Cattolicesimo Democratico

Fra ricordi e speranze...

Appunti sulla 33ma “Settimana Sociale” reggina del 1960

in vista di quella imminente, la 46° dell'Ottobre 2010

di Nino Labate

25 settembre 2010


Era il 25 settembre del 1960. Quella domenica ritornavo a Reggio da Palermo dove, appena assunto, facevo il mio tirocinio in Rai. Ritornavo per incontrare Franca che due anni dopo sarebbe stata mia moglie. Il mio indimenticabile fratello Gianni mi telefona dicendomi che sarebbe passato a prendermi nel primo pomeriggio per andare in Cattedrale. Iniziava la 33.ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani. E Mons. Ferro teneva il discorso di apertura: devo essere grato a Nicola Ferrante che su l’Avvenire di Calabria me ne ha ricordato i contenuti. Io portavo solo memoria della sua proverbiale e somma delicatezza pastorale con cui ha ringraziato le autorità e i convegnisti presenti, sottolineando l’importanza del tema delle “Migrazioni”. Un tema, com’è noto, ritornato di grandissima attualità nelle sue nuove macrodimensioni geografiche.

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Il contributo del MEIC

 Il MEIC e la 46a settimana sociale dei cattolici: Quattro contributi a partire dal progetto Camaldoli

di Beppe Elia

Ottobre 2010

Il Progetto Camaldoli – Idee per una città futura costituisce, per la sua organicità, il contributo più completo e condiviso che l’associazione  può offrire alla 46a Settimana sociale dei cattolici italiani, almeno per quanto riguarda i quattro temi affrontati in quel documento. I punti che seguono evidenziano, in modo molto schematico, alcune priorità che derivano dalla vicende sociali e politiche di questi ultimi periodi e da alcune questioni che stanno assumendo particolare rilievo ed urgenza.

La questione democratica

Pur nel legittimo pluralismo delle opzioni politiche, appare a noi particolarmente grave in questo momento il processo di erosione di alcuni cardini della nostra Costituzione, e che lasciano percepire una critica profonda all’assetto democratico del nostro paese. In nome del mandato popolare ottenuto attraverso l’elezione dei rappresentanti in Parlamento, si assiste con assiduità ad un complesso di iniziative che mirano a sminuire ogni iniziativa o pronunciamento proveniente dalle istituzioni (Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, Consiglio superiore della Magistratura), quando esse non siano di approvazione e consenso all’azione dell’esecutivo, e a delegittimare lo stesso ruolo del Parlamento.

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Il contributo del MEIC

di Matteo Segafredo e Andrea Favaro

 Ottobre 2010

Spunti dal Congresso Nazionale 2010 in preparazione alla settimana sociale

 

Se la fede, come sostiene Tommaso d Aquino, è pubblicamente rilevante, quali  energie migliorative può mettere il cattolicesimo italiano nella società?

Questo interrogativo, che il Meic si è posto all ultimo Congresso nazionale svoltosi a Padova, nella sessione riservata alla riflessione economica ha  generato alcuni pensieri accogliendo il principio  della proiezione  morale cioè il principio secondo cui le organizzazioni sono proiezioni delle persone che in esse operano e come tali non hanno solo funzioni tecniche (fornire servizi, produrre beni, generare profitti...) ma anche qualità morali come valori, fini, responsabilità.

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A Reggio Calabria nel segno della speranza e della legalità

Presentata la 46ma Settimana sociale dei cattolici, al via il 14 ottobre prossimo

di Chiara Santomiero

Roma, 8 Ottobre 2010

da ZENIT.org


“Testimoniare una tendenza aggregativa in un’Italia che si frantuma, dimostrare una franchezza argomentativa diversa dai soliti dibattiti, andare vicino ai problemi usando lo ‘zoom’ senza sfumare”: sono queste le tre sfide che intende affrontare la 46ma Settimana sociale dei cattolici italiani in programma a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre prossimi sul tema “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”.

Le ha sintetizzate così Luca Diotallevi, vice presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa tenutasi il 7 ottobre a Roma.

Alla radice dell’agenda di priorità indicate dal Documento preparatorio, secondo Diotallevi “c’è una società plurale nella quale un grande numero di soggetti è disponibile ad impegnarsi per generare processi di crescita”. E alla domanda “qual è il ruolo dei cattolici nel nostro Paese?”, la risposta più immediata è “tentare insieme di promuovere il bene comune”.

