LA CRISI DELLA RAPPRESENTANZA È UN’EMERGENZA DEMOCRATICA

Luca Kocci

ROMA, Giugno 2013

Articolo apparso su ADISTA n 20, con titolo: “AGIRE POLITICAMENTE”: LA CRISI DELLA RAPPRESENTANZA È UN’EMERGENZA DEMOCRATICA

Il problema centrale di questa difficile stagione politica? La crisi della rappresentanza. La via di uscita? La partecipazione e il recupero del dialogo con i cittadini. Lo strumento? Il Partito democratico, che però deve recuperare il suo progetto originario di sintesi delle sue tre culture politiche fondative – le stesse che scrissero la Costituzione repubblicana –, quella cattolico-democratica, quella socialista e quella liberal-democratica.
I cattolici democratici dell’associazione Agire politicamente, a tre mesi dalle elezioni, si incontrano a Roma per la loro assemblea nazionale (18 e 19 maggio) e mettono al centro del dibattito l’attualità politica, il futuro del Pd e il ruolo del cattolicesimo democratico. Punto di partenza dell’analisi, affidata a Pierluigi Castagnetti, è la crisi della democrazia rappresentativa.

«C’è una sfiducia generalizzata nei partiti e nelle classi dirigenti che arriva fino al rifiuto della rappresentanza» e alla convinzione della «inutilità dei partiti, del Parlamento, della stessa politica», argomenta l’ex segretario del Partito popolare, che così spiega il grande successo del MoVimento 5 stelle di Beppe Grillo, paladino della “rappresentanza fai da te”. «La società civile è diventata essa stessa soggettività politica, tende ad organizzarsi in proprio perché non crede più nei partiti», aggiunge Lino Prenna, coordinatore nazionale di Agire politicamente. «I partiti – prosegue – avevano il compito di saldare il pubblico con il privato, grazie alla rappresentanza, ma questo ruolo è in parte venuto meno per grave responsabilità degli stessi partiti che si sono sviluppati in senso verticale e verticistico, dimenticando la dimensione orizzontale, ovvero i rapporti con la società e con i cittadini, e abbandonando ogni vocazione progettuale, appiattendosi sul presente e sul contingente».
Gli errori del Pd li enumera Castagnetti: da una parte un’accelerazione del recupero identitario della tradizione socialista che ha mortificato le altre culture presenti nel partito, dall’altra la scommessa su alcuni “nomi civetta” del mondo cattolico – magari graditi alla Conferenza episcopale italiana – senza però costruire una relazione vera con la base cattolico-democratica. E poi una pessima gestione dell’elezione del presidente della Repubblica: andare in processione da Napolitano per chiedergli il bis è stato «un grave errore che potrà essere gravido di ulteriori conseguenze», dice Castagnetti. «Bisognava trovare un’altra soluzione, al limite anche la convergenza con il M5S sul nome di Rodotà, invece si è scelta ancora l’instabilità, perché Napolitano ovviamente non durerà sette anni, dando a Berlusconi la possibilità di condurre la partita e di staccare la spina al governo quando vorrà».
Tuttavia, nell’incertezza della situazione politica di questi temi, secondo Castagnetti una certezza c’è: il fallimento definitivo dell’operazione Todi, di Scelta civica e dell’alleanza fra Andrea Riccardi e Mario Monti e del tentativo della Cei di costruire un «polino» cattolico di centro. «Bisogna capire che questo tempo è finito e mettere definitivamente nel cassetto l’idea di un partito dei cattolici anche solo a vaga ispirazione religiosa». Questo, aggiunge, «non significa rassegnarsi all’irrilevanza e all’ininfluenza dei cattolici nella politica, ma la rilevanza dei cattolici non passa per la presenza di un partito dei cattolici, bensì per l’incidenza di una fede nel popolo e nella società. Che non significa limitarsi a fare la battaglia per i “principi non negoziabili”, perché se ci si identifica con essi, si perde di vista il tema più grande, che è lo Stato. Ed è bene che questo lo capiscano anche i vescovi». La strada maestra, per Castagnetti, è ancora il Pd, che però deve dare vita ad un «nuovo inizio, recuperando l’intuizione originaria del partito»: la sintesi delle culture politiche. «Spero – si augura Castagnetti – che il Congresso lo capisca e soprattutto lo faccia». Da qui bisogna ripartire. E il cattolicesimo democratico, conclude Prenna, può e deve farsi promotore di questo rinnovamento.

 


Vedi Assemblea Nazionale di Agire Politicamente - 2013