VOLTARE PAGINA: Serve un radicale cambiamento

Pubblichiamo un intervento di Antonio Conte, coordinatore in Puglia di Agire Politicamente, precisando che le opinioni espresse sono personali e non impegnano l'Associazione

Antonio Conte

 Coordinatore in Puglia di Agire Politicamente; già fondatore PD

Crispiano (TA), 11 Luglio 2014 

In Italia le forze economiche e finanziarie si vanno coagulando intorno all’attuale potere politico, comunque e ancora divergenti con gli interessi generali del nostro Paese; lobby di poteri e interessi corporativi e privatistici stanno monopolizzando l’informazione (ormai da tempo) e orientando l’opinione pubblica (e quindi l’elettorato) verso un assemblaggio politico che ha idee confuse.

 

Questo PD è nato storto, va demolito e ricostruito con altri paradigmi, che non siano quelli dell'assuefazione alle mode, al sistema imperante del consumismo, alla formalità dei benpensanti, all'omologazione delle correnti di pensiero dei quotidiani più letti e delle televisioni. Il PD oggi è tutto questo ed altro. Non è il partito che è stato pensato! Non c’è un progetto di società al difuori del liberismo economico e finanziario. La sua politica si confonde con quella del centrodestra e di Forza Italia.

Basta ascoltare le argomentazioni  e gli interventi di Renzi e della sua segreteria, per rendersi conto delle contraddizioni, della povertà di idee, di una ripetizione di narrazioni da apparato, dell'interessato e poco onesto "spirito di parte" che caratterizza la loro locuzione. ”Le riforme ce lo chiedono gli italiani”, diceva  con supponenza la giovane deputata Moretti del PD a Ballarò del 28 gennaio scorso: stesse espressioni della corte berlusconiana! Non si vuole ammettere il madornale errore politico fatto da Renzi  nel riabilitare politicamente Berlusconi, con il quale trovandosi in “profonda sintonia” ha partorito una legge elettorale peggiore del “Porcellum”.  L’economista americano Edward Luttwak, in collegamento da Washington a Ballarò ha detto: “ Non si capisce più niente ”, a proposito del segretario del partito democratico che in Italia fa l’accordo con un pregiudicato, condannato a quattro anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale a cui è stato ritirato il passaporto. Come fa uno come Renzi e il gruppo (suo) dirigente che ignora la storia recente del nostro paese a governare un Paese così martoriato?! (vedi le trame della P2 e chi ne ha fatto parte, da: “La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi” Ed. Chiarelettere 2011). Lui e i suoi (così si è voluto sempre definire) agiscono e parlano come se fossero sospesi nell’aria.

Il PD sembra una Spa

Renzi dice: “qualcuno nel PD mi voleva far fuori” (a proposito del voto in Parlamento sulla nuova legge elettorale “Italicum”); questo partito non è una comunità dove si condivide un progetto di società, di valori e princìpi. Renzi impone il suo volere alla Direzione, senza discutere (sembra l’amministratore delegato di una grande holding in spietata concorrenza). Sentite quest’altra: Del Rio, braccio destro di Renzi nel governo, dice: “A fine anno i ministri saranno giudicati, chi non porta risultati andrà a casa”. Linguaggio e modi aziendali: sono dipendenti di un capo perché … “assunti”, chiamati. Ancora: “E’ un presidente di garanzia, ma credo anche che, essendo stato eletto nel PD, debba accettarne le indicazioni”. Lo ha detto D. Serracchiani, vicesegretario del PD, a proposito del parere contrario espresso dal presidente del Senato Grasso, sulle riforme alla Costituzione di Renzi; proprio lei, che rivendicava spazio democratico (per se?) ai tempi di Veltroni segretario! Questi quadri dirigenti del PD esprimono tanta ipocrisia e sono inadeguati!

