Cattolici d’Italia?

Nino Labate risponde a Giorgio Armillei

Nino Labate 

24 Luglio 2013

da LANDINO.IT

Caro Armillei, ho letto d’un fiato questo tuo articolo suggeritomi da Ceccanti. Non si può non essere d’accordo con i punti centrali della tua analisi. Ho delle riserve sulla semplificazione che tu fai, ma non è la prima volta, dei dossettiani. Che la vulgata, anche quella ahimè storiografica a cui forse tu ti ispiri, identifica banalmente con i cattocomunisti. In Dossetti c’era molto “catto", è vero, ma per niente comunismo! A meno che il comunismo non fosse quello del Personalismo cristiano della Prima parte della nostra Costituzione (…la più brutta del mondo, stai certo, bolscevica e leninista dicono Marcello Pera, Renato Brunetta e Giuliano Ferrara, poiché a partire dall’art. 1 la politica non è ancella dell’economia e del mercato …) da lui difeso, e che ai giorni nostri Bergoglio riporta surrettiziamente alla luce riscoprendo la dignità del lavoro. Ma tant’è!

Devo però dirti con onestà, che arrivi tardi. I buoi del (fu) cattolicesimo politico sono scappati. Sono rimasti buoi virtuali. Sigle insignificanti. Nominalismi. Opportunismi. Che però gestiscono affari, imprese, servizi, sanità. Sino alla battaglia politica sui principi in Parlamento. L’unica cosa che a mio avviso si può fare è quella di allevare (e formare) con molta pazienza una nuova generazione di “vitellini da latte” disposti a misurarsi con i pascoli inediti, religiosi e sociali, dei cambiamenti epocali che ci attendono. Mi pare che altro, al momento, non ci sia. Arrivi tardi perché le questioni e gli interrogativi che tu poni, sono infatti da moltissimo tempo nell’agenda di una comunità cattolico democratica a guardar bene numerosa, ancorché disunita e irrilevante, elitaria. E ora definitivamente in via di estinzione. Erede di quel cattolicesimo sociale e politico in parte proveniente dalla Magistero sociale, in parte dalla filosofia cristiana del Novecento, in parte dalla sinistra democristiana, che trovava alimento nella Fuci, nell’Ac, nelle Acli, nei Laureati cattolici, e in gloriose riviste culturali. Sul declino del pensiero cattolico-democratico, sconfitto da quello clerico-moderato che ha avuto in Ruini il centralizzatore bipolarista più intelligente e lungimirante che ha cloroformizzato tutto il laicato, specie quello più ossequioso, su questo declino dicevo, non si possono tacere le embrionali intuizioni della Lega Democratica (Scoppola, Ardigò, Giuntella, Ruffilli, Pedrazzi, ecc.), le elaborazioni del gruppo lazzatiano di Città dell’Uomo (Monaco, Formigoni, Caimi, ecc.), a cui poi si sono aggiunti La Rosa bianca, Argomenti Duemila ecc. Tra tutti le coraggiose sollecitazioni dell’associazione Agire Politicamente, (Monticone, Cananzi, Prenna) che con Giorgio Campanini in testa ha posto per tempo i problemi che tu elenchi nell’articolo, attraverso una solitaria ma costante offerta di convegni, corsi e seminari, nell’attesa di un im-probabile progetto unitario di risveglio. E’ stato proprio Giorgio Campanini che ha lanciato l’idea di un Forum e un coordinamento permanente di tutta la galassia cattolico democratica, oggi realizzato attraverso il portale C3dem in mano a volenterosi intellettuali a cui bisognerebbe dare una mano. C’era dentro in quel tempo, anche la mia associazione Polis Duemila ora disciolta per assenza di ricambio generazionale non avendo praticato la rottamazione. 

 La forza gravitazionale che univa questa galassia risiedeva nell’intento di ri-sciacquare nell’Arno dei tempi nuovi la tradizione culturale cattolico democratica, nella certezza che avesse ancora molto da dire. Un gruppo di riviste a faceva poi coro a questo filone di interessi con Aggiornamenti Sociali, Appunti di cultura politica, Segno nel Mondo, Terza Fase, ecc. E nei primi anni del Duemila ci sono state un paio di iniziative che hanno battuto la strada che tu indichi, di cui una promossa addirittura da un vescovo, mons. Simoni di Prato, con il suo “Collegamento sociale cristiano” e l’altra che si è conclusa con l’antistorico e nostalgico Todi 2 , anticipato in quegli anni da "Retinopera". In quanto al percorso più strettamente politico: gli orfani della sinistra Dc, poi nel Partito popolare, nella Margherita, nell’Ulivo, e ora nel Pd e nei Cristiano sociali, sono stati coloro che si sono interrogati sin dal 1994 sul futuro del cattolicesimo politico e democratico.

Non si può dunque non essere d’accordo con la tua analisi. La deriva luterana e individualista del comunitarismo cattolico che tu fai bene a ricordare, la frammentazione dei movimenti e dei gruppi, anche ecclesiali, insomma il fai-da-te delle tante “…isole felici” degli ultimi venti anni post-Dc, è stato invece il triste segnale, inascoltato, della definitiva scomparsa anche del solo gusto della ricerca culturale e teorica, e del mettersi insieme. Per il resto Il cattolicesimo politico non scompare perche fallisce l’egemonia bersaniana, per l’insuccesso di Monti, e per i cattolici della nipote di Mubarak: il cattolicesimo politico era scomparso da tempo. Ma scompare perché manca, come tu dici dopo, un quadro (o quadri) di riferimento e confronto che non siamo riusciti in questi lunghi anni neanche a schizzare, e che i 4 modelli che indichi non danno a mio avviso, spiegazioni esaurienti. Per il resto condivido quasi tutti i tuoi interrogativi.