Cattolici in movimento: verso dove?*

Lino Prenna

Coordinatore nazionale dell’associazione di cattolici democratici “Agire politicamente”.

(Articolo pubblicato sul foglio informativo dell’associazione Politicamente, n. 4 Ott-Dic 2011)

 

La seconda metà di questo inquieto 2011, che è già alle nostre spalle, ha registrato una serie di iniziative, riconducibili, a titolo diverso e con diverse sensibilità, ad una rinnovata domanda di protagonismo politico dei cattolici italiani. In questo percorso temporale, iniziato a fine maggio, con l’incontro romano introdotto dal segretario della Cei mons. Mariano Crociata e, per ora, concluso a metà dicembre, con l’assemblea di Retinopera, avviata dalla lectio magistralis del presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco (v. Adista nn. 51, 57, 60, 65 e 97/11), è caduto il convegno di Todi, a metà ottobre 2011 – promosso dal Forum delle persone e delle associazioni cattoliche nel mondo del lavoro (Acli, Cisl, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Confartigianato, Confcooperative e Movimento Cristiano Lavoratori) – che ha goduto di inedita attenzione e di larga esposizione mediatica (v. Adista nn. 76, 78, 79, 82, 83 e 84/11). Rientra, certo, in questa dinamica aggregativa l’assemblea romana delle associazioni, tra le quali “Agire politicamente”, che si riconoscono nella cultura politica del cattolicesimo democratico (v. Adista n. 89/11).

Pur mosse da un’unica fede cattolica, queste iniziative, e altre realizzate nello stesso periodo, non sono riconducibili ad un unitario cattolicesimo politico, ma ripropongono, sia pure con accenti diversi, le due anime “storiche” del movimento politico dei cattolici. Così, mentre si è parlato di nuovo movimento dei cattolici, preferisco parlare di cattolici in movimento, nella sostanziale continuità delle due declinazioni che il cattolicesimo politico ha storicamente sviluppato: quella clerico-moderata e l’altra cattolico-democratica. All’indomani dell’incontro di Todi di metà ottobre, abbiamo scritto che non ci riconosciamo in quel percorso e, pur rispettandone la diversità, ci sentiamo impegnati a coltivare le ragioni politiche di un altro cattolicesimo, quello democratico (v. Adista nn. 78/11).

Pertanto, riteniamo inesatto sostenere – come ha fatto Marcello Vigli sul n. 92/2011 di Adista Segni Nuovi (Cattolici ancora soggetto politico?) – che anche noi ci caratterizziamo politicamente per la nostra identità religiosa. Alla scuola di Jacques Maritain e di Giuseppe Lazzati, nonché del Concilio Vaticano II, abbiamo sempre sostenuto che non è la fede il criterio dell’aggregazione politica e che lo statuto stesso della laicità si fonda sulla distinzione tra l’azione cattolica e l’azione politica, tra l’agire in quanto cristiani e l’agire da cristiani.

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(*) L'articolo è qui ripreso da Adista Segni Nuovi - N. 7 - 25 Febbraio 2012

replica di Marcello Vigli (Comunità cristiane di Base): “CATTOLICO” NON È UNA CATEGORIA POLITICA

replica di Bartolo Ciccardini: Si può essere cattolico democratici senza “popolo cristiano” ?