Come? Attraverso un metodo che è già una proposta. “Il modello di riflessione che ha accompagnato il cammino delle Settimane sociali – ha affermato mons. Arrigo Miglio, presidente del Comitato scientifico ed organizzatore dell’iniziativa –, basato sul coinvolgimento di diocesi associazioni, mondo dell’economia, della finanza, della politica, può dare un contributo utile a tutto il Paese”.

“Sono stati oltre un centinaio – ha ricordato Edoardo Patriarca, segretario del Comitato scientifico ed organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani – gli eventi che hanno visto direttamente impegnato il Comitato ma numerosi altri sono stati organizzati a livello locale da diocesi, associazioni, realtà sociali ed accademiche”.

Tra questi vanno ricordati: “dieci seminari nazionali organizzati su vari temi in altrettante città italiane; 8 audizioni con i politici; 8 incontri regionali della pastorale giovanile e i 16 incontri organizzati dall’Azione cattolica italiana in tutte le regioni ecclesiastiche”. Sul sito Internet delle Settimane sociali è possibile, inoltre, trovare “ventotto documenti ufficiali prodotti da associazioni ed organismi ecclesiali, sindacali e politici”.

A Reggio Calabria sono attese “provenienti da 184 diocesi italiane, 1200 persone tra cui 300 giovani, 177 responsabili di associazioni e movimenti laicali, 66 vescovi, 204 sacerdoti, 29 tra religiosi e religiose e 9 diaconi”.

“La scelta di Reggio Calabria come sede dell’incontro – ha aggiunto Miglio – non è stata casuale”. Le Settimane sociali vi erano già state ospitate nel 1960 con un tema che presenta ancora profili di attualità: “Le migrazioni interne ed internazionali nel mondo contemporaneo”.

“Oggi – ha affermato Miglio – Reggio Calabria rappresenta uno dei punti in cui si manifestano in modo acuto le sofferenza del Sud del Paese e le cronache degli ultimi giorni, con l’offensiva della criminalità organizzata, confermano la provvidenzialità della scelta di questa città”.

Alla realtà del Sud sarà dedicato in particolare il pomeriggio di sabato 16 ottobre in cui è prevista la relazione del prof. Giuseppe Savagnone sul tema “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno. Un documento per il bene comune del Paese” seguita da testimonianze di impegno in questo campo.

“Due carovane di giovani – ha inoltre sottolineato Patriarca – partiranno da due città simbolo della Calabria come Rosarno e Locri per convergere a Reggio con una marcia a favore della legalità e di solidarietà con la cittadinanza reggina”.

“Obiettivo delle Settimane sociali – ha precisato Miglio – è porsi come strumento di ascolto e ricerca ed occasione di confronto ed approfondimento culturale sui problemi dell’attualità e su come possano essere affrontati nella prospettiva del benessere globale della società”.

“I delegati a Reggio Calabria – ha concluso il presidente del Comitato delle Settimane sociali – sono chiamati ad offrire un contributo qualificato a livello culturale e professionale per favorire una presa di coscienza maggiore delle problematiche che appartiene a tutta la comunità”.


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Un manuale per i cattolici in politica

di Antonio Gaspari

Roma, 8 Ottobre 2010

 

da ZENIT.org


Già due anni fa il Pontefice Benedetto XVI ha lanciato un appello affinché i cattolici portino la loro testimonianza anche in politica.

Per il Cardinale Angelo Bagnasco, è un “sogno” poter vedere una nuova generazione di cattolici in politica.

Monsignor Mariano Crociata, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha annunciato l’avvio di “un percorso per accompagnare la crescita, la coscienza e la formazione” dei laici cattolici, in vista della “possibilità di un coinvolgimento da parte di singole persone in impegno politico concreto”.

Ma quale deve essere il programma di un cattolico che fa politica? Quali sono i principi a cui deve fare riferimento? E quali virtù deve praticare nella gestione del bene pubblico? E’ importante difendere la vita e la famiglia, ma come si coniuga con le battaglie di ordine sociale?

Per rispondere alle tantissime domande che il tema solleva, monsignor Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo di Trieste, da poco nominato Presidente della Commissione “Caritas in veritate” del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE), ha pubblicato il libro “Il cattolico in politica. Manuale per la ripresa” (Cantagalli).

Si tratta di un volume che il Cardinale Bagnasco, Presidente della CEI, ha così introdotto: “Monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo-vescovo di Trieste e per lungo tempo impegnato nella Santa sede con alti incarichi nel campo della evangelizzazione del sociale e della promozione della giustizia e della pace cristiane, ha scritto questo ‘Manuale’, che bene si inserisce nell’impegno per la realizzazione di quel ‘sogno’: formare una nuova classe di cattolici impegnati in politica”.

