L’attualità dei brani evangelici

Alvaro Bucci

Pubblicato su LA VOCE del 26 Settembre 2013

Sono solito, oltre che ascoltare l’omelia del celebrante che  commenta le letture del giorno, leggere anche altri commenti che sulle letture della domenica sono pubblicati sulla stampa. E sono  convinto che i tanti celebranti, diffusi nei vari paesi del mondo, hanno a disposizione minuti preziosi per orientare evangelicamente la vita dei fedeli. I passi delle letture sono chiaramente contestualizzati nel tempo e nei luoghi cui si riferiscono. Da qui la necessità  di leggerli fornendo conseguenti esortazioni ed ammonizioni in relazione ai tempi e situazioni attuali. Peraltro lo stesso Gesù, nella sua predicazione volta a fornire i suoi “principi di vita”,  ricorreva spesso alle parabole per spiegarli concretamente, attualizzandoli. Mi sembra allora che, pur considerando la limitatezza dei tempi a disposizione, le omelie non possano costituire solo una riaffermazione, pur ampliata, dei principi proposti, ma offrire anche spunti di riflessione su situazioni concrete che viviamo o a cui assistiamo. Faccio un esempio riferendomi al brano di Vangelo di domenica scorsa, la XXV^ del tempo ordinario. Un brano certamente complesso ed impegnativo per essere commentato e soprattutto particolarmente  significativo per essere confrontato con situazioni attuali. La questione che caratterizza tale brano sta nell’orientamento di fondo della vita e si pone nell’alternativa tra servire Dio e servire la ricchezza.  Quando la ricchezza diviene unico orizzonte della vita, occupa tutto l’orizzonte ed il riferimento a Dio è svuotato del tutto fino a scomparire. Ma andando oltre nella riflessione, che opportunamente ho potuto raccogliere, la parabola di Gesù risulta di un’attualità sconcertante: “siamo ben a conoscenza di personaggi pubblici, arrampicatori, politici, che hanno costruito immense ricchezze con la frode, con la corruzione, con un agire di furbizia senza scrupoli, con l’ipocrisia, usando il potere politico per introdurre leggi unicamente a proprio vantaggio, e addirittura vantando una facciata di ossequio di fronte ai poteri religiosi e facendosi paladini di valori cristiani. Ed è ancora peggiore notare come questo modo di agire sia divenuto stile diffuso e venga lodato chi è più furbo e scaltro nel fare i propri interessi” (Alessandro Cortesi op, omelia). Da ultimo, seguendo la stessa omelia, si può osservare ancora come oggi viviamo un dominio del potere finanziario e di una mentalità dell’homo aeconomicus che fa dipendere la felicità dalla ricchezza e tutto riduce, anche le persone e il loro lavoro, a merce di cui disporre: siamo immersi nel “mammona dell’ingiustizia” in un mondo ricco che ha fatto delle diverse forme di potere una via per assoggettare ed escludere i poveri. Le parole di Gesù hanno una forza dirompente nell’impegno a ripensare i modelli economici e sociali di vita.