Con il 40,8 % dei consensi alle europee del 25 maggio scorso, oggi si esulta parlando per il PD di  partito della nazione. “ […] l’idea di un partito della nazione in cui stanno dentro cose, […] che sono tutto e il contrario di tutto, io non lo vedrei come una evoluzione positiva” (Matteo Orfini, presidente PD; Assemblea AgP, Roma 26/6/2014). Da Taranto a Milano spesso il PD è in mano a gente senza scrupoli, a opportunisti, a capiclientele, a cooptati, che nulla hanno a che fare con il fine della politica, cioè realizzare la giustizia e il bene comune. “[…] Semmai il problema è il vuoto che si è creato, oltre alle dinamiche interne al partito che non consentono un’adeguata selezione del suo ceto politico” (Gianfranco Brunelli, il Regno n.10 Attualità 2014). La questione morale, l’etica e l’onestà intellettuale deve essere prerogativa di chi rappresenta il partito a tutte le latitudini! Spesso si tratta di un consenso fenomenico e mediatico, quello al PD di Renzi.

Il bipartitismo per l’autoritarismo

Questo Parlamento dei partiti è stato composto da nominati: quelli del PD, da listini di primarie fotocopia e quasi spesso pilotate. "Nel nuovo Porcellum c’è la conferma delle liste bloccate, anche se più corte, senza alcuna possibilità di scelta da parte dei cittadini. La nuova legge elettorale distrugge il pluralismo politico, e cioè lo specifico della democrazia; non solo toglie i cespugli, cioè – come dice Renzi – libera i partiti maggiori dal 'ricatto dei piccoli partiti', ma toglie tutti gli alberi del bosco lasciandone solo uno a dominare il deserto e un altro, mutilato e umiliato, a riceverne l’ombra come parte di un unico sistema. In tal modo le elezioni invece che essere una scelta tra diverse opzioni politiche per il governo del Paese, si trasformano in una successione ereditaria per il quale il potere già esistente perpetua se stesso aggiornando di volta in volta per cooptazione le nomenclature al comando nei due partiti […] una legge più castale di così non si poteva immaginare" (Raniero La Valle: “Rottamazioni in corso” – Rocca 4/2014). Poi sembra che l’importante siano “le quote rosa” per legge!

 

 

Uscire fuori

Nell’omelia della messa di Capodanno, il cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola esorta e ammonisce un radicale cambiamento e ristrutturazione della forma partito e della politica tutta. Egli ha detto:  “anche in Italia i partiti sono in grave difficoltà a causa delle formidabili mutazioni in atto, ma lo sono anche per uno squilibrato eccesso della cosiddetta politica del realismo, la realpolitik, che spesso nasconde gravi forme di egoismo personale, di lobby e nazioni. […] I cristiani e gli uomini delle religioni devono promuovere con decisione anche pagando di persona, figure e forme politiche nuove. A garanzia di un rinnovato stile non basta il venire in primo piano di figure più giovani, ma è richiesta la tensione verso il bene comune” (da: Il Fatto Quotidiano, giovedì 2 gennaio 2014).

E’ da questo sistema economico-culturale che bisogna uscire, rieducando un popolo verso la sobrietà e l’essenzialità delle cose e della vita, verso l’uso sostenibile delle risorse, dei beni comuni, dei materiali, dell’energia; verso la difesa e valorizzazione del nostro patrimonio culturale e artistico e delle peculiarità del nostro territorio, creando anche così lavoro e sviluppo.

Queste cose stanno nel DNA del cattolicesimo democratico! (vedi l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco, capitolo II; e l’enciclica Caritas in Veritate di papa Benedetto XVI, capitoli IV e VI). Mi chiedo da quale parte starebbero oggi Lazzati, Dossetti, La Pira: senz’altro dalla parte della Costituzione e del Concilio. Dalla parte della indignazione e non della rassegnazione.

A questo punto i cattolici democratici devono formare un movimento politico autonomo C3dem (Costituzione, Concilio, Cittadinanza), che sulla scorta del proprio patrimonio culturale e valoriale si battano per realizzare un nuovo sistema economico e sociale, per la rigenerazione del paese; dialogando e collaborando con gli altri movimenti politici e culturali, e non ultimo con il mov5S di Beppe Grillo, che come noi  hanno a cuore la Costituzione, l’etica della politica e i beni comuni.