“Ho accolto quindi questa pubblicazione – ha aggiunto il porporato con viva soddisfazione, perché mi sembra molto utile e, direi, ‘tempestiva’, nel senso che coglie un bisogno reale e vivo e fornisce alcuni strumenti formativi per affrontarlo”.

Il libro in questione è costruito come un vero manuale diviso in 20 capitoli: i primi dieci spiegano i “criteri”, e cioè la dimensione pubblica del Cristianesimo, i principi della Dottrina Sociale, il problema della laicità, i principi non negoziabili.

Nella seconda parte l’autore spiega i “contenuti” della proposta di un cattolico in politica. Tra questi, la difesa della vita, la protezione della famiglia, la libertà di educazione, la libertà religiosa, il lavoro e la lotta sussidiaria alla povertà, la riforma dello Stato, le immigrazioni, la gestione dell’ambiente, l’identità europea, la nazione e lo sviluppo dei popoli.

Con coraggio e franchezza l’Arcivescovo di Trieste, che è anche Presidente dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan (http://www.vanthuanobservatory.org/), spiega che per l’impegno politico dei cattolici è “giunto il tempo della ripresa, essendosi conclusi quello della resistenza e quello dell’attesa”.

La 'Resistenza’ degli anni Settanta e Ottanta, durante i quali “la laicità della modernità ha lanciato verso la Chiesa e i cattolici una violenta guerra culturale che ha prodotto smarrimento e perplessità sulla propria identità e missione”. E l'attesa negli anni Ottanta e Novanta.

Secondo monsignor Crepaldi fu dal discorso pronunciato da Giovanni Paolo II a Puebla nel 1979, che fu respinta la teologia della liberazione e fu ristabilito il punto di vista cristiano sulla dottrina sociale, secondo cui “non è la storia o la sociologia, non la prassi né l’oppressione o la povertà sociologicamente intese, ma la fede della tradizione apostolica”.

Fu a Puebla che Giovanni Paolo II affermò “l’antropocentrismo cristiano – l’uomo è la via della Chiesa” ribadendo “la pretesa della Chiesa di annunciare in Cristo la salvezza integrale dell’uomo”.

Seguendo un percorso storico, tra libri, encicliche e discorsi, l’Arcivescovo di Trieste arriva al convegno ecclesiale nazionale di Verona del 2006, durante il quale Benedetto XVI rimise al centro il Dio “dal volto umano” che ha detto un grande “sì” all’uomo.

“Ciò significa – ha sottolineato il presule - che la religione cristiana è ‘amica della persona’ e rivendica una pretesa di verità che non contraddice, ma conferma, illumina ed eleva, la verità dell’uomo”.

Monsignor Crepaldi spiega che “l’annuncio della verità cristiana non è arroganza, ideologia o integralismo in quanto mostra all’uomo e al mondo la risposta alle loro più profonde attese. Da qui il ‘diritto di cittadinanza’ della Chiesa nella società, la conferma che 'non esiste soluzione alla questione sociale fuori del Vangelo' e nello stesso tempo il dialogo con le realtà umane costituite nella loro legittima autonomia”.

“Con Benedetto XVI – ha precisato il Presidente della Commissione del CCEE – il cristianesimo comprende che il mondo ha bisogno di Cristo come di qualcosa di indispensabile e che gli autentici diritti umani rischiano, senza di esso, di essere schiacciati sotto il peso della dittatura del relativismo”.

L’Arcivescovo di Trieste conclude affermando che “molti spiriti liberi, anche non cristiani, si interrogano profondamente, sentono il bisogno di recuperare ragione e buon senso e considerano che per far questo c’è bisogno dell’aiuto della fede cristiana, di un Dio che è amore e verità”.


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Lettera aperta alla 46° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

 
di Piero Lacorte

10 Ottobre 2010

Desidero esprimere alcune riflessioni nella imminenza della 46° Settimana Sociale dei cattolici italiani di Reggio Calabria.

“Cattolici nell’Italia di oggi”, recita il titolo. Ritengo perciò necessario partire da una presa d’atto cruda  e reale della situazione dell’Italia oggi per dare un senso ai lavori; una situazione di grave degrado morale, civile, istituzionale, economico, continuamente sottovalutata dai responsabili politici, i quali spesso contribuiscono a deteriorarla ulteriormente nella precipua preoccupazione di consolidare un potere fine a se stesso, ma soprattutto mai presa in seria considerazione dalla comunità cristiana, la quale non prende mai posizioni chiare e definite di fronte ai problemi reali che attanagliano i cittadini ogni giorno di più.

