La scomparsa dei cattolici dalla campagna elettorale

Un commento all'intervento di De Rita sul Corriere della Sera del 28.1.13

Pier Giorgio Maiardi

Gennaio 2013

A me pare che si confermi un equivoco di fondo: che la fede cristiana e il battesimo che ci fa cattolici comporti un pensiero politico univoco, “un’anima collettiva di proposta politica”, e che quindi, se questo non emerge in modo visibile, ciò sia imputabile alla ignoranza o all’ignavia dei cattolici.

Non capisco poi perché il presupposto pensiero cattolico debba essere contrario allo Stato ed alla funzione di questo di garantire condizioni di equità, uguaglianza e giustizia che invece si ritroverebbero meglio perseguite in una società policentrica: il favore per lo Stato rappresenterebbe, per i cattolici, “una debolezza culturale profonda”. La situazione politico-economica in cui ci troviamo, dominata da logiche economiche che consideriamo indiscutibili ed immutabili e che consentono ai mercati, ed ai poteri che vi agiscono, di condizionare i diritti elementari delle persone – dal diritto a costruirsi una famiglia, al diritto al lavoro, al diritto alla salute….- ritengo possa essere affrontata e modificata  solamente da una forte organizzazione comune, e quindi da uno Stato e da unioni forti di Stati, capaci di governare l’economia.

Credo che il Vangelo liberi da appartenenze preconcette e che, in nome della carità, che manifesta la nostra somiglianza a Dio creatore e su cui verremo giudicati, ci spinga a cercare continuamente, con tutti gli uomini di buona volontà, la migliore organizzazione della nostra vita comune in nome dei principi sopra richiamati di solidarietà, di uguaglianza, di equità e di giustizia.

Da qui devono nascere le scelte politiche dei cattolici che sono necessariamente plurali – e quindi non sempre ispirate alla ricerca della “squadra che contava e/o offriva di più” – e soggettive, scelte che qualificano il cattolico se sono ispirate dalla carità e dal desiderio di un autentico bene comune. L’impegno politico diventa un dovere per i cattolici in questo senso. Purtroppo, e questo è vero, la nostra quotidiana partecipazione alla vita della comunità ecclesiale non ci educa a questa sensibilità e non ci offre i luoghi del discernimento cristiano della realtà.

Il rapporto dei cattolici con la politica credo debba liberarsi della frustrazione di una non sufficiente visibilità e caricarsi, piuttosto, di una carica vitale e liberante che, appunto perché rapportata ad una prospettiva escatologica, non ha mai motivo di esaurirsi, di dichiararsi appagata o definitivamente sconfitta.


Vedi l'articolo di De Rita: La scomparsa dei cattolici dalla campagna elettorale su Corriere della Sera

Commento di Vittorio Sammarco su c3dem

Risposta di Nino Labate su c3dem

Risposta di Pier Giorgio Maiardi