà?

«Io sono colpito dal fatto che la tradizione culturale della sinistra e persino quella femminista abbiano lasciato soli i cattolici a porre questioni di principio, non confessionali. Intendiamoci: è chiaro che una legge è ineludibile perché quello delle unioni civili è diventato un fenomeno sociale così rilevante che non può essere ignorato dall’ordinamento, e vi è stato un ritardo nel comprenderlo da parte della Chiesa. Se si fossero approvati i Dico oggi non ci muoveremmo sotto la spinta dell’urgenza, che non è mai una buona consigliera… Ai tempi dei Dico nemmeno Vendola poneva la questione delle adozioni perché anche lui si rendeva conto che è un problema molto difficile».

Ma sono passati quasi dieci anni: più che urgenza, non c’è un ritardo?

«Secondo me la questione delle adozioni andava affrontata a parte. Perché parlo di una certa sbrigatività? Io non ero parlamentare ma ricordo quando si legiferò sul diritto di famiglia, c’erano Nilde Jotti, la Tedesco, Maria Eletta Martini, Rosa Iervolino, fecero un lavoro di scavo con un coinvolgimento di altissimo livello dell’intelligenza del Paese: questa volta non mi pare che il Senato abbia fatto uno sforzo analogo, non so se ci sia stato un vero coinvolgimento della cultura giuridica specialistica. Eppure noi dobbiamo sempre ricordarci di essere la patria del diritto. Pensi che sono stato in Spagna qualche giorno fa a un dibattito con popolari e socialisti: loro stanno aspettando la nostra legge perché sono molto attenti alla qualità del nostro prodotto legislativo su materie così delicate».

La sento critico, onorevole Castagnetti. La legge va in aula oggi, ma ci sono molti giorni per intervenire sul testo. Che fare?

«Nel dibattito del gruppo dei senatori del Pd ho visto che già si intravede una via d’uscita. C’è necessità di ripulire la prima parte del ddl Cirinnà facendo attenzione a rispettare le sentenze della Consulta riferendosi più organicamente all’articolo 2 della Costituzione e non all’articolo 29, per cui diventa chiaro che il riconoscimento delle unioni civili non attiene alla sfera dei diritti individuali ma è il riconoscimento di formazioni sociali».

Ma il punto dolente è l’articolo 5, giusto?

«Personalmente penso che occorra un no chiaro alla pratica dell’utero in affitto per le coppie etero e omosessuali. Se non fosse chiaro il divieto alla maternità surrogata le possibili implicazioni sarebbero davvero inquietanti».

E’ un tema che la sinistra italiana non affronta a fondo?

«Guardi, oggi l’Assemblea nazionale francese per iniziativa di Sylviane Agacinski, una donna di sinistra, ospita un grande forum il cui obiettivo è dichiarare la pratica dell’utero in affitto un reato a livello internazionale. Ma su questo il femminismo italiano è abbastanza silenzioso. Ho visto un bell’articolo sull’Unità di Livia Turco ma non ho letto molte altre cose. La cultura della sinistra non può voltarsi dall’altra parte».

Ma l’utero in affitto è un reato per la legge italiana.

«Sì, ma se passasse questa formulazione dell’articolo 5 potrebbe favorire il ricorso dell’utero in affitto all’estero. E’ una questione molto seria. Ci potrebbero essere in prospettiva conseguenze di carattere antropologico in grado di mettere in discussione persino i fondamenti della psicologia ortodossa di Freud che non a caso distingue la figura paterna da quella materna».

Non è detto che cento anni dopo Freud non si possa ridiscuterne…

«Però secondo me il principio culturale per cui non c’è un diritto della coppia ad avere figli ma c’è il diritto dei figli ad avere genitori va ribadito. Meglio, il diritto dei bambini già all’interno delSe si fossero approvati i Dico non ci muoveremmo sotto la spinta dell’urgenza Family Day? Da non sottovalutare Piazza radicale Al momento, però, tutto tace. Bisogna lasciar decantare il Family Day, che al di là dei numeri non ha preoccupato eccessivamente Palazzo Chigi. «Era una piazza radicale e di destra – spiega un Dem – Agesci e Azione Cattolica si sono sfilate. È diventato un Ruini-Day fuori tempo». Nessuno si spinge a commentare l’ipotetica «freddezza» di Papa Francesco verso il Circo Massimo, ma non è passato inosservato che mentre “Avvenire” si è schierato l’”Osservatore Romano” non ha dedicato spazio all’evento né il Pontefice vi ha fatto cenno nell’Angelus domenicale. Intanto, polemica tutta centrista tra Buttiglione, che apre alla legge senza la stepchild, e l’ex alfaniano Giovanardi, che sospetta baratti tra l’ammorbidimento sulla legge e il rimpasto che ha premiato il partito di Alfano. Nell’analisi del Circo Massimo si nota che non era una piazza unitaria dei cattolici È necessario porre vincoli precisi per non consentire la maternità surrogata all’estero la coppia ad avere un’assunzione di parentela da parte dell’altro partner..»

Come si può rendere questo concetto nella legge?

«Ponendo vincoli precisi e non aggirabili per non consentire la maternità surrogata all’estero. Deve essere chiaro che non c’è stata la pratica della maternità surrogata».

Ci saranno diversi voti segreti. Lei che ha una lunga esperienza parlamentare cosa prevede?

«E’ auspicabile che non ci siano sorprese. Ma non ci saranno solo se il nodo di cui abbiamo parlato verrà affrontato».

L’ultima domanda sul Family day: non le è sembrato un po’ troppo “vandeano”, quindi stridente con la nuova Chiesa di Francesco?

«A me ha colpito l’enorme partecipazione, anche se si è capito che erano 300mila e non due milioni… C’erano toni di un certo tipo ma anche altri, più sobri: io sinceramente non ho visto grandi contraddizioni con il magistero straordinario di papa Francesco, né mi hanno colpito certe frasi contro il governo Renzi. E’ stata una manifestazione di rilievo, da non sottovalutare»


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