Anche la Chiesa istituzione non modifica i suoi usuali metodi di intervento, spesso limitati a generici richiami ai valori etici. Diventano invece sempre più frequenti interventi di Presuli, chiaramente individuabili per i loro orientamenti, per vicinanza ad alcuni movimento ecclesiali caratterizzati dalla convinzione di possedere la verità assoluta e dalla poca disponibilità al dialogo ed al confronto.

Persiste sui più la convinzione che la maggioranza dei Vescovi abbia rinunziato a guidare in autonomia le Chiese particolari, disposta a farsi dettare l’agenda dei lavori dal Presidente della CEI nel corso delle periodiche assemblee.

La prossima Settimana Sociale è stata ancora una volta preparata da poche persone, le quali, solo da pochi giorni, hanno reso pubblico il programma dei lavori.

Il documento preparatorio è di una genericità sconcertante, segnala problemi, ma evita di affrontarli in profondità e di dettarne possibili soluzioni.

Quale attesa si spera di generare nell’opinione pubblica nel corso dello svolgimento dei lavori?

Si avrà il coraggio di prendere atto inizialmente della condizione in cui sono costretti ad operare i vertici della magistratura di Reggio Calabria, sempre più esposti a minacce ed intimidazioni mafiose mai prima immaginate, grazie anche alle continue delegittimazioni da parte del potere politico verso un potere di garanzia per tutti? Si avrà il coraggio di prendere posizione di fronte ad una situazione del genere o ci si limiterà alla espressione di una generica solidarietà verso la magistratura?

Si prenderà seriamente atto della reale situazione socio economica del paese, grazie alla quale molti cittadini si dibattono fra mille difficoltà in preda ad autentica disperazione, per studiare le vere cause ed individuare le soluzioni adeguate?

Quale “agenda di speranza per il futuro del paese”si ha la presunzione di indicare se non ci si rende pienamente conto della situazione reale di un paese sfiduciato verso tutto e verso tutti?

Personalmente ho perduto ogni voglia di partecipazione ad una settimana sociale nel corso della quale, secondo un programma conosciuto solo all’ultimo momento, si affronteranno varie tematiche sotto la guida di esponenti di varie associazioni cattoliche, molte delle quali non omogenee e spesso in contrasto per orientamenti diversi. Da tempo ho perso ogni fiducia nei confronti di un laicato che non riesce ad esprimersi in piena autonomia e progettualità, secondo i dettami della Gaudium et Spes, mai peraltro pienamente favoriti nella comunità ecclesiale.

Personalmente sono in preda ad una sofferenza interiore da qualche settimana per due suicidi messi in opera nella mia città da due persone disperate per un  lavoro continuamente precario e per aver constatato quanto la fame possa condizionare la dignità delle persone. Un mio conoscente, operaio specializzato dell’edilizia, disoccupato da mesi, non ha avuto ritegno alcuno nel fermarmi per strada per chiedermi l’elemosina di un euro per comprare un semplice panino e sfamarsi.

Evenienze del genere mi hanno fatto capire quale sia lo stato di sofferenza di tanti fratelli, per far superare il quale non occorrono giornate di studio con richiami altisonanti ad un “futuro di speranza”, bensì impegno quotidiano volto ad un’attenzione verso chi vive in stato di bisogno, del quale prendersi cura con provvedimenti immediati e non con promesse che spesso rimangono nel generico.

Personalmente non sono più disposto ad ascoltare i soloni di sempre e di vedere sfilare sulla scena personaggi sempre pronti ad offrire soluzioni taumaturgiche per ogni problema.

Credo ormai solo nella testimonianza continua e quotidiana di una fede professata, nell’esercizio di quella carità evangelica, la quale, per essere autentica, deve essere praticata, in  estrema attenzione e disponibilità verso l’Altro, nel silenzio più assoluto, senza clamori, senza bracciali, senza le etichette di incontri faraonici, i quali, oggi, rischiano di dare solo fastidio e di offendere chi continua a soffrire nella massima discrezione cercando di resistere alla disperazione.

Abbiamo l’obbligo di una autentica partecipazione empatica alle sofferenze di chi ci vive accanto. La speranza può essere generata solo da autentici “fatti di Vangelo”.

Auguro a tutti quanti condividono le istanze di un futuro migliore un buon lavoro di testimonianza cristiana.

Cordiali saluti.


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